Taeyoun aveva steso degli asciugamani sul divano per farci sedere Jackson.
Appese la giacca del ragazzo al termosifone con moltissima cura e gli porse altre asciugamani calde.
-Allora, come mai eri da queste parti con questa pioggia?-
-Passeggiavo.- rispose il ragazzo.
-Passeggiavi...-
Lui le sorrise senza nessun motivo. Perché faceva così?
-La signora Ji?- chiese lui guardandosi intorno.
-Mamma è andata a fare una visita di controllo. Siamo solo io te e mio fratello.-
-Una visita? Va tutto bene? Se posso chiedere?-
-Certo. Più che bene. La mamma è incinta.- ammise lei sedendosi accanto al ragazzo.Parlarono delle loro famiglie, del fratello maggiore di Jackson che viveva in Australia, delle loro madri e dei loro padri, profondamente diversi. Davanti ad una cioccolata calda giocarono insieme a Taehyung. Dietro di loro Seoul pioveva a dirotto. L'acqua sbatteva contro i vetri ticchettando e nel frattempo si fece sera. Quando Taehyung tornó in camera sua a finire i compiti Jackson si rese conto dell'ora.
-Temo di dover andare adesso.- disse Jackson.
-Ma non ha ancora smesso di piovere.- notó Youn.
-So che ti dispiace che me ne vado.- le mormorò all'orecchio.
Youn rabbrividì.
-J-Jackson... perché fai così?- chiese d'istinto.
-Così come.-
-Così, come hai appena fatto.- e imitò il suo gesto dicendoglielo all'orecchio.
-Perché Youn, tu sembri non provare mai emozioni. Sembra che nulla di ciò che faccio o dico ti faccia effetto. Quindi con te posso essere me stesso.-
Quella frase, Taeyoun non sapeva proprio come prenderla. Da una parte era felice che lui si sentisse a suo agio con lei, ma si sbagliava. Non aveva capito come la faceva sentire ogni volta che si avvicinava in quel modo a lei.
-Guarda che ti stai sbagliando.- disse la ragazza guardando verso il basso.
-Cosa?-
Youn non rispose, se avesse continuato avrebbe rovinato tutto. Dire a Jackson cosa provava per lui l'avrebbe portato ad allontanarsi da lei.
-Non è vero che non provo emozioni.- ammise.
Non sapeva sè quella frase bastasse affinché lui capisse.
Jackson la guardava con attenzione. Sentiva il suo sguardo addosso, si sentiva così indifesa.
-La verità è che io...-
C'era quasi. Ormai doveva dirglielo. Doveva dirgli cosa provava. Se l'avesse fatto, Jackson l'avrebbe trattata in un modo diverso. Forse sarebbe stato meglio.-Io sono innamorata di un ragazzo da tanto tempo.-
Non sapeva nemmeno lei perché avesse detto questo. Risollevò lo sguardo e incontrare il viso di Jackson le fece male.
-Ah, quindi c'è qualcuno nel tuo cuore.- disse lui sorridendole. Sembrava essersi rasserenato all'improvviso.
'Sei tu! Sei tu' diceva una voce nella testa di Youn. Ma non ebbe il coraggio di dirlo.
-Scommetto che è Jb.- ipotizzó lui prendendola in giro.
-Non è Jb!- protestó lei.
Jackson rideva canzonandola. Nel frattempo si avvicinarono alla porta di casa.
-Ho indovinato! È lui!-
-No in realtà è qualcuno che vive ad Hong Kong.- lo informò lei.
Jackson mise la giacca e le scarpe ed uscì dalla porta. Si voltò per guardare Youn.
-Allora sarai felice di tornare ad Hong Kong.-
Lei annuì, in realtà sentiva il cuore a pezzi.
-Allora penso proprio che tu debba andarci.- disse lui serio.
Si avvicinò a Youn e l'abbracciò.
La ragazza giurò di non essere mai stata abbracciata così forte da qualcuno. Con le sue braccia Jackson la circondava completamente.
Quando la lasciò andare Youn fece istintivamente un passo in avanti verso il suo amore impossibile. Ma rimase a guardarlo raggiungere l'ascensore.
Richiuse la porta e vi appoggiò la fronte un momento.
Una lacrima le corse lungo la guancia.
'Io non piango mai' si disse. Ma stava mentendo.Minjeen non credeva ai suoi occhi. Tra le mani teneva una preziosissima foto di Jiho.
-Oddio, Youn come farò a smettere di guardarla?- chiese disperata.
-È incredibile come non abbia mai capito quanto ti piacesse il mio vicino di casa. Presumo che sei mia amica solo per questo.-
-In buona parte è per quello.- scherzò la ragazza.
-Mi raccomando fai attenzione a Busan. -
-Sì lo so già.-
Anche quel giorno pioveva a dirotto.
Finita l'università Youn salutó la sua migliore amica e si avviò verso casa.
Le squilló il telefono mentre camminava lungo il fiume Han. Mentre cercava di prenderlo dalla tasca della giacca le scivolò l'ombrello. Ma non sentì la pioggia fredda piombarle addosso. Qualcuno la stava coprendo con l'ombrello. Youn sollevo lo sguardo. Un uomo, sulla quarantina le stava reggendo l'ombrello sulla testa. Un cappello nero gli proteggeva il viso dalla pioggia, ma il suo cappotto era grondante di acqua.
Restituì l'ombrello a Youn e senza dire nulla si allontanò.
-Grazie.- mormoró Youn attonita.
Il cellulare squillava ancora.
-Pronto?-
Era Jackson.
-Youn. Devo parlarti urgentemente.-Poco dopo si incontrarono nella solita caffetteria dove solevano parlare sulla scomparsa di Bongsoo.
-Ieri sera...- iniziò il ragazzo.
-Ho notato qualcuno appostato sotto casa tua. Però qualcosa in lui mi faceva pensare si trattasse di Bongsoo.-
-Oddio tu credi che ci tenga d'occhio stando sotto casa nostra?-
Lui annuì.
-Spero di sbagliarmi. Ma la storia non è finita, anzi si sta facendo più inquietante.-
Youn sospirò.
-Non sono sicuro di volerti lasciare andare in giro da sola sapendo questo.-
-Jackson ma si può sapere perché ti preoccupi tanto? -
-Perché siamo amici.- ammise lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Forse lo erano sul serio, ma Youn era così persa nei suoi sentimenti ben più grandi di una semplice amicizia, che non se ne era resa conto.
-Allora in nome della nostra amicizia stai tranquillo e cerca di non metterti nei guai per colpa mia.-
-Se pensi che sia così facile liberarti di me ti sbagli di grosso.- disse lui con un smagliante sorriso.
-Cosa intendo fare? Seguirmi dappertutto?-
-Sai che non posso. Però ci incontreremo più spesso d'ora in poi.- affermó incrociandosi le braccia davanti al petto.
Taeyoun si ripromise di ringraziare Bongsoo per essere così inquietante e averle dato questa fortuna.
Jackson accompagnò la ragazza per un tratto poi si separarono.-Mamma, sono tornata.-
Nessuna risposta. Era strano Youn pensava di trovare la madre in casa a quell'ora.
Andó in camera della madre per vedere se fosse là. Accese la luce.
La camera matrimoniale era irriconoscibile. Le finestre erano chiuse, le serrande abbassate, il letto disfatto e la polvere era posata sui comodini. La mamma non aveva più riordinato da quando Bongsoo era sparito.
Youn si avvicinò con cautela al comodino della madre dove trovò un biglietto.
Lo lesse.
Bongsoo riferiva alla moglie che si era indebitato molto con una certa organizzazione criminale. Quindi era fuggito per non farsi ritrovare. Non sarebbe tornato e chiedeva di non cercarlo più. La lettera era datata lo stesso giorno della lettera in cui veniva riferito il rapimento del fratello di Youn con la richiesta di riscatto.
La carta usata nelle due lettere era la stessa.
Un dubbio si insinuò nella mente di Youn: e se il rapimento fosse stata un'idea di Bongsoo? Se avesse chiesto alla banda di rapire il figlio per ottenere dalla madre i soldi?
Quando sentì la madre rientrare in casa, Youn si apprestò ad uscire dalla stanza.
La mamma era rientrata, aveva i capelli un po' umidi e l'impermeabile gocciolava per terra.
Tra le mani reggeva le borse della spesa.
Con tranquillità salutò la figlia e lasciò che l'aiutasse con le buste.
Ora era chiaro il motivo per cui la mamma voleva tornare ad Hong Kong. Non c'era più niente a Seoul per lei, se non spiacevoli ricordi.
-Mamma, io ho deciso... che non verrò ad Hong Kong.- affermò la ragazza.
La madre rimase sbigottita come se l'avesse appena schiaffeggiata.
-Tu cosa?-
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MUL [Jackson Wang]
Fiksi PenggemarIl destino trova sempre il modo di tornare da noi. Da bambina Taeyoun, una ragazza di padre coreano e madre cinese, viene salvata da un ragazzino e da quel momento continua a sperare di incontrarlo di nuovo prima o poi. Tutto cambia quando incontra...