'Dicono che non potrò più tornare a Seoul, dicono che è troppo pericoloso per me, ma che se lo vorrò potrei restare in Corea con i miei nonni paterni, mentre mia madre partirà per Hong Kong. In ogni caso la mia vita si è spezzata.
Non tornerò più nel bell'appartamento di Bongsoo, ma credo che resterò per un po' con i miei nonni, così da conoscerli meglio.'
-Tesoro cosa fai?- la nonna interruppe Youn mentre scriveva.
-Scrivo una mail alla mia migliore amica Minjeen. Ma non trovo più il mio cellulare.- spiegò Youn.
-Ah va bene, la cena è quasi pronta.- disse la nonna dandole una carezza sulla testa.
Era un'anziana donna amorevole a cui era mancato il fatto di non aver potuto crescere nessun nipote. Quindi ora trattava Youn come una bambina.
Il padre di Youn, non viveva con loro, nessuno sapeva esattamente che lavoro facesse o per chi lavorasse, e presto Youn imparò a non chiederselo più.
-Taeyoun.- la chiamò una voce alla porta.
La nonna era andata via e al suo posto di era comparso proprio lui: Suo padre.
-Ah sei tu! Entra pure- esclamò Youn, si sentiva un po' in imbarazzo in sua presenza.
-Questa era la mia camera da bambino.- disse l'uomo entrando nella stanza. Aveva uno sguardo malinconico e lontano, inafferrabile, lo sguardo di qualcuno che ne ha passate tante.
Youn moriva dalla voglia di chiederli come si fosse procurato quella cicatrice sulla gola, ma pensò che avrebbe avuto tutto il tempo di chiederglielo e di conoscerlo meglio.
-Volevo solo dirti, che mi dispiace. So che è banale dopo diciannove anni chiederti scusa, ma è corretto che io lo faccia. - l'uomo sembrava teso.
-Non è necessario che tu ti scusi, per qualche strana ragione ogni uomo o ragazzo nella mia vita finisce per abbandonarmi, ma sono sicura ci siano delle buone ragioni...- disse lei, anche se non ci credeva fino in fondo. Seduta allo scrittoio, la ragazza si teneva le mani in grembo, guardandosi i palmi. Faceva così quando si sentiva assalita da una tristezza improvvisa. Si guardava le mani e pensava: 'Ho la forza per superare tutto.'
Ma questa volta, non poteva negare di quanto le mancasse Jackson e di quanto fosse rimasta ferita dalle sue parole.
-Sembra così, ma in realtà noi ti continuiamo a proteggere da dietro le quinte e ti pensiamo.- spiegò il padre. Parlava di se stesso, ma Youn avrebbe voluto pensare valesse anche per Jackson.
Ma ovviamente un idol coreano, famoso e pieno di impegni, si era per forza dovuto dimenticare di lei. Era stata così stupida a sperare di poter anche solo essere sua amica.
-Lo so. Grazie.- disse Youn sorridendo debolmente.
-Ah, Taeyoun. Prima che vada... c'era un ragazzo...- cominció l'uomo fermandosi sulla soglia.
-Cosa?- chiese la figlia alzando lo sguardo verso di lui.
-Non so chi fosse, ma ti cercava. E mi ha seguito per trovarti. Se non fosse stato per lui non avrei mai saputo che ti stavano portando via. Aveva i capelli candidi, più o meno alto così. Credo che se dovessi rivederlo dovrei ringraziarlo...- il padre si fermò a soppesare le parole che aveva detto, poi uscì dalla stanza.
-Jackson... era venuto a salvarmi...-
Youn sentiva una commozione crescente attraversarla e cominciò a piangere.
Si precipitò a prendere la giacca, quella che indossava il giorno in cui Chungsin l'aveva portata via. Rovistò in tutte le tasche alla ricerca di qualcosa, finché finalmente non tastò la superficie piatta e lucida della moneta.
La strinse a sé e poi la lanciò in aria.'Quando sarò partito, lanciala. Se esce testa vuole che ti sto pensando.'
Ricordò le sue parole mentre la moneta volteggiava in aria per poi precipitarle di nuovo sul palmo della mano. Youn guardò la moneta.
Testa.
Tornata a Seoul, Minjeen, si precipitò da Jiho per sapere se aveva notizie di Youn. Non aveva più saputo nulla, il telefono di Youn sembrava disperso, l'ultimo messaggio che aveva ricevuto l'aveva lasciata confusa e dubbiosa.
Jiho non ne sapeva molto, ma le disse che la madre di Youn e il fratellino erano partiti per chissà dove svuotando l'appartamento delle loro cose.
-Hai provato a controllare tra le mail?- chiese Jiho.
-No! Cioè non credo che Youn mi mandi una e-mail di posta elettronica!-
Lui scosse la testa.
-Sei proprio una testona! Se non ha il telefono, potrebbe averti contattata tramite computer non credi?-
-Ah sì, giusto! Ora guardò! Ma non permetterti più!-
Aveva ricevuto veramente una mail sul suo indirizzo di posta elettronica. Come aveva fatto a non pensarci?
Taeyoun le aveva scritto subito, raccontandole ogni cosa che le era successa e scusandosi se l'aveva fatta preoccupare.
-Ma allora non si è dimenticata di me!- esclamò e scoppiò a piangere.
-Oddio, ma che fai ti metti a piangere?- chiese Jiho sconcertato.
-Sì!- singhiozzò la ragazza.
-Per tutto questo tempo pensavo che Youn mi odiasse, e io, e io ero d-disperata.- si soffiò il naso, -Ho temuto anche il peggio per lei! E piango anche perché sono così stupida!-
Jiho alzò gli occhi al cielo.
-Ora smettila di frignare o sarò costretto a consolarti, e l'idea di repelle.- annunciò mettendole una mano sulla spalla.
-Come fai ad essere così insensibile mentre una ragazza piange davanti a te?- singhiozzò lei tirando su col naso.
-Dai vieni, farò finta di non aver sentito che mi hai dato dell'insensibile.-
Jiho la fece sedere sul suo divano poi andò in cucina e le preparò una tisana.
-Ecco bevi.- disse porgendogliela.
Dopo aver sorseggiato la tisana, Minjeen si era un po' tranquillizzata.
Jiho continuava ad aggirarsi per casa, sembrava indaffarato, come se avesse mille cose da fare.
-Jiho, ma dov'è la signora Woo.- chiese Minjeen.
Il ragazzo si bloccò. Minjeen era alle sue spalle e gli guardava la schiena.
-La mamma... è... morta.- ammise con un filo di voce.
Jiho aspettò che Minjeen dicesse qualcosa, che gli rispondesse che le dispiaceva e che non lo sapeva, o altre cose. Frasi che molte altre persone gli avevano detto.
Non biasimava nessuno se le uniche cose che sapevano dire sulla morte della madre erano queste. Nemmeno lui al loro posto avrebbe saputo come confortarlo. Ma Min non disse nulla.
Jiho attese e quando ormai pensava di essere rimasto solo in casa si sentì abbracciare dolcemente da dietro.
Sentì Minjeen nascondere il proprio viso dietro la sua schiena e cominciare a piangere nuovamente.
Le sue piccole manine lo stringevano, e lui si sentì invaso da un calore improvviso.
Quando si sciolse dall'abbraccio che la ragazza gli aveva regalato, decise di non poter guardare le lacrime sulle guance di Min e la baciò.
Con una mano le teneva dolcemente la testa sollevata e premeva le sue labbra contro quelle di lei.
Minjeen aveva le labbra dolci, del sapore della tisana che aveva appena bevuto. Vaniglia. Ma erano anche salate a causa delle lacrime.
La ragazza si aggrappò al maglione di Jiho per non perdere l'equilibrio, poiché le sue gambe si erano fatte molli. Mentre il suo cuore le batteva all'impazzata nel petto.
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MUL [Jackson Wang]
FanficIl destino trova sempre il modo di tornare da noi. Da bambina Taeyoun, una ragazza di padre coreano e madre cinese, viene salvata da un ragazzino e da quel momento continua a sperare di incontrarlo di nuovo prima o poi. Tutto cambia quando incontra...