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Il Mae era un uomo robusto, alto, coi sottili capelli grigiastri pettinati all'indietro. Sempre vestito elegantemente, con un vecchio monocolo attaccato al taschino della giacca. Talvolta, quando pensava intensamente a qualcosa, soleva passarsi tra le dita il monocolo come se questo potesse aiutarlo a pensare meglio.
I suoi secondi erano Zero e Hyungjae, un meticcio di origini thailandesi. Era stato lui a costudire le chiavi della gabbia in cui avevano confinato il piccolo Taehyung.
In realtà il ragazzo, durante i giorni di sequestro, dava del cioccolato di nascosto al bambino e andava spesso a fargli visita per controllare che stesse bene.
Nonostante considerasse il Mae fin troppo spiegato nei confronti di un bambino, in fondo lo stimava e lo temeva allo stesso tempo. Non avrebbe mai fatto nulla che potesse nuocere al Mae, il quale lo considerava come un figlio adottivo.
Zero invece, era un ex agente, che era stato allontanato dal servizio poiché troppo violento, era lui che si occupava dei lavori più 'sporchi'.
Bongsoo sostava in piedi nel salotto del Mae.
Reggeva il bastone da passeggio a stento, poi gli tremavano le mani pietosamente.
-Hai appena saldato un debito, hai già bisogno di metterti nei guai?- diceva l'uomo seduto e sforzandosi di essere paziente per quello scarto umano che era Bongsoo.
-S-sono sicuro che troveremo un a-accordo.- balbettava l'uomo.
Sudava sulla fronte sentendosi osservare da Zero. L'uomo era infatti dietro di lui con le braccia conserte e un'espressione che pareva dire: ho voglia di ucciderti con le mie stesse mani.
-Vuoi sapere cosa penso?- riprese a dire il Mae.
-Ma certo S-signore.-
-Penso che se hai avuto il fegato di venire qua a chiedermi dei soldi è perché c'è qualcuno che ti fa più paura di me, e questo mi disturba alquanto. -
Fece una pausa per bere un sorso di tè.
-Quindi non chiederò a Zero di ucciderti, perché sono curioso di sapere di chi si tratta.-
L'altro fece una faccia delusa.
-Insomma, pensavo ne avessi abbastanza di questa vita, nel momento in cui mi hai chiesto di rapire tuo figlio affinché tua moglie ci rendesse il denaro. Tra l'altro molto giovane per essere tua moglie ...-
-Veramente quella era la mia figliastra.- ammise Bongsoo.
-È molto bella. Facciamo così, io ti darò i soldi e tu in cambio mi darai la tua bella figliastra.- disse il Mae non un ghigno soddisfatto.
Bongsoo non aveva nulla da perdere. Vendere la sua figliastra era la cosa più conveniente che potesse capitargli.
Firmarono l'accordo, soldi e in cambio la giovane Taeyoun, una merce preziosa.

Bongsoo tornò a casa, ormai non abitava più a Seoul, da quando aveva simulato l'incendio alla casa discografica.
Aprì la porta per trovarvi la sua unica vera figlia.
-Sono tornando, Chungsin.-
La ragazza gli buttò le braccia al collo.
-Papino mio!- esclamò.
-Tesoro caro, sei stata bene tutta sola?-
-Sì, ma mi sei mancato. Ho preparato il kimchi! E lo stufato di carne e patate.-
Chungsin lo prese per mano e lo portò in cucina.
Era un completo disastro. Pentole sporche ovunque, puzza di bruciato, piatti rotti per terra e posate sparse per il pavimento.
Lo stufato però sembrava avere un buon profumo. Mentre il kimchi aveva un colore strano.
Cenarono, poi Bongsoo sistemò il disastro che la figlia venticinquenne aveva combinato.
La sera si sedettero sul divano.
-Tesoro c'è una cosa che dovresti fare per il tuo papà.-
-Certo papà tutto per te!- disse lei con occhi luccicanti e desiderosi di tendere orgoglioso il proprio padre.
-Dovresti portarmi una persona, si chiama Taeyoun...-

Youn salutó la sua migliore amica che stava partendo per Busan. Le raccomandò di scoprire qualcosa su Jiho, con discrezione e di stare attenta.
-Agli ordini!- aveva esclamato Minjeen entusiasta per la partenza.
-Anche tu fai attenzione! Con quella tizia che ti segue come un pidocchio non c'è da stare tranquilli!- aggiunse.
Le due si abbracciarono poi Minjeen entrò in stazione.
Senza Jackson e senza Minjeen, Youn si sentiva definitivamente sola.
Tornò a casa immaginando Jackson al suo fianco, aveva ripercorso con lui quella strada decine di volte negli ultimi tempi.
Teneva una mano in tasca con cui giocava con la moneta che Jackson le aveva dato. Un regalo curioso, pensò sorridendo.
Davanti a casa l'uomo col cappello si palesò appostato sotto casa. Era da un po' di giorni che non si faceva vedere.
Youn vide che stava parlando proprio con Chungsin. Si nascose dietro un furgone parcheggiato.
I due sembravano discutere. La ragazza sorrideva maliziosamente, mentre l'uomo era imperturbabile come al solito. Lei gli diede un biglietto che aveva tenuto fino ad allora in borsa.
'Il tizio col cappello e Chungsin sono d'accordo per pedinarmi... non so cosa pensare. O forse non è me che stanno seguendo...'
Forse era Taehyung l'oggetto delle loro attenzioni, progettavano di rapirlo ancora? O forse, se centrava Bongsoo, forse il padre voleva riavere il figlio con sé.
Iniziò a nevicare. Forse questa volta la neve avrebbe attecchito al suolo.
Youn rabbrividì, forse nel suo cuore riteneva sua madre responsabile degli ultimi avvenimenti, poiché si era risposata con un uomo orribile.
E si sentiva abbandonata e senza protezione, la sensazione che aveva sempre avuto.
Salita al proprio piano con l'ascensore, arrivò al pianerottolo, quando le arrivò un messaggio: Jackson. Le stava inviando una sua foto.
Youn non poté trattenersi dal sorridere.
Era così bello, e lei era così cotta di lui da non riuscire più a preoccuparsi di nulla.

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MUL [Jackson Wang]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora