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A Taeyoun il kpop non interessava. Era tornata in Corea da pochi anni, dopo essere cresciuta in Cina, ma adesso si era trasferita in Corea, con sua madre e suo fratello minore, nato dal secondo matrimonio della madre. Il patrigno era un'insegnante di canto per una casa discografica in Corea e, dal momento che tra loro non scorreva buon sangue, Youn si era tenuta alla larga da quel mondo estremamente commercializzato, come ella stessa lo definiva.
Ma ora si ritrovava con in mano i biglietti per il concerto dei Got7.
-Oddio che cosa ho fatto. Mia madre mi ucciderà. Perché sono stata così avventata? Perché sono così ?-
-Beh- intervenne Minjeen mentre sorseggiava il brodo dei suoi noodles, -potevi anche solo prendere i biglietti regolari solo per me e mia sorella. Al posto di questi per tutte e tre.-
-Ma posso anche non presentarmi al fan meeting! Non ho intenzione di vederli faccia a faccia. Non mi interessa.-
-Sei pazza. Sei la prima ragazza coreana che non va matta per nessun idol. Quando avevo quindici anni progettavo di rapire G-dragon.-
Youn scoppió a ridere.
-Ti ci vedo a fare la maniaca sessuale di un idol!-
-Tu non puoi capire, quel ragazzo è illegale! -
-Sei inquietante se lo dici mentre sorseggi il brodo.-
Risero attirando l'attenzione di ogni singola persona nel ristorante in cui stavano pranzando.

-Mamma devo dirti una cosa...- incominciò la ragazza titubante.
-Cosa? Sei incinta?-
-Eh? No! Per niente! -
-Seriamente vivo nel terrore che tu possa fare la mia fine!- disse la madre e il suo tono di voce sembrava molto in apprensione.
-Ma no mamma, le so queste cose... ma volevo parlarti di un'altra cosa, meno grave.-
-Ah- la donna si ricompose.
-Dalla tua faccia pensavo di dovermi preparare al peggio.- ammise.
La madre di Youn era una bellissima donna cinese, che aveva sempre lavorato di ristorante in ristorante, poiché di famiglia povera, doveva accontentarsi di fare doppi turni come cameriera in due ristoranti diversi e tutto ciò lo faceva per poter crescere la sua bambina avuta quando aveva 20 anni.
-Ecco... di recente... ho comprato dei biwhahis... -
-Dei cosa? Perché bofonchi? Prometto che non ti farò nulla.- giuró con una mano sul cuore.
-A meno che tu non abbia comprato qualcosa con la mia carta!-
Dal silenzio della figlia, la madre capì subito che aveva azzeccato.
Fece un enorme respiro per calmarsi e cominció a contare in cinese fino a dieci.
-Mamma ti restituirò tutto! Lo giuro!- si affrettò a dire.
-Che cosa hai comprato?-
-Biglietti ... per un concerto! -
-Va bene. Allora chiamerò Bongsoo così che te li possano rimborsare.-
Bongsoo era appunto il patrigno di Youn.
-Non c'è bisogno di metterlo in mezzo! O mi darà della stupida come al solito.- protestó lei.
-Se ti darà della stupida lo picchierò, d'accordo ?-
La madre rise un poco tra sè, anche se non sembrava divertita e compose il numero del marito.
Quel che successe fu che un insegnante di canto non poteva rimborsarle un biglietto è così, per poter ripagare la madre, Youn fu costretta a dare una mano a lavoro all'odiato Bongsoo.

Il lunedì seguente Taeyoun si era svegliata di pessimo umore.
-Mamma come faccio con gli studi universitari se devo lavorare con Bongsoo?- provó a farle cambiare idea, ma la madre le mise un panino alla marmellata in bocca e la spinse fuori dalla porta dove Bongsoo la stava aspettando.
'Non mi sono neanche pettinata'
Pensó.
'Ma sembro comunque più rispettabile di questo tipo' si riferiva al patrigno.
-Sei emozionata?- chiese l'uomo mentre si dirigevano al lavoro.
-Un mondo-
-Oggi mi devi aiutare con un soggetto molto particolare. Sai cantare tu per caso? -
-Sono stonata come una campana.-
-A ecco perché non mi canti mai gli auguri di compleanno alle feste.-
Bongsoo aveva un umorismo veramente seccante a volte.

Arrivati sul posto, Bongsoo vece fare un giro alla figliastra. Le mostró dove registravano le canzoni, dove gli idol si esercitavano con le coreografie e altre stanze.
-Devo sistemare alcune cose, nel frattempo fai due chiacchiere con il mio studente più cocciuto, insegnali bene a parlare coreano, ciao- così dicendo la spinse dentro una stanzetta insonorizzata, con le pareti bianchissime. Ad un angolo era sistemata una tastiera, e nel mezzo un tavolo bianco con due sedie. Sembrava la stanza per gli interrogatori.
Le pareti erano così bianche e fredde che Youn si strinse rabbrividendo.
-Freddo?- disse una voce.
Davanti a lei un ragazzo, seduto ad una sedia. Aveva un accento strano. E un ciuffo di capelli candidi come la stanza stessa.
-Sono Jackson.- disse.
Youn si paralizzó. Quel nome... quella voce. Ma no non poteva essere. Era solo un ricordo che le era tornato in mente.
Il ragazzo davanti a lei era piuttosto muscoloso, aveva un collo spesso e due braccia, incrociate sul petto, grandi e possenti. Erano belle. Ma Youn preferiva i fisici più secchi.
-Mm ... io sono Taeyoun.-
-Sei una nuova insegnante? -
Lei scosse la testa.
-Non so cantare.-
-Io, si, ovviamente.- e sorrise compiaciuto di se stesso.
-Peró mi costringono a fare lezioni lo stesso. Siccome sono stato a riposo per un po' di giorni, pensano che mi sia rammollito.-
Youn si guardó intorno sentendosi a disagio.
-Cosa stai cercando con lo sguardo? La cosa più bella nella stanza è proprio qui.- commentó lui indicandosi col pollice.
Lei cerco di soffocare una risata.
Un montato. Come immaginava. Però era stata una battuta divertente, doveva concederglielo.
-Immagino che dovrò aspettare qui, finché Bongsoo non sbrigherà le sue 'faccende'.-
-Se non sei un'insegnante... allora chi sei? - chiese lui alzandosi dalla sedia e cominciando a scrutare la ragazza.
Jackson si avvicinò a lei. Aveva gli occhi stretti in due fessure.
-È meglio che vada allora.-
-Ma dove vai?.-
A Taeyoun non piaceva affatto quando la costringevano a rimanere in un posto o quando i maschi le si avvicinavano senza un apparente motivo, o peggio, senza permesso.
La ragazza fece per girare la maniglia della porta per fiondarsi nel corridoio, ma lui la bloccó.
'Ma cosa vuole?'
Pensava che le avrebbe bloccato il polso o cose del genere, invece lui mise una mano sulla sua che era sulla maniglia.
Lei provó ad aprirla, ma la maniglia sembrava incastrata, Taeyoun cominció a spaventarsi sul serio.
-Stai ferma, la porta è difettosa.- confessó lui.
-Ti sto solo aiutando ad aprirla, senza che ti spaventi.-
In qualche modo Youn si sentì tranquillizzata. La voce di Jackson infondeva fiducia in lei.
-Ah.-
-Adesso lo stupefacente Jackson l'aprirà per lei signorina.-
Nel frattempo Youn si era scostata per permettergli di aprirla, era speranzosa.
Jackson cominció a tirare e spingere con insistenza. Ma la maniglia non ne voleva sapere di aprirsi. Per lo sforzo le si erano gonfiare le vene del collo.
-Maledizione.- imprecó.
Poi si fermó di colpo. La sua forza era vana contro la porta malefica.
Jackson rimase un attimo ad analizzare la situazione, con una mano sul fianco e l'altra ad accarezzarsi il mento. Un vero pensatore.
Dopo cinque secondi si buttò a terra disperato.
-Oh dio mio! Rimarremmo bloccati qui in eterno! Tutti i miei sogni svaniscono! O signore! Perché ? -
'Era seriamente così imbecille o stava scherzando?'
Youn scoppió a ridere.
-Forza, spostati, provo io.- annunció lei, era piuttosto sicura che con la sua intelligenza avrebbe aperto la porta.
Con sicurezza infiló una forcina per capelli, lasciando che una ciocca di capelli neri le ricadesse sul viso, dentro la serratura e cominció a trafficare con l'arnese.
Poco dopo so sentì un tac. Ma non era la porta che si apriva bensì la forcina che si rompeva.
Una sola forcina, una sola porta, nessuna finestra.
-Siamo destinati a morire qui.- disse lei infine.
Taeyoun per la prima volta nella sua vita si era arresa.

MUL [Jackson Wang]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora