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Oliver's POV

"Oliver! Sbrigati o farai tardi tesoro!" la voce allegra di mia madre trillò come una sveglia.

-Che palle- era tutto quello a cui riuscii a pensare.
Toc Toc

La testa di mia madre fece capolino dalla porta della mia stanza "tesoro, non preoccuparti, andrà bene" disse con voce amorevole, mi venne vicino e mi posò un bacio in fronte "ora devo andare al lavoro, ci vediamo stasera tesoro" sorrise e si allontanò. Mi sedetti sul bordo del letto mentre ascoltavo i suoi passi sulle scale e poi la porta chiudersi alle sue spalle.

Presi un respiro profondo e mi diressi alla doccia.

L'acqua fredda mi aiutava sempre quando ero nervoso.

Mi diressi verso l'armadio e mentre mi asciugavo, ispezionai i miei vestiti. -Il primo giorno di scuola è un casino- mi dissi mentalmente. Mi vestii ed uscii di casa per andare verso la mia Mustang rossa.

La scuola era uguale a tutte le altre che avevo frequentato.

Il cielo limpido faceva da sfondo ad un grande edificio di quattro piani dipinto di giallo. -Oliver, coraggio. Non è la tua prima volta in una scuola nuova- mi incoraggiai. Presi un altro bel respiro profondo, contai fino a cinque e fui fuori dall'auto.

In segreteria mi hanno dato un foglio da far firmare ai professori, il numero del mio armadietto con la combinazione e un altro foglio con le lezioni. Come prima lezione avevo storia. Mi guardai intorno alla ricerca dell'aula e la trovai.

Nelle altre scuole, la mia postazione era sempre la stessa: ultimo banco vicino alla finestra.

E poi la vidi.

-Bellissima- era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare.

Lunghe onde oro incorniciavano un grazioso viso a cuore, sguardo perso verso l'albero fuori dalla finestra.

-Avanti. Vai a sederti di fianco a lei- pensai.

I miei piedi andavano da soli mentre i miei occhi la fissavano. Mi sedetti al banco accanto al suo. Lei si girò e due enormi occhi verdi si sgranarono leggermente.

"Ciao" dissi guardandola in faccia.

"Ciao" la sua voce morbida era appena un sussurro. Allungai la mia mano destra e mi presentai come il ragazzo nuovo. Mentre le sorridevo, la vidi arrossire. "Maggie" pronunciò il suo nome mentre mi strinse la mano.

Maggie. Maggie. Maggie.

D'un tratto la vidi irrigidirsi. Dei tacchi risuonarono sul pavimento dell'aula e una ragazza si materializzò di fronte a noi.

Da quello che Maggie e Amber- l'altra ragazza- dissero, riuscii a capire che la prima aveva dei fratelli, faceva due lavori oltre venire a scuola e da poco le erano morti i genitori. A quanto pare, Amber era la solita bastarda che godeva nell'infliggere dolore alla gente. Guardai la mia compagna di banco e vidi grosse lacrime farsi strada verso il basso. Nel giro di pochi secondi si alzò e scappò via dall'aula.

Amber mi guardò con sguardo innocente "oh, non pensavo d'aver detto qualcosa di male". Si morse il labbro inferiore e continuò con voce bassa e seducente "beh, Oliver, la proposta di sederti vicino a me é ancora valida. Non credo che quella sfigata tornerà tanto presto. Chissà, magari potremo anche uscire insieme io e te". La guardai con indifferenza "no grazie, sto bene qua". Vidi la sua faccia scioccata e senza una parola si girò ed andò a sedersi a quello che penso sia il suo solito posto.

La campanella di fine ora era suonata e mentre mettevo via la mia roba, vidi Maggie venire verso di me.

"Stai bene?" chiesi un po' preoccupato. -Ovvio che non sta bene, coglione. Che domande del cazzo che fai!- mi ammonii mentalmente. Senza alzare gli occhi dalla sua borsa, annuì, un "grazie" flebile uscì dalle sue labbra rosee e camminando velocemente ritornò sui suoi passi, fuori dall'aula.

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