1

3.1K 152 28
                                    

Inizia sempre tutto così ingenuamente. Si alza lo sguardo e si riconosce qualcuno, a pochi passi da te. Un viso che non vedevi da tempo, accarezzato dalla penombra di un albero.
Taeyoun sentiva di vedere il mondo da una distanza diversa, osservava le foglie muoversi, la gente camminare e parlarsi, sentendosi un'estranea. Ma le piaceva. Perché il suo piccolo angolo di felicità esisteva solo in lei, e ingenuamente credeva che vi avrebbe sempre vissuto, come in un sogno.

Taeyoun raggiunse il ragazzo che aveva appena conosciuto. La sua migliore amica li aveva fatti conoscere, forse nella speranza che si sarebbero piaciuti e magari frequentati. Ma Taeyoun sapeva già che sarebbero potuti essere soltanto degli ottimi amici, per questo andò tranquilla all'appuntamento prefissato. A Seoul non aveva molti amici, quindi era contenta di poter conoscere persone nuove.
Ma non poteva offrire nulla di più di una semplice amicizia perché aveva un segreto. Taeyoun credeva fermamente che tutti avessero almeno un segreto del quale erano gelosi e che tenevano quasi esclusivamente per sè.

-La verità è che mi piaci molto.- confessò il ragazzo.
Era la prima volta che la ragazza sentiva quelle parole riferite a sè.
Davanti a lei c'era un ragazzo con i pugni serrati lungo i fianchi e un mezzo sorriso insicuro.
Taeyoun era completamente paralizzata dalla sorpresa. Solitamente si accorgeva se un ragazzo la guardava in modo particolare, anche se si trattava principalmente di ragazzi non esattamente attraenti, ma questa volta proprio non si aspettava che il giovane davanti a lei si fosse dichiarato. Come aveva potuto pensare così ingenuamente che sarebbero stati solo amici?
Egli si aggiustó un ciuffo rossastro dalla fronte come se avesse svolto il suo compito e ora aspettasse la ricompensa.
-Veramente io...- balbettó Taeyoun rossa in viso.
-Non ti piaccio? O sei soltanto sorpresa? Lo capisco perfettamente, ti ho presa alla sprovvista! Però sul serio mi piaci tantissimo e vorrei avere almeno una possibilità.-
-Scusa.- lo interruppe Taeyoun -Ma com'è che ti chiami?-
Il ragazzo glielo disse imbarazzato.
-Vedi... in realtà non posso uscire con te...perché a me non piace mai nessuno-
Questa frase, invece, non era la prima volta che Taeyoun la pronunciava.
L'aveva detta al suo vicino di casa quando le aveva chiesto se le piacesse qualcuno della scuola, alle sue amiche quando le chiedevano se le interessava un certo ragazzo di cui stavano parlando, a sua madre quando le proponeva di uscire con qualcuno, l'aveva detta tantissime volte da quando aveva otto anni. Per lei era inconcepibile pensare a qualcuno che non fosse il suo angelo custode, colui che le salvò la vita da bambina.
Dodici anni prima Taeyoun stava giocando in un parco, sua madre distrutta dopo aver fatto il doppio turno a lavoro si era addormentata su una panchina. Nonostante si era costretta a non dormire per tenere d'occhio la figlioletta, il sonno l'aveva vinta.
Taeyoun aveva i capelli neri legati in una treccia in cima alla testa, stava giocando da sola. Lanciava la palla verso il cielo sempre più in alto, fino a farla arrivare al sole e poi la riprendeva.
A forza di lanciarla sempre più lontana da sé, la palla cadde a terra e rotoló via. La bambina la seguì. Le sue guance tenere e paffute si arrossarono per la corsa. La palla sembrava sempre più veloce, finché non si fermò ai piedi di un uomo.
Taeyoun non poteva vederlo bene in viso, in quanto il sole si trovava proprio dietro di lui, perciò quella figura gli apparve come un'ombra e basta. Era altissimo, scuro, e spigoloso come una quercia morta.
-Ciao piccola colomba.- disse l'uomo.
Quella voce fece pensare alla bambina ad un drago pronto a divorare qualsiasi uccello in volo per puro divertimento.
La palla era rotolata fuori dal parco giochi, in una zona meno frequentata. La piccola tentó di afferrare la sua palla per poi scappare via di corsa. Ma l'uomo la teneva tra le mani.
-Non parli? Piccina?-
Taeyoun non rispose.
-Non sono mica cattivo.-
E fece per dare una carezza sulla testa di Taeyoun.
Lei fece un passo indietro, ormai arresasi all'idea di dover abbandonare la palla, e cercó di andare via, ma l'uomo l'aveva afferrata per il braccino.
Bastó quello per far scoppiare a piangere la piccola.
-La palla! Ridagliela!- gridó una voce alle spalle della bambina.
Un ragazzino, di forse undici o dodici anni, aveva entrambe le ginocchia sbucciate e i gomiti pieni di cerotti blu. In testa portava un cappellino sporco di terra.
Per Taeyoun sembrò un angelo.
Il sole lo illuminava direttamente in viso. Il vento estivo, aveva mosso appena i capelli che facevamo capolino da sotto il capello.
Quel viso di ragazzino sembrava veramente quello di un angelo venuto a salvare Taeyoun.
-Se non lo farai mi metteró a gridare così forte che verranno tutti fin dall'altra parte della città!-
L'uomo scoppió in una grossa risata.
Il ragazzino prese tutto il fiato che poté e lanció il grido più forte che Taeyoun avesse mai sentito. Una voce fin troppo potente per essere quella di un bambino.
Le persone lì intorno si misero a guardare dalla loro parte costringendo l'uomo a dileguarsi.
Finalmente rimasta solo in compagnia del suo salvatore, la piccola sembrava essere ancora spaventata.
-Come ti chiami?-
-Tae...Taeyoun.-
-È un bel nome, sei coreana? -
La bambina annuì.
-Mamma è cinese. - disse.
-Io mi chiamo Jackson.-
Poteva guardare il ragazzo direttamente negli occhi perché egli si era chinato per confortarla.
Un angelo mi ha salvata.
E da quel momento Taeyoun fu innamorata di lui.

MUL [Jackson Wang]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora