«Dov'è Niall?»
Alexia si sedette al tavolo con gli altri per fare colazione e guardò Liam. Lo stava proprio chiedendo a lei.
«E io che ne so?» chiese con un cipiglio.
«È strano che non sia ancora sceso. Qualcuno dovrebbe andare a chiamarlo.» aggiunse Harry.
«Non si sarà addormentato il giorno della gara, figuratevi.» Cheryl liquidò la questione.
«Sarebbe meglio che qualcuno vada a chiamarlo.» ribadì Harry poco convinto.
«Vai tu.» disse Louis e tutti lo guardarono per capire con chi stesse effettivamente parlando.
Quando Alexia si rese conto che stava guardando proprio lei, rimase un attimo attonita. «Io?»
Prima Liam. Adesso Louis. Cosa avevano in mente quei due? Solo perché era scesa per ultima, non significava che stava con Niall, tanto da sapere dove fosse. E solo perché Louis aveva visto qualcosa che non aveva neanche molto valore, almeno per lei, non significava che avesse il diritto di fare castelli in aria. Insomma, era entrata in camera di Niall a Melbourne, e okay, ma lo aveva fatto senza il permesso del pilota. Sicuramente adesso il non invito rimaneva esattamente identico a prima. Perché loro non erano neanche amici.
Si erano per lo più ignorati da quando Niall era uscito da solo. Alexia continuava ancora a chiedersi dove fosse stato e se davvero si fosse fatto qualche bella ragazza. Magari più di una, dato che non lo aveva più visto fino al giorno dopo.
Poi erano partiti per il Gran Premio della Cina e Niall era stato troppo immerso nelle prove in pista.
«Sì.» confermò Louis con tranquillità.
«Perché dovrei andarci io? Sarebbe meglio se ci andasse uno dei suoi amici.»
Tutti e tre i ragazzi si guardarono. I loro sguardi dicevano tutto: svegliare (eventualmente) Niall prima di una gara? No, grazie. Magari con la ragazza la reazione sarebbe stata diversa. E in ogni caso, Alexia sembrava sempre cavarsela alla grande con Niall.
«E invece dovresti tu, perché sei l'unica che ancora non ha iniziato a mangiare.» Louis era stato davvero rapido a trovare una scusa.
Alexia guardò il suo piatto intatto e per un attimo fu davvero tentata di iniziare a mettere il cibo in bocca solo per fare un dispetto agli altri.
Alla fine sospirò e si alzò in piedi. «D'accordo. Vado io.» disse rassegnata, sollevando le mani in segno di resa.
Gli altri le sorrisero smaglianti.
«Buona fortuna.» le disse Cheryl e quando la rossa se ne andò borbottando un grazie, la mora guardò i tre ragazzi: «Siete dei vigliacchi. Mandare lei nella tana del leone.»
E tutti abbassarono gli occhi sul proprio cibo, decisamente colpevoli.
Alexia fece le scale a due a due per essere più veloce e aveva quasi il fiatone quando arrivò davanti alla porta della camera di Niall. Bussò sul legno un paio di volte, ma non ottenne risposta. «Niall.» chiamò ad alta voce continuando a bussare, con più forza. Non avrebbe voluto aver fatto un viaggio a vuoto. Doveva tornare di sotto vincitrice con Niall al seguito. Si appoggiò alla maniglia e involontariamente la tirò giù. Quasi cadde in avanti. Non si aspettava certo che la porta fosse aperta. Rimase un attimo immobile sulla soglia, indecisa su cosa fare. Ah, al diavolo. Se dormiva avrebbe dovuto svegliarlo, giusto? Fece un paio di passi in avanti. La stanza era illuminata, le tapparelle delle finestre accuratamente sollevate. Il letto era vuoto e il borsone del pilota adagiato sulla scrivania. - Niall? - per un attimo pensò che il pilota non fosse in camera, ma poi lo sciacquone venne tirato in bagno e la rossa voltò la testa verso la porta nell'angolo della stanza.
Temette le conseguenze qualora Niall fosse uscito dal bagno e l'avesse trovata lì. Ma prima che potesse solo tornare fuori dalla stanza e magari andare a comunicare agli altri che era sveglio e che quindi sarebbe sceso prima o poi, un gemito le fece drizzare le orecchie. Di certo, non era un gemito di piacere quello. Poteva essere definito più un gemito di dolore. Fece d'istinto un paio di passi verso quella porta. «Cazzo.» sentì la voce di Niall che piagnucolava oltre il muro. Alexia si rese conto che la porta del bagno era soltanto socchiusa.
Sospirò e ci bussò comunque sopra, prima di chiedere: «Niall, tutto bene?»
Aspettò qualche attimo, se fosse stato in condizioni spiacevoli avrebbe così avuto tutto il tempo per darsi una sistemata. Non ottenne comunque la minima risposta. Neanche l'insulto che si sarebbe aspettata. Così, aprì piano la porta.
Niall era seduto per terra vicino al water con la testa tra le mani. Aveva già addosso la sua divisa da pilota, quindi probabilmente era pronto per scendere, prima che si chiudesse in bagno. L'aria decisamente viziata fece storcere il naso alla ragazza.
«Stai male.» non era suonata come una domanda, ma più come una constatazione.
Niall sollevò finalmente gli occhi su di lei. Il suo viso era un po' pallido, più del solito. «Perché stai sempre nella mia stanza?» si ritrovò a chiedere, nonostante si trovasse in quelle condizioni.
«Gli altri volevano che venissi a chiamarti, temevano dormissi ancora. E la porta era aperta. Perché lasci sempre la porta aperta?»
Niall non rispose. «Oh, diavolo.» borbottò invece, prima di piegarsi verso il water e tornare a vomitare.
Il primo istinto di Alexia fu quello di avvicinarsi al ragazzo, senza curarsi di nulla. Anche se probabilmente il volere di Niall non era lo stesso. Non ci dovette neanche pensare più di tanto. Ovviamente seguì il suo istinto.
E si ritrovò in ginocchio accanto a Niall, un po' più indietro rispetto a lui. Gli passò una mano sulla schiena. Dopotutto se Niall avesse voluto insultarla, colpirla o mandarla via l'avrebbe già fatto, no?
«Merda, che schifo.» borbottò, prima di tirare lo sciacquone e abbassare la tavoloccia. Poggiò le braccia su di essa e ci affondò la testa, nascondendo i suoi occhi da quelli della ragazza.
«Hai finito?» chiese Alexia, facendo salire la mano dalla sua schiena al suo collo. Niall rabbrividì e sperò che lei non se ne fosse accorta. Gli accarezzò i capelli alla base del collo e la mascella di Niall si serrò, così come i suoi occhi, che strinse quasi involontariamente, mentre le dita della ragazza si infilavano tra i suoi capelli biondi. Ringraziò che il suo viso fosse coperto. Almeno avrebbe potuto cercare di far calmare il rossore che sentiva sorgere sulle sue guance. L'ansia che lo aveva svegliato quella mattina e che lo aveva fatto piegare in due davanti al water, sembrava momentaneamente essere sparita nel nulla. Non era di certo la prima volta che aveva quei problemi di ansia prima di una gara, ma era sicuramente la prima volta che veniva distratto così velocemente.
«Credo di sì.» sussurrò, non muovendo un muscolo. Quei muscoli che a poco a poco si stavano sciogliendo, rilassandosi sotto quei tocchi troppo delicati, forse un po' timorosi.
Né Alexia né Niall avrebbe saputo dire quanto tempo rimasero in quel modo. Alla ragazza sembrava quasi che il pilota si fosse addormentato. Ma dopo un po', voltò la testa verso di lei, lasciandola poggiata sulle braccia. La mano di Alexia scivolò lungo il collo del pilota, andando involontariamente a sfiorare il suo mento quando ritirò il braccio. Tentò un piccolo sorriso, ma Niall la guardava e basta. Aveva uno sguardo che Alexia non riusciva a leggere, a decifrare. Non era, come dire, indifferente. Non era neanche freddo. Non riusciva proprio a capire, perché non glielo avesse mai visto addosso.
Niall distolse lo sguardo dopo qualche attimo e sospirò, passandosi una mano sul viso e iniziando a tirarsi in piedi.
«È stato il pesce crudo.» si giustificò. Entrambi sapevano che Niall, a differenza degli altri, non lo aveva mangiato in quei giorni. Non prima della gara, almeno. Alexia però non commentò. Si alzò anche lei in piedi e poggiò la schiena contro il muro, mentre Niall afferrava il suo spazzolino, lo riempiva di dentifricio e se lo ficcava in bocca, per lavarsi i denti e mandar via il saporaccio.
Alexia lo guardava dallo specchio, mentre Niall le lanciava solo piccole occhiate ad intermittenza.
«Non hai proprio intenzione di andartene, vero?» disse, quando ebbe di nuovo la bocca pulita e libera.
«Gli altri si aspettano che torni con te.»
«Gli altri penseranno che ti ho scopata, visto quanto ci stai mettendo.»
Alexia non fece una piega a quel commento, rimase completamente impassibile. «O che mi hai uccisa.» Plausibile anche quello.
«Sai cosa? Che si fottano gli altri. Potevano venire loro a chiamarmi.» terminò uscendo finalmente dal bagno. Alexia lo seguì.
Niall adesso aveva un sorrisino sul viso. La guardò sollevando le sopracciglia per un attimo, senza dire una parola, ma mostrando malizia. Sembrava gli fosse appena venuta un'idea. Alexia era confusa, che diavolo aveva in mente?
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Ad Alta Velocità ||Niall Horan||
FanfictionAlexia Valery lavora come modella dall'età di sedici anni. È abituata a quella vita da riflettori, nonostante dietro il suo lavoro si nasconda una vita privata molto tranquilla, dove il centro del suo mondo resta la famiglia: suo fratello, sua sorel...