capitolo 2

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Come ogni mattina mi svegliai alle 6:30 per andare a scuola, presi il pulman alle 7:15 e arrivai come sempre a e 35.

Avevo le cuffiette e nel tragitto ascoltavo la musica, e cantavo un po quando una mano si posò sulla spalla e mi fece  sobbalzare.

"Ei piccola!"
Mi girai e cera ace
"Tu da dove spunti, mi hai spaventato!"
Dissi un po irritata.
"Scusa teletrasporto, a non dirlo in giro.
Me lo prometti?"
"Cero, aspetta che?
Guarda faccio finta di non aver sentito, non faccio altre domande...
Quindi sei nella mia scuola?"

Gli diedi un bacio poi lo presi per mano, aveva una cartella alle spalle e aveva un giubbotto di pelle con una sciarpa nera,  faceva tanto freddo ma lui aveva la giacca aperta mentre io avevo una giacca spessa con sciarpa e guanti.
"Ma come fai a girare con la giacca aperta. Si gela!"
"Segreto, vo ancora il frutto mera mera. Stesso discorso di prima"
Disse ridacchiando con un tono tranquillo e io perplessa.
"Tu me lo dici così?
Bene, allora fai che dirmi qualcos'altro così sono a posto"
"Non ti dico nient'altro, solo, attenta a quel che pensi...
Siamo arrivati."
Disse aprendomi la porta e facendomi passare.
Cera un altra porta che e prima di aprirla mi disse.
"Quello e il tuo...so che gli piaci ancora"
Io pensai"so che leggi nel pensiero, se vuoi saperlo non mi e mai piacuto, e solo gentile con me.
Tu sei molto meglio"
Sorrisi poi dissi aprendo.
"Io ti avviso, la curiosità uccide"
"Anche un fiammifero?"
"Ma che centra!
Guarda lascia perdere.
Mi prese la mano poi buttai la cartella su una panchina e me ne vado con ace dando le spalle al mio ex, fabio.
Mi aveva salutato ma non siedi retta parlavo con ace che davanti a lui mi baciò.

Mi sussurrò
"Sei sempre stata una strona sai?"disse con un sorriso.
"Lo so! Non ci posso fare niente"
Dissi poi andai con lui a vedere la bacheca degli orari poi ci piazzammo su dive avevo la cartella mentre ace mi teneva un braccio silla spalla.
"Cosa sai di preciso su di me..."
Chiesi curiosa.
"Cose che non hai mai detto a nessuno, le tue paure...e che..."
Si avvicinò al mio orecchio e continuò dicendo"quando sei da sola ti ciucci il dito, tranquilla non dirò nulla"
Arrossii per la vergogna poi notai che fabio si alzò con la cartella e se ne andò.

Mi scappò una risata poi entrò alessia.
"Ei, non hai imparato la lezzione?
Non mi devi guardare!"
Sospirai per restare calma poi sorridendo dissi"perchè non ti dwvo guardare, a forse perché sei un cesso?"
Ad ace scappò una rista poi diventò serio e anticipò il pugno che mi stava per tirare.
"Non la devi toccare, capito?"
"E tu chi saresti, hai preso rinforzi, senò cosa fai.
Se mi tocchi la faccio finire nei guai, non ci metto niente."
Disse ridacchiando poi io lo tirai."lascia stare ace, non merita neanche una parola, tanto sa solo picchiare e comandare"
Mi alzai e lo tirai fino davanti alla nostra aula al piano di sopra e posai la cartella.
"Non deve toccarti, potrei non trattenermi, hai visto l'ace dolce fin ora ma credimi che se ce qualcosa che mi irrita..."
Lo abbracciai. "Cerca di calmarti...siamo in una scuola"
"Non sopporto che ti diano fastidio, e lei non la sopporto"

"E io no? Comunque, non roviniamoci la giornata."
Vidi che tendeva le orecchie e che si stava innervosendo poi gli accarezzai il volto e lui si calmò.
"Scusa, hai ragione"

Quando suonò la campanella il prof aprì l'aula di informatica e ci fece entrare.
Nel mio corso insegnavano il mestiere si grafico multimediale.
Mancava un ora e io mi ero addormentata nell'ora di matematica.
Sentivo quel che il prof diceva ma ero come assente quando sentii silenzio ace mi mise una mano sulla testa poi sentii nela mia testa la sua voce.
"Ti stanno fissando tutti, stavamo facendo i polinomi.
Attenta"

Alzai la testa poi il prof guardandomi mi disse
"Deliperi, ha capito quello che stavo spiegando o la disturbo."
"Mu scusi..."
Prese il pennarello e me lo passò.
"Vieni e fai questo esercizio, dimostra che hai ascoltato"
Io lo prendo e vado alla lavagna.
La svolsi senza problemi e dimostrai a tutti che le cose le so.
"Posso tornare a posto?"
Chiedi posando il pennarenno.
"No, sa che ce?
Non serve che sta qui, po andare da direttore. La accompagnio se vuole"
"Ma scerza... e per cosa per essermi addormentata?"
Lo dissi io ribattendo
"Si, ma anche perché mi sono stufato della sua sacceza."
"A io saccente, be almeno io le cose le so.
Guardi le facce da ebeti che anno gli altri.
Ho capito più io che dormivo che gli alti che stavano attenti.
E questa non e saccenza ma la verità."
Lui rimase in silenzio guardando gli altri poi suonò la campanella.
"Ops, e finita la giornata, arrivederci prof."
Presi la cartella con le mie cose denteo e con tutti gli altri me ne andai

Ero al pulman.
"Ei glo! Grande zi!
Lai lasciato di sasso"
Fece un mio compagno dandomi il cinque.
"Vedi che sai difenderti piccola?"
Disse ave prendendo la mia mano e incamminandoci al pullman.
Tornati  a casa, venne un po da me per poi andarsene.

Quando era quasi ora di dormire apparve nella mia camera di sorpresa.
"Volevo darti la buona notte, e tanto non ci vede nessuno"
"Ma.sei...e se viene mia madre"
Sussurrai mentre lui si avvicinava a me.
Si era sdraiato al mio fianco e mi ero aggrappata a lui.
La porta era chiusa a chiave dall'interno e così nessuno sarebbe entrato.

"Ma grazie per essere qui."
"Sei la mia stella non potevo non vederti prima di dormire.
Sai che sarò sempre al tuo fianco"
Sussurrò mentre mi accarezzava la testa, cercò di farmi addormentare e poi scomarve nel nulla lasciandomi sola nel mio letto abbracciata al mio pupazzo che per casualità ho chiamato ace.
Ero felice che fosse il mio angelo e che potevo vederlo, non potevo chiedere di meglio.

 per me sei reale, Angelo MioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora