Prologo

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Gli alberi mi sfrecciano accanto come se stessi guidando in autostrada a cento chilometri orari.

Sto correndo. Io amo correre, quando lo faccio mi sento libera, è il mio sport. Non sono però una di quelle signore che corre sul marciapiede con il conta-chilometri  attaccato al braccio come una sanguisuga  e che rischiano di farsi investire da qualche macchina perché attraversano correndo e senza guardare, no.

Io corro nel bosco, non so per quanto ma sicuramente per tanto tempo. Ogni tanto corro con mia madre la domenica mattina ma non nel bosco ed è molto raro che capiti, stamattina per esempio non è successo.

Di solito ascolto musica ma non questa volta, sono piuttosto stressata ed ho bisogno semplicemente di correre, di sentire il terreno che viene schiacciato dalle mie scarpe insieme ad alcuni ramoscelli e sembra strano ma ho bisogno anche del sudore che imperla la mia fronte e il mio petto.

Il motivo di tutto questo stress è la scuola. Da quasi un mese frequento il terzo anno di liceo e già non vedo l'ora che finisca. Non ho legato con molte persone, si può dire che conosco un po' tutti ma non sono amica di nessuno, eccetto con Lydia. Una delle poche fortune nella mia vita è stata quella di conoscerla. Eravamo solo due bambine e siamo rimaste amiche dalla tenera età di otto anni.
Lei è quel tipo di persona che ti fa ringraziare di essere in vita, pronto a godere di tutti i suoi benefici.
Dopo tanto tempo la considero parte della mia famiglia, composta da veramente poche persone: mia madre e il suo compagno Phil.
All'appello familiare manca ovviamente mio padre che non ho mai conosciuto né sentito. Mia madre non parla spesso di lui e non so bene il perché, l'unica cosa che so è che la separazione è stata tranquilla, hanno preso strade diverse e lui è in chissà quale parte del mondo per viaggiare e scoprire "nuove terre", testuali parole di mia madre.
Una sola volta ha cercato di farmi vedere qualche foto, fallendo.
Potrei sembrare egoista ma sono contenta così, pochi ma buoni.

La mia corsa finisce quando arrivo al mio posto preferito: una grande quercia che adoro ammirare per minuti infiniti, spesso ne accarezzo il tronco respirando l'odore di terreno che mi trasmette sempre una certa serenità. A casa torno sempre con i vestiti sporchi di terra ed ogni volta mia madre fa finta di sgridarmi. Ma poi un giorno -probabilmente qualcuno ha ascoltato le imprecazioni,finte, di mia madre- ho trovato due corde parallele legate ad un ramo alto e robusto che andavano a conficcarsi in due buchi all'estremità di una tavola di legno: un'altalena, in poche parole.

Trovarla lì un giorno all'improvviso mi ha lasciato con non pochi dubbi: questo posto è all'interno del bosco e non è per niente visibile dalla strada, troppi fitti alberi coprono la visuale. Non ho idea di quale altro pazzo possa essersi addentrato fin qui ma l'idea che qualcun'altro oltre me conosca questo posto mi dà fastidio. Per un momento avevo addirittura pensato che adesso i miei pensieri non erano più al sicuro ma, in fondo, non ho mai incontrato nessuno e va bene così.

Mi accomodo sull'altalena e penso spesso che questa trave di legno sia stata costruita per due. Io, però, non ho mai immaginato nessuno qui, di fianco a me.

Le punte delle mie scarpe sfiorano il terreno, le mie gambe nude sono sporche di terra. La pelle inizia ad assorbire il sudore, provocandomi un breve brivido lungo la schiena.
Alzo la testa, sono circondata da alberi altissimi, annuso l'odore del muschio che ricopre le loro cortecce. Alcuni rami iniziano già a perdere le foglie e i colori autunnali stanno iniziando a dipingere il bosco.
Siamo a fine settembre e l'autunno si fa sentire in modo sempre più prepotente. La cosa non mi dispiace, l'autunno è una bella stagione, con dei colori spettacolari. Poi, non c'è il caldo afoso estivo e neppure il freddo invernale. E' la stagione perfetta.
Domani comincerà una nuova settimana scolastica, con nuove verifiche riguardo nuovi argomenti, una dietro l'altra, senza darti il tempo di metabolizzare cosa stai studiando e perché lo stai studiando. Senza darti il tempo di pensare a cosa fare del tuo futuro perché ciò che conta è solo produrre, produrre e ancora produrre.
Io ad esempio non ho idea di cosa farò in futuro, non riesco ad immaginarmi da qui a dieci anni. Quando mi fermo a pensarci,  sento come se fossi in attesa di un evento straordinario che mi cambierà la vita e mi farà capire cosa voglio davvero. Adesso, però, sono incompleta.
A proposito di ciò, a scuola abbiamo studiato un autore italiano, Italo Calvino. Quando mi sento in questo modo penso alla sua frase:"A volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane".
Si, deve essere proprio così.

Il flusso dei miei pensieri è interrotto dalla vibrazione del telefono: un messaggio di mia madre che mi avverte riguardo il pranzo quasi pronto.
Mi alzo, scuotendo la testa e le braccia per sbarazzarmi dei pensieri fatti e tornare più leggera verso casa.



Ciao a tutti! Sono finalmente tornata dopo tanto tempo a pubblicare su questa piattaforma. Questa è una storia che ho in cantiere da veramente tanto ed ho deciso di condividerla ed iniziare una nuova avventura. Spero che piacerà a qualcuno, al prossimo aggiornamento! :)

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