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I giorni passavano diventando settimane. Settembre venne rimpiazzato da ottobre e il freddo di novembre era alle porte.

Io e Oliver eravamo diventati una coppia.

Tutti a scuola ci guardavano, seguivano ogni nostra mossa. Sembrava di stare in qualche telefilm.

La sua popolarità cresceva a dismisura, essendo diventato amico dei miei fratelli.

Ovunque andassimo dentro le mura di quell'edificio, mi sentivo gli occhi degli altri puntati addosso.

Le ragazze sbavavano letteralmente quando Oliver entrava nel loro raggio di visione.

Non mi sentivo gelosa, solo un po' intimorita nell'essere squadrata da capo a piedi oppure invidiata.

Già, invidiata.

Non avrei mai creduto di potermi sentire così.

Stavo con uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola.

Come conseguenza di ciò, anche io ero diventata abbastanza famosa. La gente sapeva il mio nome e mi salutava nei corridoi.

La mia felicità in ogni caso non dipendeva da queste cose. Era lui la mia felicità.

Le sue braccia che circondavano il mio corpo, le sue labbra che toccavano le mie e la sua lingua che si rincorreva con la mia.

Probabilmente ero in paradiso.

Trascorrevo le mie giornate dividendomi tra Oliver ed il lavoro.

Spesso quando finivo il turno, lo trovavo fuori ad aspettarmi per accompagnarmi a casa e, inevitabilmente, restava a mangiare da noi.

Ai gemelli piaceva.

Più passava il tempo e più i miei sentimenti verso di lui si ampliavano e diventavano profondi.

Ero terrorizzata da ciò che provavo.

Non sapevo se definirlo amore o qualcos'altro. Non ne ero certa e sicuramente non ero molto preparata in materia.

Un leggero tocco alla porta della mia camera mi fece tornare al presente.

Guardai immediatamente la piccola sveglia sul comodino: 21.32.

"Avanti" dissi mentre lisciavo il lenzuolo sotto di me.

Una chioma nocciola e occhi blu comparvero davanti a me.

Dopo quasi tre mesi mi faceva ancora lo stesso effetto.

Sorrise e si avvicinò.

"Ciao piccola" mi baciò sulle labbra.

"Ciao! Come mai qua?" chiesi sorpresa. Non mi aveva detto che sarebbe passato, ma ero contenta di vederlo.

"Mi mancavi" un timido sorriso gli illuminò il volto.

Si sedette sul letto vicino a me ed iniziò a tracciare piccoli cerchi col pollice sulla mia mano.

Ero arrossita. La sua vicinanza ed il suo tocco mi accendevano sempre.

Parlammo per un po' del più e del meno.

Eravamo sdraiati sul letto; lui appoggiato alla testiera ed io in mezzo alle sue gambe, dandogli la schiena.

"Posso farti una domanda?" mi chiese timidamente.

Annuii.

"Come... come sono morti i tuoi genitori?"

Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata sta domanda. Era logico, solo che non ero preparata.

Presi un po' di tempo per pensare da dove cominciare.

Respirai profondamente.

"Se non vuoi dirmelo, stai tranquilla" disse dolcemente.

"No. Voglio farlo. Devo farlo. Dammi solo qualche secondo" la mia voce uscì bassa ma decisa.

Mi concentrai e le parole uscirono da sole.

"È successo a giugno, il 28 per essere precisi.

La mattina ci avevano informato che quella sera andavano a cena fuori, in un ristorante che avevano appena aperto giù in città. Mia madre era così entusiasta di mangiare là. Erano settimane che non faceva altro che leggere le recensioni sul giornale riguardo quel posto, così mio padre per farle una sorpresa prenotò un tavolo per loro due.

Erano passate da poco le 19 quando scesero le scale. Io ed i gemelli stavamo seduti sul divano in salotto a guardare la tv. Girammo la testa tutti e tre nello stesso istante in cui mamma e papà furono ai piedi delle scale.

Erano bellissimi. Lui aveva un fantastico abito nero nuovo, comprato per l'occasione. Lei indossava un meraviglioso abito rosso che le arrivava poco sopra le caviglie e dei tacchi vertiginosi.

Iniziammo a fare apprezzamenti per la loro eleganza. Sembravano giovanissimi. Sorridevano e ridacchiavano come ragazzini. Dopo qualche minuto, mia madre venne a darci un bacio sulla fronte mentre mio padre ci sorrideva. Ci dissero di non aspettarli alzati. Mentre camminavano verso la porta, li guardai. Continuavano a guardarsi con amore. Mio padre le prese la mano, aprì la porta, la fece passare e dopo che fu uscito, chiuse la porta dietro di lui"

Sorrisi al ricordo del loro amore. Dopo anni erano ancora innamorati.

Non mi resi conto delle lacrime che stavano scendendo sulle mie guance.

Respirai ancora e ripresi.

"Dopo due ore bussarono alla porta. Andai ad aprire mentre i gemelli erano in camera loro a fare i compiti. Due agenti di polizia erano fuori, iniziarono a fare domande. Spalancai la porta ed indicai il divano per farli accomodare. Non capivo. Salii di sopra e chiamai i gemelli. Scendemmo in salotto e gli agenti iniziarono a parlare. Giravano intorno alle cose, così Jamie chiese come mai erano qui e cosa fosse successo. Io ero in silenzio, seduta sull'altro divano mentre Thomas era vicino a me e Jamie in piedi. -Ci dispiace ragazzi portarvi brutte notizie, ma April e Charles hanno avuto un incidente.- Furono queste le loro esatte parole. Ero paralizzata. Sentii Thomas irrigidirsi al mio fianco, ma non lo guardai. Ero concentrata sulla porta d'ingresso. Il sangue mi si gelò nelle vene, il tempo sembrava essersi fermato.

Nella mia mente continuavo a ripetermi che non era possibile, che c'era stato un equivoco, che loro da un momento all'altro sarebbero entrati da quella dannata porta.

Dopo quella che mi sembrò un'ora, uno dei due disse che dovevamo andare a riconoscere i corpi. Era assurdo. Due ore prima erano usciti ed ora dovevamo andare a riconoscerli. Distolsi lo sguardo dalla porta e lo portai sull'agente che aveva parlato. Vedevo la sua bocca muoversi, sentivo le sue parole ma il mio cervello si rifiutava di capirle. Era come se mi stessi guardando da fuori, come se non stesse succedendo a me.

Sentivo i singhiozzi che provenivano da Jamie e sentivo la mano di Thomas che stringeva la mia.

Ci accompagnarono a riconoscere i corpi e ci dissero che una macchina gli era venuta addosso, poco distante dal locale. L'impatto era stato talmente forte che morirono sul colpo. Dissero che li avevano trovati mentre si tenevano per mano."

Quando finii, altre lacrime solcarono il mio viso e sentii le braccia di Oliver intorno al mio corpo.

"Mi dispiace piccola" sussurò al mio orecchio.

Permisi al mio corpo di lasciarsi andare in un pianto e mi addormentai tra le braccia del mio splendido ragazzo.

Miele e CaffèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora