28) Passato

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[AVVISO PRIMA DI INIZIARE: Mi sembra giusto avvertire del fatto che questo capitolo tratti di tematiche più delicate rispetto al resto della storia. Non mi trucidate... e buona lettura! 😗]

Gli occhi di Niall si spalancarono di colpo. Si guardò intorno, la sua stanza era ancora buia. Nessun maledetto orologio stava in quella camera, quindi non poteva vedere che ore fossero. Grazie a dio, quella sera, si era addormentato vestito. Dopotutto, lo faceva ogni giovedì, perché sapeva che le probabilità erano maggiori. Si mise a sedere in fretta, alla ricerca delle scarpe e le infilò con maestria. Non scioglieva mai i lacci proprio per essere più veloce. Sentì dei passi pesanti e strascicati avvicinarsi alla sua camera. «Nehialla.» il suo nome storpiato da quella voce. Era ubriaco. Il ragazzo afferrò lo zaino già pronto sopra la sedia e si nascose dietro alla porta, che si era aperta solo un paio di secondi dopo. «Sveglia, testa di cazzo.» aveva biascicato quell'uomo facendo diversi passi all'interno della stanza e avvicinandosi al letto. Niall ne approfittò per uscire dalla camera senza farsi notare e lungo il corridoio, giù dalle scale e fuori di casa. Nel momento in cui si stava chiudendo la porta alle spalle, aveva sentito la voce di suo zio August che urlava: «Dove diavolo sei?»
«Vaffanculo.» borbottò, per poi sollevare il cappuccio della felpa e correre lungo la via. Arrivò davanti alla chiesa con il fiatone e si piegò in avanti, con le mani poggiate sulle ginocchia per riprendere a respirare per bene. L'orologio del campanile diceva che fossero le quattro e sette del mattino. Niall sospirò e prese posto sulla solita panchina. Quella notte, da quelle parti non c'era nessuno e il ragazzo si chiese se fosse un bene o un male. Di certo, Niall sapeva di aver paura comunque. Paura del buio. Sì, era ridicolo, ma non poteva farci niente. Preferiva di gran lunga il giorno alla notte. Si strinse maggiormente nella felpa. Cavoli, non aveva preso la giacca e faceva freddo. Sapeva che dormendo su quelle panchine sarebbe morto congelato un giorno. Ma non aveva alternativa. Mise lo zaino sotto alla testa e provò a riposare per qualche ora, prima che fosse il momento di andare a scuola.
Una mano sulla sua guancia lo fece rizzare a sedere, alzando le braccia in segno di protezione. «Niall, sono solo io
Il biondo sospirò, incrociando gli occhi verdi del suo migliore amico, che stava accosciato davanti alla panchina. «Harry. Mi hai spaventato a morte
«Hai di nuovo dormito qui?»
Niall fece un'espressione colpevole, ma non rispose.
«Quante volte ti devo dire che devi chiamarmi quando succede? Casa mia è sempre aperta per te
«Alle quattro del mattino? I tuoi mi avrebbero ucciso
«I miei non si sarebbero neanche svegliati e sta mattina non avrebbero fatto domande, preparando la colazione per entrambi
Niall gemette. Invidiava da morire Harry. Aveva dei genitori fantastici, che lo trattavano in modi che lui non riusciva neanche ad immaginare.
«Ti fa male qualcosa?»
Niall scosse semplicemente la testa.
«Cacchio, sei ghiacciato.» disse, accarezzandogli il collo con la mano. «Vuoi la mia giacca?»
«No
«Hai fame?» Niall non rispose. «Sì, tu hai sempre fame.»
Tirò fuori dalla sua tracolla un sacchetto e glielo porse. «Dovrai accontentarti del salato
«È il tuo pranzo?»
«No. È il tuo.» Harry preparava sempre due sacchetti per il pranzo. «Quindi non finirlo tutto adesso.» Entrambi sapevano che Niall lo avrebbe fatto eccome e che Harry avrebbe finito per dividere il suo con il biondo. C'era un motivo per cui faceva colazione abbondante tutte le mattine.
La gente che passava lì sul marciapiede davanti alla chiesa, lanciava loro delle occhiate scettiche, ma i due se ne fregavano. Harry si alzò in piedi e porse una mano a Niall, tirandolo con sé. «Vieni. Dobbiamo andare a scuola
Da quando i due erano diventati amici, Niall non faceva più sega.
Non che fosse una cima nello studio, anzi proprio per nulla, ma Harry gli dava una mano. E in quel modo, non avrebbe perso un altro anno scolastico come il precedente, il rischio di bocciatura ormai altamente diminuito.
Era appena finita la terza ora quando Niall era uscito dal bagno per svuotare la vescica e stava raggiungendo Harry, ma qualcuno lo aveva afferrato per il braccio. Niall ringhiò. «Non mi toccare.» disse, allontanando da sé il disturbatore.
«Horan, cazzo! Perché sei sempre così aggressivo?» ovviamente perché chiunque si avvicinava a Niall, era solo per portare rogne o risolvere questioni in cattivo modo. Altrimenti ne stavano alla larga. Era David, un tipo dell'ultimo anno. Il miglior cliente di Niall. «Hai roba buona per me?» gli chiese, infatti.
Il biondo si irrigidì. Diavolo, aveva dimenticato il sacchetto che suo zio aveva preparato per lui il giorno prima. O lo aveva fatto apposta a non metterlo nello zaino? Come l'ultima settimana, d'altronde. A Niall non piaceva spacciare. Soprattutto non adesso che aveva sempre Harry accanto. E dopo che l'anno prima si era fatto quattro mesi nel carcere minorile per spaccio senza che nessuno lo tirasse fuori. Neanche suo fratello. «No. Oggi non ho niente.» sussurrò, passandosi una mano tra i capelli.
David sbuffò. «Di nuovo? Cazzo, Horan. Credevo li volessi i soldi per il pranzo.»
Certo, come se quei soldi Niall li usasse per pagarsi da mangiare. Se non portava a casa il totale prestabilito, suo zio gliela faceva pagare. «Vedi di darti una mossa. Aspetterò solo un altro giorno, poi cambierò fornitore.» terminò a bassa voce con la mascella serrata, prima di girare sui tacchi e andarsene.
«Niall, tutto bene?» era Harry, che aveva visto la scena e adesso lo aveva raggiunto.
Il biondo si morse il labbro e annuì. «Sì, andiamo in classe

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora