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« Come faremo a far capire ad Angel che non è malato solo perchè ama qualcuno del suo stesso sesso, e che noi non stiamo fingendo?» chiese Daniel, con un braccio a coprirgli gli occhi, stando steso sul letto vicino a Eric, intento a fumarsi una sigaretta.

« Non ne ho idea. Non posso immaginare cosa abbia provato quando la propria madre gli abbia fatto tutto quello»

Il più piccolo lo guardò. 

« Lui ci ama.»

« E noi amiamo lui» disse sbuffando il fumo fuori.

Daniel si alzò dal letto un attimo dopo e si vestì.

« Dove vai?» gli chiese l'altro perplesso.

« Ho bisogno d'aria. Torno dopo»

****

Angel aprì la porta, e quando vide Daniel davanti a sè, alzò gli occhi al cielo.

« Ancora tu» mugolò.

« Si, ancora io. Posso entrare?»

« Se ti dico di no, te ne andrai?»

Lui alzò le spalle con nonchalance. 

« Forse, ma poi ritorno domani»

Angel fece una smorfia, prima di farsi da parte per farlo entrare. Daniel entrò e si tolse il cappotto appoggiandolo sullo schienale del divano.

« E' una bella casa questa»

« Mio padre ha buon gusto»

Daniel si guardò in giro e si bloccò vedendo, in un angolo della casa, un paio di quadri. Rimase un attimo immobile, pensando di aver visto male. Ma non era così.

« Hey, ma quei quadri...» mormorò indicando quello che stava guardando. Li avrebbe riconosciuti ovunque. Si girò a guardare di scatto Angel.

« Come hai fatto? Eri in ospedale, con la febbre alta. Non eri lì con noi»

« Ho mandato una persona»

Daniel lo guardò con biasimo, mettendo le mani sui fianchi. Sospirò. 

« E poi mi vieni a dire che non ci ami e che invece ti facciamo schifo? Angel, quelli sono i nostri quadri! Ci hai guardato crearli»

« Non è così! E poi non ho mai usato queste parole, e sono un libero cittadino che può comprare quello che vuole. Non li ho comprati solo ed esclusivamente perchè vi amo. Siete miei amici, volevo che la vostra mostra andasse il meglio possibile»

Daniel lo guardò esterrefatto.

« Lo dici e neanche accorgi»

Angel lo guardò perplesso per un attimo. 

« Aspetta. Cosa?» 

« Hai appena detto che ci ami»

Angel scosse la testa, facendo ricadere in avanti i capelli, più lunghi nell'ultimo periodo.

« E' stato un lapsus»

Daniel si avvicinò piano, lo accarezzò piano su una guancia e sorrise.

«Angel. Io, non faccio altro che innamorarmi di voi due, ogni giorno sempre di più. Ma cosa credi? Che io sia abituato a tutto questo? Ho paura anche io. Quando ti ho incontrato e conosciuto, quando ho incominciato a provare qualcosa di più per te, ho avuto paura, perchè nonostante io amassi Eric, stavo provando queste cose anche per te. »

« Ti sbagli, Dan, la tua è solo infatuazione»

Lui scosse la testa.

« Sei tu che ti sbagli. Anche su Eric. Lui non fa altro che pensarti. E io non riesco a non guardarti negli occhi, e far rallentare il mio cuore. Sembro sdolcinato ma non mi interessa. Io non so cosa ti abbia fatto tua madre. Ma tu non sei sbagliato, anzi.»

Angel gli poggiò, un pò impacciato, la mano sul suo petto. Sentì il cuore battere forte e veloce, proprio come gli aveva detto. Ma la tolse subito dopo e si giró dandogli le spalle. Prese un respiro profondo. Per un attimo si sentì disorientato. 

« Non posso, non ce la faccio. Vai via»

Daniel scosse la testa nonostante l'altro gli stava dando le spalle. 

« Voglio restare qui con te. É quasi ora di cena, ti preparo qualcosa»

« Non ho niente in cucina»

Daniel arcuò un sopracciglio.

« Che vuol dire che non hai niente in cucina?»

« Cosa pensi voglia dire?»

« Ma... Sei senza speranza! E che cosa hai mangiato fino adesso?!» gli chiese alzando la voce. Angel si giró di scatto, guardandolo male.

« Ho vissuto praticamente tutta la mia vita senza mangiare! Non ci sono abituato!»

Daniel sbuffò, prendendo il cellulare. Chiamò la pizzeria e ordinò tre pizze, per poi chiamare Eric, ordinandogli di raggiungerli lì. Angel gli puntó un dito contro.

« Tu, non puoi venire in casa mia e fare.. questo!»

« Fare cosa?! Prendermi cura di te?!»

« Non ne ho bisogno!»

Daniel alzò gli occhi al cielo.

« Che palle» borbottò lasciandosi andare a sedersi, prima, a terra e poi a stendersi del tutto.

« Non morire sul mio pavimento» mormorò Angel, guardandolo perplesso.
Daniel chiuse gli occhi e respirò piano. L'altro sospirò e si stese piano vicino a lui.

« Stai bene?»

« No. Fino a poco tempo fa, la mia vita era caratterizzata solo dalla pittura e da Eric. Poi ti ho conosciuto e tutto é andato a rotoli. Mi hai mostrato un mondo nuovo, attraverso le parole, i gesti, i tuoi occhi. E tutto questo, continuando a provare gli stessi sentimenti per Eric. Mi sono chiesto se fossi pazzo, e sai a che risultato sono arrivato? Che si, ero pazzo, perchè continuavo a farmi mille paranoie sul fatto che forse fosse sbagliato amare due persone allo stesso modo. Dove sta scritto che é sbagliato? Solo perchè questa società ha imposto regole non scritte? Mi sono anche detto di ignorare questi sentimenti, proprio per colpa della società, ma non stavo bene, non riuscivo a essere tranquillo.. E poi, alla fine  mi dici che ami sia me che Eric....» gli spieghò. Angel abbassò lo sguardo.

« Dan. Tu non capisci. Io non posso essere quello che sei tu»

« Perché no? E' evidente che ci ami, che per noi due provi qualcosa»

« Mi dispiace»

Daniel lo guardó malissimo. 

« Anche a me»

« Non sono pronto. E non lo sarò mai. Io sono etero»

« Un etero che ama due uomini. Prima o poi arriverà un momento in cui non potrai più scappare» mormorò. Angel abbassò per l'ennesima volta lo sguardo, non sapendo come ribattere.

AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora