60. Nervosismo

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Più provi ad avere qualcosa meno arriva. Dovevamo capirlo fin dall'inizio. Invece ci siamo impuntati sul fatto che quella cosa dovesse arrivare e basta. Ormai è da almeno due mesi che proviamo ad avere un figlio ma niente. I test risultano negativi e il ciclo è puntuale come non mai, nonostante non prenda più la pillola. Respiro profondamente mentre sistemo la cucina. Nina sta giocando tranquillamente sul tappeto in salone. Lele mi guarda e mi accarezza una spalla.
«Le per favore!»
«che succede? »
«Nulla, lasciami in pace »
«ma che ti prende? » mi guarda senza capire. Sono nervosa e non voglio essere infastidita. In questo momento mi infastidisce tutto. Anche lui che mi accarezza.
«Ti ho detto che non mi succede nulla!»
«Rientro prima dal lavoro per stare con voi, con te, e mi becco questo trattamento, veramente, non ti capisco »
«e quando mai!!!»
«ma che cavolo ti sta succedendo? »
«sono nervosa ok? Stop »
«nervosa per cosa? Elo se pensi al bambino stai tranquilla. Prima o poi arriverà. »
«quando eh? Quando lele? Io lo voglio adesso questo bambino è più di due mesi che lo cerchiamo e niente. Anche oggi ho fatto un test e niente»
«Elodie è un fatto psicologico, più ci pensiamo meno arriva »
«mi sono stancata! Sono stanca di aspettare!»
«io non posso farci nulla Elo. Io più di fare l'amore con te non posso fare NULLA. Ti sei impuntata, te lo ha detto pure la ginecologa che non ci devi pensare troppo »
«posso essere nervosa o no?»
«non ho detto questo»
«e allora che vuoi da me?» non dice più niente. Mi lascia sola in cucina come richiesto. Appoggio lo strofinaccio e le lacrime iniziano a scendere. Non riesco proprio a pensare di non riuscire ad avere un altro figlio. È la cosa più naturale del mondo eppure non mi riesce.
Mi avvicino alla porta del salotto e vedo Lele seduto per terra con Nina.
«Papà metti qui la barbie»
«amore ma non c'entra? »
«si invece papà »
«amore ha la testa troppo grande »
«uffi, dai a me che con i giochi non ci sai fare» scoppio a ridere sotto i baffi per non farmi sentire.
«ah pure!»
«sei negato perché sei un maschio »
«guarda che ti mangio» la prende di preso e la butta sul divano facendola ridere, la riempie di solletico e la sua risata mischiata a quella di Lele mi fa sentire in colpa per come l'ho trattato.
«papà - Lele la guarda - ti voglio bene»
«amore mio, anche io te ne voglio tanto»
«ma la mamma? »
«stava finendo di lavare i piatti. Che ne dici se facciamo un disegno?»
«siiiiiii» la prende in braccio e la porta in camera a prendere i colori.
Sento il telefono di Lele suonare sul tavolino. Lo prendo e noto un messaggio da Elisa. Abbasso la barra di whatapp per leggere senza aprire.
“Settimana prossima devi partire. La Sony a Londra vuole che registri le nuove canzoni, mi raccomando spacca. Ti voglio bene. Elisa.”
Il mondo si ferma. Il mondo mi crolla di nuovo addosso. Londra. Un altra volta in mezzo a noi. La terra sotto i piedi mi trema e non so che fare. E adesso?

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