Capitolo 2

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Essere adolescenti non è semplice. Gli adulti pensano che sia una passeggiata ma non è così. Anche noi abbiamo i nostri problemi, piccoli o grandi che siano.

Ad esempio un problema che potrebbe essere considerato infimo da un ultra quarantenne: non poter tenere la musica ad alto volume quando ci pare.

Sono le sette del mattino e sono stesa sul letto con la musica che esce da una piccola cassa sulla mia scrivania. E' così forte che spacca i timpani. Sento che da un momento all'altro il cervello potrebbe scoppiarmi e sporcare le pareti legnose della mia stanza.

"SPEGNI QUELLA DANNATA MUSICA E VAI A SCUOLA!" sento urlare mia madre dal piano di sotto.

Sbuffo sonoramente, in effetti i vicini potrebbero lamentarsi: sono una coppia di anziani signori che ogni mattina escono a fare la spesa. Ma cosa avranno da comprare ogni giorno?

Quindi, dato che non voglio renderli sordi e dato che non voglio vedere mia madre trasformarsi in chissà quale belva feroce, spengo la musica e scendo al piano di sotto ma qualcosa mi blocca, tenendomi in bilico sulle scale. Mia madre è al telefono.

E' una cosa molto normale, lo so. Ma questa volta ha un tono diverso dal solito: è angosciata e preoccupata. Ne sono sicura.

La sua voce si affievolisce così scendo qualche altro gradino per poter sentire meglio.

"Hai ragione...ma potrebbe succedere anche tra due mesi! Lo so che mancano pochi giorni però...okay ma no. Ti devo salutare...si, vi voglio bene anche io. Salutami tua sorella." Mi precipito giù dalle scale come se niente fosse.

Con chi ha parlato? A chi vuole bene? E soprattutto...che cos'è che potrebbe succedere tra due mesi?

"Con chi parlavi?" decido di chiederle senza troppe cerimonie.

Mia madre guarda alle mie spalle con occhi vacui per un attimo poi scuote la testa e i suoi occhi marroni tornano su di me. Io e lei di simile abbiamo solo i capelli. I miei occhi sono azzurri e i miei capelli neri come i suoi. Per quanto riguarda i lineamenti, abbiamo solo gli stessi zigomi alti. Devo aver preso da mio padre il resto.

"Nessuno di importante." risponde dopo un pò. Ci ha messo troppo, sta mentendo.

"Hai detto 'vi voglio bene'. Queste cose non si dicono a 'nessuno di importante'." puntualizzo.

"Come rompi le scatole, Mystral! Piuttosto, ti conviene uscire. Stamattina la macchina serve a me per andare a lavoro quindi devi andare a piedi. Non posso darti un passaggio." Il fatto che abbia liquidato l'argomento, sottolinea che stava parlando con qualcuno di importante ma al momento il mio pensiero è andare a scuola, poi penserò a lei.
Mia madre ha una piccola boutique di vestiti in centro e sicuramente è più lontana della mia scuola, quindi conviene che prenda la macchina ma almeno un passaggio potrebbe darmelo. Forse deve incontrarsi con qualcuno? Sarà la persona con cui parlava?

"E va bene...ci vediamo più tardi." Le rispondo.

Afferro lo zaino, il cappotto, le chiavi di casa e chiudo la porta alle mie spalle.

Fuori si gela e per una che non è freddolosa come me significa tanto. Oggi mi sento più sensibile del solito. Il freddo e la musica ad alto volume riesco a sopportarli bene ma oggi no...direi che quasi mi infastidiscono.

Mi avvicino agli alberi di fronte casa mia e cammino al confine con il bosco. Ogni tanto scalcio qualche sassolino e mi guardo attorno.

La strada che separa le case dalla selva sembra un vero confine. Uno di quelli con le staccionate. Pensare che è un confine (sempre se di confine vogliamo parlare) naturale mi mette i brividi.

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