12

1K 79 9
                                    

Taeyoun era una ragazza sveglia.
Sapeva che alla fine se la sarebbe cavata, avrebbe sempre trovato una via di fuga, per questo non aveva paura di buttarsi a capofitto nei guai. Non era lo stesso nel campo dei sentimenti, nel quale era insicura. Aveva creato dentro di sè un amore ideale che la proteggeva. Qualsiasi cosa facesse sapeva che il suo angelo custode le era vicino.
Anche quando, vestita di nero per nascondersi nella notte, e con il borsone sulla spalla, si stava dirigendo verso i rapitori di suo fratello. Sua madre la pensava nel letto a dormire, e probabilmente era meglio così.
'Andrà tutto bene' si era detta prima di uscire di casa. Aveva inghiottito tutti i suoi sentimenti ed era partita.
Per un po' aveva camminato per strade trafficate. Lungo il fiume Han, illuminato di luci a festa dove la gente passeggiava spensierata.
Le coppiette camminavano affiancate, gli sguardi che timidamente si incrociavano, i sorrisi e le guance arrossite. Dei vecchietti si reggevano a vicenda tremolando sui propri bastoni da passeggio.
Una vecchietta sembrava l'anziana protagonista de 'Il castello errante di Howl', pensò Youn, la quale adorava quel film.
Ma ben presto, dovette lasciare le luci e i colori di Gangnam.
Improvvisamente il borsone che le gravava sulla spalla sembró alleggerirsi.
'Che cosa?!'
Youn si spaventò e d'istinto, riafferrando il borsone lo
scaraventò contro l'aggressore.
-Coff, coff. Sei completamente pazza?- era la voce di Jackson, appena stato colpito alla pancia.
Lei sospiró.
-Te l'avevo detto di non seguirmi.-
-Si è la terza volta che teniamo questa conversazione da quando sei scesa in strada. Lo sai che sono io e ti spaventi pure. -
Il ragazzo si era ripresentato quella stessa sera, proprio quando la ragazza stava uscendo di casa. Jackson aveva sostenuto che si sentiva ormai coinvolto e che voleva aiutare lei e la sua mamma. Youn aveva insistito affinché lui non la seguisse, ma i ragazzi, specialmente quelli coreani, difficilmente sono disposti a lasciare una fanciulla in balia dei pericoli. Jackson non era coreano ma ormai le sue abitudini stavano venendo influenzate dalla cittá che lo aveva accolto qualche anno prima e non voleva sentirsi meno galante di un comune ragazzo della Corea.
Taeyoun si sentiva felice di avere Jackson accanto, non voleva si cacciasse nei guai, però si sentiva più sicura di camminare per le strade notturne di Seoul se con lei c'era lui.
Quando quella sera si erano incontrati nuovamente, Youn si era alzata sulle punte dei piedi, si era slanciata contro Jackson all'improvviso e gli aveva sfilato il berretto dalla testa.
-I tuoi capelli...-
Erano neri.
-Beh, temevo che avrei dato troppo nell'occhio se li avessi tenuti biondi.-
Quel gesto era stato fin troppo generoso per lei. Qualcosa nel suo cuore aveva fatto crack e ora non la smetteva di battere all'impazzata.

Avevano attraversato il fiume passando da un ponte e avevano preso la metropolitana e ora si trovavano nella parte nord della città, diretti verso la torre di Seoul.
Le strade si fecero più buie e meno trafficate. Jackson rabbrividì ad una folata fresca di vento notturno.
La torre di Seoul ora si poteva vedere vivida, scagliata nel cielo scuro come una spada.
L'ultimo pullman turistico gli portó fino ad un certo punto, poi dovettero scalare la collina su cui era posta la torre da soli.
Tenevano a turni la borsa ma fu comunque faticoso.
Alle 23:00 la torre chiuse le porte ai visitatori.
Alle 00:00 non vi era più nessuno nella zona.
Dietro la torre un piccolo sentiero scendeva per un tratto poi curvava, uno a raggiungere una casupola minuscola, la quale pareva, a prima vista, abbandonata.
-Dovrebbe essere qui il posto.-
Youn estrasse dalla tasca della felpa la lettera.
Veniva richiesto di depositare il borsone all'interno di una casa abbandonata dietro la torre di Seoul e dentro una proprietà privata.
-Non penso ci siano dubbi.-
-Come facciamo a sapere che... insomma che tuo fratello ti verrà restituito.- fece Jackson preoccupato.
-Non possiamo saperlo.- ammise lei.
Lentamente, aiutata da Jackson, aprirono la porta di legno marcio della casa. Le schegge di legno si infilavano sotto le unghie e nei polpastrelli.
Finalmente la porta fu aperta. Per entrarvi dovettero abbassare la testa.
Ciò che trovarono li impietrì all'istante.

-Bongsoo!- esclamó Taeyoun.
L'uomo era legato e bendato ad una sedia. Sembrava stesse dormendo da seduto e la sua faccia era sporca di fuliggine.
-T-Taeyoun?- mormorò l'uomo con un filo di voce.
La ragazza si accostò al patrigno e cominció a slegarlo.
-No!- la fermó lui.
-Devi, andare da Taehyung prima.-
-Ma, Bongsoo... non posso lasciarti qua.-
-Devi fare come ti dico o non ci lasceranno andare via. Vai, da sola, salva Taehyung, si trova giù dalla collina,c'è una villa isolata nascosta dagli alberi... Poi torna qui e verrò con voi.-
La ragazza strinse la mano del patrigno per fargli capire che aveva capito e che non lo avrebbe abbandonato. Disse a Jackson di sorvegliare l'uomo e di nascondersi all'istante nel caso fosse arrivato qualcuno.
Lei invece, si diresse verso il punto che Bongsoo le aveva indicato. Segui il sentiero e si ritrovò di fronte alla villa. In effetti non era facile vederla senza sapere della sua esistenza. Ma Youn non impiego troppo tempo.
La villa era in ristrutturazione, perciò risultava disabitata in quel momento, se non per alcuni individui. Probabilmente i rapitori.
Taeyoun si armó di coraggio, e brandendo la speranza di ritrovare suo fratello, suonó il campanello.
Il portone non si aprì subito, ma quando lo fece con un cigolio metallico, il sangue caldo di Youn parve defluirle dal corpo. Nel cortile erano stati piazzati dei barili con alcune fiamme ardenti che illuminavano l'ambiente circostante: travi, assi e Sacchi di cemento riversi a terra.
L'interno della casa era tetro, illuminato solo da luci al neon che facevamo scintillare la polvere accumulata su teloni di nylon. Tutto era ricoperto dai teli, a parte alcune gabbie. Sembravano gabbie per uccelli. Ce ne erano moltissime di ogni forma e dimensione.
E in una, nemmeno la più grande, stava raggomitolato Taehyung.
La sorella si precipitò dal piccolo.
-Taetae, ti hanno fatto male?-
Lui aprì gli occhi e li sgranó nel vedere la sorella.
-Sto sognando Yu?- mormorò con la sua vocina.
-No, Tae, sono qui veramente.-
Solo Taehyung la chiamava Yu, era un soprannome tenero che le aveva affibbiato quand'era ancora più piccolo.
-Vacci piano, ragazzina.- fece una voce.
-Suvvia, signor Ching, lasci che saluti suo fratello.- rispose un'altra, era calma, profonda e sinistra.
Taeyoun si alzò da terra e guardó i suoi interlocutori.
-Sono qui. Ho i soldi. Ora lasciate andare mio fratello.-
L'uomo dalla voce calma ridacchió.
-Mi piaci cara ragazza, Bongsoo l'aveva detto che sei un tipo tosto. Controlliamo il prezzo.-
Youn aprì il borsone e prese una mazzetta di Won come dimostrazione.
L'altro uomo, quello che aveva parlato per primo, si avvicinò per controllare il denaro poi con un gesto della mano che Youn non poté percepire nemmeno, confermó al suo capo che i soldi erano veri ed erano la somma richiesta.
-Io sono il Mae. Ricordalo. Hai mantenuto la promessa, Bongsoo ha saldato il suo debito. Prendi tuo fratello e andate, non siete più affar mio.-
La gabbia per uccelli venne aperta e il piccolo corse ad abbracciare la sorella piangendo disperato.
Lei gli accarezzó piano la nuca e prendendolo per mano si diresse verso l'uscita, più velocemente che potè senza però sembrare spaventata.
Taehyung camminava senza lamentarsi tenendo la sorella per mano. Il sollievo che Youn provava non si poteva descrivere.
Quando si fu lasciata alle spalle la villa potè finalmente respirare di nuovo.
Si accorse di dover anche andare al bagno ma cercó di trattenersi perché se si fosse fermata le gambe sarebbero cedute.
Finalmente tornó alla casa diroccata dove aveva trovato Bongsoo.
Ma con sua totale sorpresa e con orrore appurò che di Bongsoo rimanevano solo la sedia, e la benda.
Youn provó un brivido di freddo lungo la schiena, ma la visione peggiore fu Jackson, disteso per terra, incosciente.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
MUL [Jackson Wang]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora