27. Pomigliano

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L'altra sera Lele ha portato due scatoloni di roba a casa, Nina era super felice di vederlo dormire con me e lei. Ci addirittura portate a cena fuori e per la prima volta ho dimenticato seriamente il fatto che potessero beccarci i giornalisti. Mi sono goduta a pieno la nostra serata famigliare.
Stamattina mi sono alzata e già tremavo. Non so come potrei reagire a vedere i genitori di Lele, è quattro anni che sto via non scendo a pomigliano. Ho l'ansia. Nina non sta ferma cinque minuti nel seggiolone mentre Lele pare tranquillo. Ma so che è una tranquillita apparente. Non vuole farmi vedere che sta in ansia pure lui.
Appena arriviamo parcheggia. Lo guardo.
«Lele» si volta «tutto ok?»
«si, sei pronta?»
«se mi odiano?»
«elo non dire scemenze, dai prendi la borsa, io la piccola»
«siamo arrivati?»
«si cucciola » scendiamo dalla macchina e lele con Nina in braccio suona il campanello.
«chi è? » la voce di Linda squilla perfettamente fuori.
«mamma io, ho dimenticato le chiavi»
«entra tesoro » il cancello scatta ed entriamo. Mi blocco a metà giardino e respiro. Mi tremano le mani. Quell'aria di casa entra nelle mie narici quasi mi fa mancare l'aria. Il cuore accellerare sempre più quando vedo linda uscire dal portoncino e guarda il figlio con sua figlia in braccio. Inizia a piangere dall'emozione e io non so che fare. Le gambe sono completamente bloccate.
Vedo Lele parlare all'orecchio alla mamma e poi entra. Linda mi guarda e si avvicina.
«ciao Elodie»
«ciao linda »
«come stai?» mi chiede guardandomi negli occhi.
«sto per morire » scoppia a ridere.
«ma che stai dicendo? »
«io...non dovrei essere qua» dico con la voce che mi trema.
« è perché mai non dovresti essere qua?» mi chiede.
«perché ho fatto soffrire tuo figlio. Perché gli ho nascosto una bambina. Perché non sono una buona fidanzata. Perché non è possibile che dopo quattro anni voi mi vogliate bene come prima. Perché... Non lo so neppure io perché » rispondo agitata. Continua a guardarmi e sorride.
«non devi pensare minimamente queste cose Elodie. Ti vogliamo bene perché sei una ragazza buona e nonostante gli errori hai capito dove dovevi rimediare. Guarda che quello è felicissimo. È orgoglioso lo sai ma ti ama e noi non possiamo essere felici per voi. Vostra figlia è uno spettacolo. »
«posso fare una cosa?» chiedo. Lei annuisce e mi fiondo subito tra le sue braccia, mi stringe e io ricambio.
«bentornata a casa figliola»
«grazie. Grazie e ancora grazie.»
«non mi devi ringraziare »
«invece si hai messo al mondo l'uomo che amo. Hai fatto uno spettacolo di uomo. Grazie per essere voi.»
«andiamo dentro?» annuisco. Le gambe finalmente si muovono e sorrido. L'ansia è sparita ed entro dentro.

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