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La pioggia che batteva freneticamente sul tettuccio della macchina e sul parabrezza mi svegliò.

Non ricordavo d'essermi addormentata.

Per un momento mi sentii spaesata.

Mi guardai intorno. Fuori dalla mia Golf era buio pesto. Nessun cartello, nessun movimento oltre alle gocce che scendevano furiose dal cielo.

Non sapevo che ore si erano fatte o da quanto tempo ero qua.

Non sapevo neanche dove mi trovavo. L'unica cosa che sapevo era che avevo guidato senza pensare.

Presi il telefono che giaceva sul sedile del passeggero e lo accesi. Appena riprese vita, la casella dei messaggi iniziò a lampeggiare.

Decisi di non controllarla e digitai velocemente il numero di Thomas.

Dopo appena due squilli rispose.

"Maggie!" urlò. Allontanai il telefono dal mio orecchio di qualche centimetro.

"Scusa Thomas" fu tutto quello che riuscii a dire.

"Scusa un cazzo! Ti rendi conto che sono ore che io e Jamie ti cerchiamo?! Ti ha vista correre fuori di casa e poi non sei più tornata! Non rispondevi al telefono e poi l'hai spento! Hai idea di quello che abbiamo passato?! Ci hai fatti andare fuori di testa, cazzo!" il suo tono era duro e preoccupato. Potevo immaginarmelo mentre si passava la mano destra tra i capelli, tirandosi leggermente le punte. Lo faceva sempre quando era alterato.

Ascoltai in silenzio, alcune lacrime mi solcarono il viso.

Sentii Thomas rilasciare un respiro.

Sapevo che ora era un po' più calmo.

"Dove sei?" chiese in modo meno duro.

Mi guardai intorno per la seconda volta.

"Non lo so. Sono tipo in un parcheggio, ma non ho la più pallida idea di dove possa trovarmi" risposi con voce tremolante.

Altre lacrime scesero lungo il percorso già tracciato da quelle precedenti sulle mie guance.

Dopo un attimo di pausa parlò.

"Ok. Stiamo arrivando. Non ti muovere" e riagganciò.

Fissai con gli occhi appannati il telefono muto nella mia mano.

Un sospiro di sollievo si fece largo ed uscì dalle mie labbra.

Lanciai l'oggetto sul sedile accanto al mio e mi strofinai via dagli occhi le lacrime.

-Basta Maggie. Basta piangere- mi ammonii mentalmente.

Mi sentivo esausta.

Chiusi gli occhi e l'immagine di Oliver ed Amber sul letto mi ritornò in mente.

Il dolore nel petto era forte. Arrivava ad ondate piene e si espandeva in tutto il mio corpo.

Non potevo ancora crederci. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se non fossi arrivata in quel momento. Chissà se ora sono insieme.

La mia mente iniziò un gioco perverso. Riuscivo a figurarmi loro due stesi nel letto, completamente nudi. Senza darmi tregua, cominciai ad immaginarli mentre facevano sesso. Lui che la toccava e lei che urlava il suo nome.

Scrollai la testa come per scacciare questi pensieri e presi un respiro profondo.

Per distrarmi, in attesa dei gemelli, accesi la radio.

Dovevo pensare ad altro, o almeno provarci.

Mi sporsi verso la portiera del passeggero e presi il contenitore con i cd. Lo aprii a caso ed estrassi il primo disco.

I Blink 182 esplosero nell'impianto della mia Golf.

Rilasciai un respiro che incosciamente stavo trattenendo.

Oh, grazie a Dio.

La loro musica riusciva sempre a trasportarmi fuori dal mio corpo.

A metà album, qualcuno bussò al finestrino, facendomi spaventare.

Girai la testa e vidi Jamie.

Sbloccai le portiere ed entrò.

Era bagnato. Fuori pioveva ancora tantissimo.

Mi buttai tra le sue braccia d'istinto.

"Hey" disse dolcemente mentre mi abbracciava.

"Andiamo a casa?" mi chiese. Sentivo la sua voce vibrargli nel petto.

Annuii e lo lasciai andare.

"Dai spostati, guido io" aprì la portiera per fare il giro dell'auto ed io mi spostai sull'altro sedile.

Il tragitto fino a casa fu silenzioso.

Avevo la testa appoggiata al finestrino e guardavo fuori ma con la coda dell'occhio vedevo Jamie lanciarmi qualche occhiata di tanto in tanto.

Arrivammo nel nostro vialetto e parcheggiò. Uscì dalla macchina ed io feci lo stesso.

L'aria gelida mi fece rabbrividire.

Guardai la figura slanciata di Jamie mentre picchiettava le dita sul finestrino di una Ford argentata, parcheggiata poco distante dalla mia Golf.

Mi avvicinai esitante a mio fratello e vidi che dentro la Ford c'era Thomas, che mi guardava.

"Di chi è questa macchina?" gli chiesi senza pensarci.

Erano le prime parole che dicevo da ore e la mia gola ne risentì.

"Di Emily" rispose.

Lo guardai confusa. Non sapevo chi fosse questa Emily.

Roteò gli occhi e rispose alla mia domanda silenziosa.

"La ragazza con cui ero stasera"

Corrugai le sopracciglia in attesa di collegare il nome ad un volto.

Dopo un paio di secondi, il viso della ragazza mi tornò in mente.

"È carina" dissi con un sorriso appena accennato.

Roteò di nuovo gli occhi e si rivolse a Jamie.

"Vado a restituirle l'auto" indicò col capo verso di me "falla entrare ed aspettatemi. Torno subito"

Jamie annuì e Thomas mise in moto la macchina e partì.

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