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Il sorriso mi morì appena varcai la soglia della cucina.

Il caos regnava sovrano dentro quelle mura.

Lasciai vagare lo sguardo in giro, probabilmente con un'espressione orripilata.

Sembrava che ci fosse stata una guerra, anzi no, che fossero scoppiate una decina di bombe atomiche!

Macchie appiccicose non identificate erano sparse sulla ceramica avorio del pavimento, una quantità industriale di padelle unte e sporche se ne stavano sgocciolanti nel lavabo pieno d'acqua dal colore Terra Bruciata tendente al nero. La tavola era ancora imbandita di piatti lerci e posate.

Le mie mani andarono involontariamente ai miei capelli, stringendo forte.

-Ditemi che non è vero- pensai disperata.

Guardai l'orologio appeso vicino ad una delle grandi finestre, segnava le 9.34 del mattino.

"Bene, forse tra sei ore avrò finito di pulire!" dissi sarcasticamente a me stessa.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente.

"C'è stato l'uragano e non l'ho saputo?!" sobbalzai appena sentii la voce. La sua voce.

Mi girai verso di lui.

Aveva ancora lo sguardo sonnolento, i capelli schiacciati da un lato. Gli occhi erano quasi sbarrati mentre si guardava intorno.

Sorrisi.

Era stupendo anche appena sveglio.

"Che è successo?" chiese. La sua voce roca mi procurava un piacere assurdo.

Portò i suoi occhi nei miei. Il blu dei suoi era così limpido, quasi liquido, come se il mare fosse stato racchiuso nelle sue iridi.

"Jamie e Thomas hanno fatto colazione" dissi ridacchiando e vergognandomi del loro comportamento maleducato.

Un sorriso strano gli incurvò le labbra.

"Ti aiuto a pulire e poi ti porto fuori a pranzo... o cena, dipende da quando finiremo" la sua risata uscii delicata, in contrasto con la sua voce.

Si abbassò e mi baciò sulle labbra.

"Ok piccola, da dove cominciamo?"

Miele e CaffèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora