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Oliver's POV

Ero triste.

Non la tipica tristezza di chi è troppo sensibile ai mali del mondo.

Stavo proprio male per lei.

Per la mia Maggie.

Raccontandomi tutta la storia della morte dei genitori, di quello che ha provato, tutti i particolari che erano ancora vividi nella sua testa, dimostrava di riporre una fiducia infinita in me.

Ero triste e grato per questo.

Sdraiato dietro di lei, sentivo il suo corpo scosso dai singhiozzi e mi sentivo impotente per non poter impedire al dolore di invadere ancora una volta la sua mente. Non potevo far nulla per non permettere ai suoi ricordi di farle scendere lacrime amare dai suoi splendidi occhi smeraldo.

I suoi pensieri la stavano portando lontana. La sua voce melodiosa era distante.

Il suo corpo era qui davanti a me, ma lei era psicologicamente altrove.

Continuavo a fare dei cerchi astratti sulla sua mano e sul braccio. Volevo cercare di farle sentire la mia presenza, come per dire sono con te.

Quando io e mia madre ci siamo trasferiti qua da Manhattan, avevo deciso di stare lontano da tutta la merda, di non farmi coinvolgere più in nessun tipo di problema. Avevo già i miei a cui pensare.

Ma poi... poi eccomi qui, in un letto, a farmi carico del dolore della ragazza più fragile e contemporaneamente più forte che abbia mai conosciuto.

La ragazza per cui provavo sentimenti. Solo adesso me ne rendevo conto.

-Tu la ami- pensai sconcertato.

Le lacrime scendevano dai suoi occhi mentre le ultime parole lasciavano le sue labbra rosee.

La amavo.

Amavo Maggie. La mia Maggie.

"Mi dispiace piccola" fu tutto quello che riuscii a sussurrarle all'orecchio prima di ritrovarla completamente rannicchiata contro il mio petto.

-Il suo dolore è il mio dolore, ma il mio non dovrà mai essere il suo- promisi silenziosamente a me stesso.

Continuai a tracciare segni invisibili sulla sua pelle, i suoi singhiozzi si fecero sempre più radi, poi il suo respiro si regolarizzò.

Si addormentò rapidamente tra le mie braccia.

Sospirai.

Avrei dovuto dirle due cose prima che si fosse fatto troppo tardi.

Mi accertai che stesse realmente dormendo ed iniziai con la prima.

"Ti amo Margaret" la mia voce uscii bassa, quasi inudibile. Come un piccolo soffio d'aria. Un respiro.

La guardai un'ultima volta, le diedi un bacio sui suoi morbidi capelli dorati lasciati sciolti e chiusi gli occhi.

-Spero che il tempo sia dalla mia parte- pensai prima di scivolare nel sonno, abbracciato alla ragazza che amavo.

Miele e CaffèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora