15.

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Lele è sceso a pomigliano. Già la sua presenza in casa inizio a sentirla. Dopo quella mia confessione, lui non ha detto nulla; così ho chiuso lo sportello e ho lasciato che partisse. Stamattina Nina lo ha cercato, ho preso il telefono è ho provato a chiamarlo ma risultava staccato.
«Ninaaaa vieni è pronto! » la chiamo ma non risponde. «Nina dove sei? Vieni è pronto il pranzo!» niente deciso di andare in salotto e la trovo con il mio telefono in mano. Che sta facendo.
«Nina?» salta in aria con il cellulare. Mi guarda con quello sguardo da furba e da innocente. Della serie mamma io non ho fatto niente! "«che stai facendo con il mio telefono?»
«guardavo le foto» glielo prendo tra le mani e tra trovo nella galleria con le foto di me e Lele prima di lasciarlo. Ci sono parecchi #costruire mai pubblicati. Il rapporto è sempre stato il nostro. Noi volevamo proteggerlo a Lele piaceva la parola custodire. Perché significava proteggere ciò che provavamo dal mondo esterno. I giornalisti ci beccavano comunque ma le cose più belle avvenivano in casa. Quando eravamo solo io e lui. Lui e il suo sguardo. Lui e il sapermi vicino. Lui e la musica. Si a volte passavamo pomeriggi interi a cantare insieme o semplicemente lui cantava per me. Chitarra o piano uno strumento valeva l'altro. Tanto io mi trovavo perennemente con gli occhi chiusi a godermi le melodie che la sua voce emetteva. Ad ascoltare ogni singola nota che entrava nel mio corpo. Ad ascoltare ogni lettera, ogni parola che pronunciava entrare nelle mie ossa. Mi lasciavo andare a quella voce che io tanto amavo. Mi lasciavo cullare dai brividi che mi provocava.
Guardò mia figlia che si alza dal divano e corre verso la cucina. In questo momento non saprei neanche che dirle.
«Nina - la raggiungo - io e Lele prima che tu nascesti eravamo fidanzati, sai come Barbie e Ken »
«quindi non è solo un amico? » mi chiede come se non fosse una bambina ma una persona grande. Sorrido.
«No nina. Lele per me è un po' con Ken con Barbie, come il principe con cenerentola» mi guarda «solo che poi la mamma ha fatto degli errori e quando sarai grande capirai!»
«dove andato oggi? Non è passato neanche a salutarmi» mette il broncio.
«È tornato a casa sua, dai suoi genitori, tra due giorni sarà qui.»
«davvero?»
«si» mi salta addosso visto che ero piegata con le ginocchia verso la sua sedia. Cadiamo in terra e mi stringe.
Non voglio più mentirle. Ha già capito che stavamo insieme. Dobbiamo dirle che Lele è suo padre. È giusto che sappia anche lei la verità.

Pomigliano (Napoli)
Apro la porta di casa. Era da ben quattro anni che non respiravo aria di famiglia. L'odore della parmigiana di mia madre che arriva fino a fuori, mio fratello Mattia completamente cresciuto davanti ai video giochi e mio padre che legge il giornale in quella poltrona che lo ha sempre visto come il capo famiglia ne tanto duro e ne tanto molle. Sa farsi rispettare quando doveva.
«Sono a casaaaa» dico. Si volta tutti e due non capendo se sono li o hanno le allucinazioni.
«Leleeeee» mio fratello corre subito ad abbracciarmi. Lo tiro un po'. È cresciuto un sacco, è altissimo e mi assomiglia un po'.
«ciao fratellone»
«oddio ma quando sei tornato? »
«due settimane fa papà, ma dovevo risolvere delle cose a Roma »
«come stai?» mi abbraccia anzi mi stringe. Il suo profumo quanto mi era mancato.
«bene Papà. Sto veramente bene!» sorride.
«Lindaaaa vieni qui ci sta qualcuno che ti aspetta»
«arrivo » urla lei dalla cucina. Poco dopo la vedo arrivare e mi fiondo tra le sue braccia. Inizio a piangere. Quanto mi era mancata. La stringo forte. Mi manca quasi l'aria. Mi sento un bambino minuscolo in questo momento.
«amore»
«mamma, mi sei mancata un sacco»
«non dirlo a me amore mio »
«mi è mancato tutto. Il mio letto. Le tue sveglie al mattino. Il tuo latte caldo. Papà che legge il giornale. Mattia che mi fa i dispetti e poi vuole suonare con me. Il tuo sguardo. L'odore della mia famiglia. Si perché voi siete la mia famiglia. » dico tutto questo con il nodo in gola e le lacrime scendono veloci. Tutti e tre mi stringono forte.
«siamo orgogliosi di te Lele. Orgogliosi per chi sei veramente. Orgogliosi per come sei cresciuto. Orgogliosi di quello che sei diventato.»
«lo devo a voi papà » continuano ad abbracciarmi. «vi devo dire una cosa!»
«dici?»
«sediamoci per favore»
Il telefono di mio padre squilla. Deve essere lavoro lo vedo allontanarsi. Per poi uscire di casa.
«Lele che ci devi dire?» chiede Mattia.
«lo diremo più tardi a papà. Ho incontrato Elodie» mia madre si pietrifica e poi sorride debolmente. Le vuole bene e per lei Elo è una ragazza speciale. «Ha una bambina. Si chiama Nina. Quella è mia figlia.»
Mia madre si mette una mano sul cuore e sbarra gli occhi. Non sa che dire. Mattia mi chiede che cosa si fosse perso.
«Lele ma sei sicuro? »
«si mamma. Me lo ha detto lei qualche giorno fa. Mi nascosto tutto per quattro anni perché voleva che il sfondassi nel mondo della musica »
«lo ha fatto per te!» afferma mia madre. Annuisco.
«avrei voluto saperlo. Avrei voluto starle vicino. Avrei voluto vedere il pancione che cresce i primi passi le prime parole. »
«Lele cerca di capirla però, lo ha fatto per te, voleva che fossi felice anche dal lato professionale. Sapeva e ne sono sicura anche io che non saresti andato da nessuna parte. È da quel lato ha fatto bene a non dirti nulla, allo stesso tempo capisco anche te che ti sei perso tutto. Datevi del tempo mhm »
«sei sempre di parte mamma. Tu vuoi bene ad Elodie»
«le voglio bene è vero. Ma se mio figlio e voglio vederti felice. E la tua felicità è sempre stata lei Lele non puoi dirmi di no.»
Scuoto la testa e sorrido. Il telefono mi vibra e lo prendo nelle mani.
"Quando torni da pomigliano, troviamo un secondo per noi, dobbiamo dire a Nina la verità. Ha beccato le nostre foto vecchie che non ho mai cancellato. Un bacio Elodie"

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