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Il mattino successivo aprii gli occhi con estrema fatica. Mi facevano un male assurdo e la luce che filtrava dalla finestra era tremendamente fastidiosa.

Girai la testa e mi accorsi di essere da sola nel grande letto.

"Jamie? Thomas?" gracchiai. Non ricevendo nessuna risposta, decisi di alzarmi.

Molto lentamente appoggiai i piedi sul parquet e mi trascinai attraverso il corridoio, diretta al piano inferiore.

Alcuni scalini scricchiolarono appena vi posai il mio peso.

A metà scalinata guardai nel grande salone e trovai un mucchio di sacchi della spazzatura colmi fino all'orlo, appoggiati ad una parete.

Scesi l'ultimo gradino e mi guardai in giro con la bocca aperta. La stanza era stata completamente ripulita. Tutto era lucido e l'aria sapeva di limone.

Incredibile.

I gemelli fecero la loro comparsa dalla cucina. Le loro mani, avvolte in guanti di plastica color arancio, reggevano altri sacchi.

"Buongiorno" disse Jamie.

Alzai la mano destra e mossi le dita in segno di saluto.

"Bene, abbiamo finito" disse Thomas.

Ero ancora incredula.

Jamie si avvicinò a me e con estrema lentezza incominciò a togliersi i guanti, le sopracciglia aggrottate.

"Oliver ha chiamato stamattina" mi guardò negli occhi.

Improvvisamente un senso di nausea invase il mio corpo. Potevo sentire la bile salirmi lungo la gola.

In un attimo mi portai entrambe le mani alla bocca e sfrecciai di sopra, verso il bagno più vicino.

I passi dei gemelli mi seguirono. Sentii delle mani tenermi i capelli mentre, aggrappata alla tazza, svuotavo il mio stomaco e la mia mente.

Lacrime involontarie scesero sulle mie gote, per lo sforzo del gesto che stava mettendo sottosopra il mio intero organismo.

Finiti i conati, mi accasciai al suolo, ancora una volta esausta.

Thomas mi strofinò delicatamente una pezza bagnata sulla bocca, per eliminare i residui. Jamie ne usò un'altra per rinfrescarmi la fronte.

"Chiamo Mister Bates e gli dico che sei malata" disse piano Thomas. Annuii.

Ero grata che ci fossero loro due a prendersi cura di me in questo momento.

Jamie continuò a passarmi la pezza bagnata sulla fronte. Una mano che mi accarezzava i capelli.

"Shh" disse dolcemente.

Non mi ero accorta che stavo piangendo di nuovo.

Mi raggomitolai sul pavimento freddo del bagno, portandomi le ginocchia sotto al mento.

Faceva male.

Ogni dannato pensiero faceva male.

Oliver era entrato così facilmente nella mia vita e dentro il mio cuore. Ora invece sembrava solo che qualcuno me lo avesse strappato a mani nude dal petto.

Era un dolore straziante. Fisico ed emotivo.

Nonostante avessi i miei due giganti affianco, volevo la mia mamma.

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