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Eric sfumò leggermente un colore sulla sua tela, mentre ascoltava Daniel parlare. Gli stava leggendo il curriculum di Angel Carter, e di qualche altra informazione trovata su internet.

« Ha trent'anni.  Secondo il suo curriculum ha iniziato a lavorare in questo campo come volontario a dodici anni, poi si è laureato in infermieristica»

Eric lo guardò perplesso, scettico più che altro.

« Dodici anni? Un pò strano, no?»

« A quanto pare è così. A diciotto, ha iniziato a studiare infermieristica e si è laureato tre anni dopo. Lavora ancora in ospedale e in diverse strutture e ne dirige un paio»

Eric tornò a dare attenzione alla sua tela.

« A trent'anni come fa ad avere abbastanza esperienza per fare tutto ciò? Non lo so, non mi convince molto»

Daniel alzò le spalle.

« Ne so quanto te. Ma l'hai visto pure tu, è molto professionale... Dici che è etero?»

Eric lo guardò l'ennesima volta.

« E anche se non lo fosse? A te che importa?»

« Smettila di fare così. Ti ho solo fatto una domanda.»

Daniel si alzò dalla sua sedia, sbuffando, ed andò in camera, ignorando i sospiri di Eric.

***

Angel si chiuse la porta alle spalle con il piede, mentre le mani erano occupate a tenere le borse della spesa. Si guardò in giro e notò che il suo coinquilino era seduto sul divano, intento a giocare alla PlayStation con le cuffie alle orecchie. Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, visto che da quando lo conosceva, non lo aveva visto in posti diversi. Eppure all'inizio gli sembra fosse intelligente, sociale, simpatico, e non così tanto apatico. Posò le buste sul ripiano della cucina e si tolse il cappotto.

« Hey!» esordì Angel ad alta voce, senza ottenere risposta. Sospirò. Camminò fino al suo coinquilino sventolandogli una mano sul viso.

« Oh, ciao Angel, non ti avevo sentito» disse togliendosi una cuffia.

« L'avevo intuito. Hai mangiato?»

« Si, sono andato a cena con i miei amici. Tu non dovevi lavorare stanotte?»

« Era ieri, che ho fatto la notte»

« E allora stamattina dov'eri?» ridacchiò il ragazzo.

« A lavorare. Avevano bisogno di personale in ospedale. Ho dormito lì un paio d'ore» gli spiegò.

« Capisco. Beh, è tardi. Io vado a dormire, altrimenti domani non mi sveglio più» disse alzandosi. Spense la play e si stiracchiò. Angel mise in microonde la sua cena precotta e aspettò. Era notte, e quello a cui riusciva a pensare erano semplicemente gli impegni che avrebbe avuto il giorno dopo. Una riunione con il personale ospedaliero, un pranzo di lavoro, il pomeriggio a una delle due strutture che gestiva, e la sera, doveva fare un'altra notte in ospedale.

Le sue giornate erano dannatamente piene.

Venne riportato alla realtà dallo squillo del cellulare. Rispose senza neanche guadare chi fosse.

« Pronto?»

« Hey tela bianca!»

Lui alzò gli occhi al cielo capendo perfettamente chi lo stava chiamando e sentendo la musica a palla in sottofondo capì perfettamente lo scopo di quella chiamata.

« Che cosa vuoi?» borbottò.

« Stasera vieni al locale

« Sono le undici e mezza di sera, ho lavorato tutto il giorno, e tu vuoi che io venga al locale?»

« Esattamente»

« Non ci pensare neanche! Sono stanco morto!»

« Dai, non rompere! Quanto sei noioso! Ti aspetto qui, muoviti» gli disse attaccando, senza neanche provare ad ascoltare le sue parole.

« Che palle» borbottò tirando fuori dal microonde la sua cena precotta. Dopo aver finito di mangiare, andò in camera a farsi una doccia e cambiarsi. Optò per un look abbastanza neutro composto da jeans neri e camicia. Si legò i capelli in un piccolo codino e uscì di casa. 


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