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Ci mettemmo solo tre ore a ripulire tutto il caos creato dai gemelli.

Oliver mi portò fuori a pranzo, come aveva promesso.

Salimmo sulla sua Mustang e iniziammo a vagare per la piccola cittadina in cui abitavamo, fino ad imbatterci nel primo ristorante che trovammo per strada.

Il locale era carino, un po' rustico. Papà e mamma ci avevano portato qualche volta quando eravamo più piccoli.

Da quel che ricordo, non mi sembrava minimamente cambiato.

Oliver mi condusse ad un tavolo vicino alla vetrata che guardava sul parco.

Le foglie erano cadute tutte, lasciando gli alberi spogli ed i rami oscillanti nel vento freddo dell'inverno.

Sicuramente entro un paio di settimane avremmo avuto la prima nevicata della stagione.

"Cosa vi porto ragazzi?" la voce stridula della cameriera attirò la mia attenzione.

Guardai il menù rapidamente.

"Un hamburger con patatine fritte ed una coca cola" dissi e richiusi il menù plastificato.

"Lo stesso anche per me" rispose Oliver.

La cameriera prese gli ordini e se ne andò.

Guardai verso di lui.

Aveva un sorriso che non riuscivo a decifrare.

Prese una delle mani che avevo appoggiato sul tavolino e la ricoprì con la sua.

Era così calda e rassicurante.

Continuava a tenere i suoi occhi nei miei.

Un brivido mi percorse tutta la schiena.

Il suo sguardo era così intenso che se non fossi stata completamente catturata dal blu profondo delle sue iridi, probabilmente avrei distolto il mio dopo solo un paio di secondi.

Mi perdevo dentro l'oceano contornato dalle sue ciglia.

Il momento venne interrotto dalla cameriera che ci mise davanti il cibo e da bere.

"Sto morendo di fame" dissi mentre iniziai a mangiare.

La sua risata leggera riecheggiò nelle mie orecchie nel momento in cui alzai il viso dal mio piatto e lo vidi mettersi in bocca un paio di patatine.

Era così bello anche quando mangiava.

Ma come cazzo faceva a far sembrare erotica una patatina fritta?!

Il luccichio nei suoi occhi mi trasmise una scossa di elettricità che mi attraversò tutto il corpo.

"Ti amo" disse con la sua voce melodiosa.

Cosa?!

Il boccone che stavo masticando mi andò di traverso. Iniziai a tossire e sputare pezzi di carne e pane nel piatto.

Mentre lui si alzava per darmi delle pacche sulla schiena, le lacrime procurate inevitabilmente dallo sforzo scendevano sulle mie guance.

Che imbarazzo!

Avrei voluto sotterrarmi.

Il più era fatto, ora non restava altro che ricominciare a respirare in modo regolare.

Presi un sorso di coca e mi asciugai le lacrime.

"Stai bene?" chiese preoccupato.

Annuii, incapace di fare altro.

Sentivo ancora la sua frase che girava freneticamente nel mio cervello.

"Non pensavo l'avresti presa così" il suo tono era semi-giocoso.

Forse con la mia reazione l'avevo offeso.

"Scusa non era mia intenzione fare... beh, questo macello" dissi indicando i resti del mio pranzo che giacevano in mezzo a noi.

"Mi hai colta di sorpresa"

Arrosii.

Lui mi amava.

Il cuore sembrava volesse uscirmi dalla cassa toracica.

Mi alzai, mi misi in punta di piedi e lo baciai.

Occhi negli occhi.

Blu nel verde.

"Me lo ripeti?" chiesi timidamente.

Mi guardò insicuro.

"Vuoi replicare la scena di pochi minuti fa?"

Una risata si fece spazio ed uscii, alleviando la tensione che percepivo.

"No. Voglio solo sentirtelo dire, per favore"

Dopo un attimo di incertezza, parlò.

"Ti amo Maggie"

Dio, era la cosa più bella del mondo.

Sorrisi e lo baciai ancora.

"Ti amo Oliver" dissi ad un millimetro dalle sue labbra, senza interrompere il contatto visivo.

Lo amavo.

Era tutto vero.

Amavo Oliver e lui amava me.

Mi prese in braccio e mi baciò come se fossimo stati soli nel locale.

Ci amavamo.

E tutto questo era fottutamente terrificante e meraviglioso.

Miele e CaffèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora