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Eric si stese sul divano insieme a Daniel dopo ore passate a dipingere una tela. Il secondo si accoccolò a lui e chiuse gli occhi

« Sei stanco?»

« Si, quindi scordati che faremo sesso»

L'altro mise il broncio.

« Che modi! Non volevo mica fare sesso! Ti ho solo chiesto se fossi stanco»

Daniel lo guardò.

« Quindi non vuoi scoparmi?»

Eric alzò un sopracciglio.

« Non ho detto questo»

Daniel sorrise.

« Che c'è?» gli chiese Eric passandogli una mano tra i capelli.

« Ti amo»

Eric sorrise.

« Anche io»

Si stavano per baciare, quando però il cellulare di Eric prese a squillare e, controvoglia, si dovette alzare per rispondere. Guardò il display.

« Merda!» esclamò.

Daniel lo guardò perplesso.

« Chi è?»

« La casa di riposo di mio nonno» borbottò preoccupato prima di rispondere.

« Pronto?... Si, sono io.... Che problema?..... Che ha fatto?... Perchè?... Non potete occuparvene voi?... No no! Ci penso io.... Si...  Ok, il tempo di arrivare e sono lì»

Chiuse la chiamata e sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Daniel si alzò dal divano e l'accarezzò sulla spalla.

« Che è successo?»

« Mio nonno. Non vuole più mangiare e si rifiuta di prendere le medicine. Devo andare a controllare di persona, o chiameranno gli assistenti sociali»

« Andiamoci subito allora»

Eric annuì, seguendo il suo compagno fino in camera da letto, per cambiarsi e poi uscire di casa.

***

Arrivarono nella casa di riposo in cui era ospite il nonno di Eric, Mike, mezz'ora dopo.  Subito vennero accolti dal proprietario.

« Buongiorno Signor Sarders, Signor James» salutò.

« Buongiorno» dissero insieme.

« Mi volete seguire nel mio ufficio?»

« Certo» borbottò Eric, seguito a ruota da Daniel. Si sedettero sulle sedie dell'ufficio del gestore di quella struttura aspettando che proprio lui incominciasse a dire qualunque cosa.

« Vede Signor Sanders, suo nonno si rifiuta di mangiare, sputa sempre le medicine che noi gli diamo, e così non possiamo andare avanti. Va bene per qualche giorno, poi ritorniamo sempre a questi problemi. Se non prende le medicine, non possiamo prenderci cura di lui al meglio. Sta peggiorando.»

« E' anziano e malato. E' normale che in alcuni momenti non ci sia più con la testa, ecco perchè l'ho portato qui da voi, altrimenti me ne sarei occupato io stesso»

« I nostri operatori non riescono più a gestirlo, credo fermamente dovrebbe affidarsi ad altre strutture, più specializzate di questa»

« Non può dirmi questo, ora! E poi, così facendo, ci perderete voi Io vi pago tutti i mesi, regolarmente»

« Abbiamo dovuto cambiare tre volte il personale che si occupa di suo nonno, lei comprende che così non si può continuare. »

Eric sospirò arrabbiato. Chiuse gli occhi cercando restare calmo, per non urlare contro l'uomo davanti a sè, ma era molto difficile.

« Le posso proporle strutture che sono più qualificate di noi. Ottime strutture»

« Ci lasci il tempo di decidere»

« Posso darvi al massimo qualche giorno»

« Qualche giorno?!» sbottò Eric alzandosi.

« E come faccio a portarlo via di qui in qualche giorno?! Devo trovare la struttura, vedere se c'è posto, se lo accettano, consultare il dottore!» sbottò.

« Mi dispiace, ma è tutto quello che posso ancora fare per voi...» disse risoluto l'uomo davanti a loro, serio.

«...Posso darvi il numero di un collega, un uomo che sa il fatto suo in questo lavoro. Gestisce reparti in ospedale e strutture come queste.»

« E chi è?» chiese Daniel.

« Si chiama Angel Carter.»

***

« Questa è interessante: camere grandi, personale qualificato, in una zona tranquilla, mille dollari al mese» disse Daniel seduto sul divano, illustrando a Eric, intento a cucinare, offerte trovate su internet.

« Villa o condominio?»

Daniel fece una smorfia.

« Condominio, terzo piano»

Eric scosse la testa.

« Col cazzo che faccio stare mio nonno chiuso in un appartamento»

« Eric, quasi tutte le Case Famiglie, a quel prezzo, sono tutte in condomini»

« No, non posso farlo stare così, chiuso in una gabbia. Non me lo perdonerei» gli disse ritornando in salotto, mentre in forno, la loro cena cucinava.

« Allora che facciamo?»

Lui sospirò.

« Non lo so»

« Perchè non chiamiamo quel.. Com'è che si chiama? Angel... Angel Carter» gli consigliò Daniel ricordandosi il nome.

« E quanto ci verrà a costare una sua consulenza? Non sono povero, ma neanche tanto ricco»

Daniel gli sorrise, picchiettando il dito sulla sua fronte, dolcemente.

« Ti devi mettere in testa che ti posso aiutare io, non ci si sta insieme solo quando le cose vanno bene»

Eric sorrise, rilassandosi per qualche secondo.

« Lo so»

« Ok, ora chiamiamo questo tipo, poi se ci può aiutare, bene, altrimenti inventeremo qualcosa, va bene?»

Eric annuì. Poi si allungò a prendere il proprio cellulare e cercò il numero di Angel Carter. Una volta trovato, passò il cellulare a Daniel.

« Sta squillando» gli disse.

Eric aspettò pazientemente e dall'altra parte, Angel Carter, rispose dopo tre squilli.

« Pronto?» 

Daniel incominciò ad avere la tachicardia, ma senza sapere il motivo.

AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora