35) Il solito apparente Niall

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Quando la porta della sua stanza si era aperta, Niall aveva sollevato lo sguardo d'istinto. E quando si era reso conto che si trattava di Alexia, un senso di sollievo lo aveva pervaso all'istante. Era solo dispiaciuto del fatto che gli occhi della ragazza fossero residui di pianto, macchiati di rosso. E ovviamente per colpa sua.
Alexia lo guardava da lì, in piedi davanti alla porta. Si stava trattenendo con tutte le sue forze dallo scoppiare di nuovo a piangere. Il viso di Niall era cadaverico, pallido più del solito, i suoi occhi erano quasi cerchiati di nero con occhiaie profonde e la sua testa era bendata, proprio vicino all'attaccatura dei capelli. Poteva vedere anche il braccio destro bendato e poggiato sopra al lenzuolo. Diversi tubi erano collegati al suo corpo. E ovviamente le lacrime erano tornate alle riscossa.
«Piccola, per favore. Non piangere.» disse con voce rauca, come se non avesse parlato per giorni. Si schiarì la gola, per poi gemere di dolore. «Ti prego, il cuore di merda che mi è rimasto non riesce a sopportare di vederti piangere.»
«Sei un idiota.» lo insultò Alexia, asciugandosi il viso con le mani.
Niall sorrise. «Segno d'affetto.» disse, più a se stesso, che a lei. «Andiamo, vieni qui e coccolami un po'. Ne ho bisogno.»
E Alexia aspettava solo questo, che Niall la esortasse ad avvicinarsi. La rossa si sporse in avanti e poggiò il braccio accanto alla testa del ragazzo, cercando di non fargli male. E poi avvicinò i loro visi.
«Baciami.» le suggerì a bassa voce.
Alexia sorrise, ma non unì le loro labbra. Prima aveva una domanda da fargli: «Sei ancora arrabbiato con me?»
«Perché, ero arrabbiato con te? Sai com'è, ho battuto la testa e non lo ricordo nemmeno. Cogli la tua occasione per dirmi di no, piccola.» disse Niall ironicamente, con il suo solito sorrisino sbruffone sulle labbra. 
Alexia si morse il labbro inferiore, gli occhi di nuovo lucidi.
«Ho detto niente lacrime, però.»
La rossa annuì e le ricacciò indietro. «Ti amo, Niall.» sussurrò, sfiorandogli il naso con il proprio in un gesto dolce, prima di far toccare le loro labbra e farle unire in un bacio carico di sentimento, che lasciò entrambi senza respiro. 
«Se me ne dai un altro di questo tipo, potrei rischiare un secondo infarto.» disse, mentre riapriva gli occhi, che aveva chiuso per godersi meglio il bacio.
Alexia sbuffò. «Niall, ti prego. Non dire queste cose, mi hai spaventata a morte.»
«Scusa, amore. Non volevo spaventarti.»
«Ho creduto di perderti davvero.»
Niall si portò una mano sugli occhi stanchi. Era visibilmente sfinito. «Non vi libererete così facilmente di me. Anche se sono riuscito ad uccidere Jane.»
«Ni...»
«No, non dirmi nulla. Non dirmi che è vero. Non posso sopportarlo adesso.» la sua voce era strascicata. «Puoi spegnere la luce? Mi fa troppo male la testa.» borbottò alla fine, con gli occhi ormai chiusi.
Alexia allungò il braccio per arrivare all'interruttore accanto al letto e poi baciò la guancia di Niall, che aveva appena annunciato in un sussurro: «Credo che mi farò una dormita.»
La ragazza si sedette sulla sedia accanto al letto e afferrò la mano di Niall adagiata sul letto, intrecciando le loro dita insieme. E quando il respiro del pilota divenne regolare e decisamente più pesante, lei si lasciò andare ancora una volta ad un pianto silenzioso, quella volta decisamente liberatorio. 
Alexia sapeva che Niall stava momentaneamente usando l'ironia in tutta quella situazione solo per non crollare davvero. E in effetti, Alexia si chiedeva continuamente come lui avrebbe fatto senza le gare. Come avrebbe preso il fatto di andare in pensione anticipatamente e di dire addio alle macchine. Sicuramente non bene. Ma quello non era un discorso da fare adesso. Non ora che si era appena svegliato da quell'incubo. Incubo appena iniziato, ma Alexia gli sarebbe stata accanto. Quello era poco, ma sicuro.
Alexia si sentiva decisamente meglio sapendo che Niall l'aveva perdonata. E come aveva detto ad Harry, c'era voluta una tragedia piuttosto che un miracolo per far sistemare le cose tra di loro, ma ora come ora, non era importante.
Niall era vivo. Quello era l'importante.

Niall fece una smorfia di disgusto. «Dio santo!» esclamò, allontanando la mano di Alexia, che teneva il cucchiaio proteso verso la sua bocca.
La ragazza sospirò. «Vuoi mangiare?»
«No, dio santissimo benedetto e misericordioso! Questa roba non è cibo, fa schifo!» continuò a lamentarsi.
«La smetti di dire...»
«Il nome di dio invano, sì. Ma cristo! Non ingerirò più quella cosa.»
Alexia spostò lo sguardo verso il terzo componente all'interno della stanza, che stava seduto sopra al piccolo tavolo ad angolo e che non riusciva a non ridere, guardando gli altri due. «Harry, mi dai un mano?» quella di Alexia era davvero una richiesta di aiuto disperata. Aveva avuto pure un infarto, ma Niall non era cambiato di una virgola. Testardo e rompiballe come non mai.
«Sono solo carote frullate, Niall.» disse il riccio, cercando di farlo ragionare.
«E allora perché è giallo e non arancione? Mi hanno sempre fatto schifo le carote, ma queste fanno più schifo dello schifo. E poi perché mi devi imboccare? Posso mangiare da solo!»
A quel punto, Louis entrò nella stanza con un contenitore tra le mani. «Che cos'è?» chiese subito Niall, intuendo che si trattava di cibo.
«Il tuo dolce.»
Niall gemette. Gli si era già formata l'acquolina in bocca.
«Che avrai solo se smetti di agitarti peggiorando la tua situazione e finisci di mangiare quella poltiglia di carote.» lo ricattò nel migliore dei modi.
Niall si lamentò, tornando a guardare il cucchiaio in mano alla ragazza. «È doppio cioccolato?» chiese abbattuto, rivolgendosi a Louis.
«Triplo.»
Niall sospirò sconfitto e aprì la bocca. Alexia colse l'occasione per fargli finire quella cosa, spingendogli il cucchiaio tra le labbra. «Dio mio.» ripeteva Niall ad ogni boccone, facendo smorfie cariche di ribrezzo e rabbrividendo. Mandava giù a forza.
E poi fu la volta di Liam di entrare nella stanza, con un mazzo di fiori così enorme che gli copriva l'intera faccia. «Questo da chi arriva?» chiese il pilota, guardando Liam che lo adagiava in mezzo al resto dei fiori e regali che Niall aveva ricevuto. Quelli dei fan erano stati spediti direttamente a casa sua.
«Sebastian Vettel.»
«Adoro quell'uomo.» disse Niall. Vettel era sempre stato uno dei suoi piloti preferiti. Anche se Niall poteva ritenersi più giovane e più forte, Sebastian era sempre stato uno dei suoi esempi. E in più, gli aveva salvato la vita. Niall non aveva visto il video dell'incidente, anche se in realtà avrebbe voluto. Ma tutti glielo vietavano. Cosa temevano? Che sarebbe entrato in depressione ancora prima del dovuto?
«Anche io, in modo particolare da quando ti ha tirato fuori da Jane, in quel gesto molto eroico e virile.» aggiunse Alexia.
Niall la guardò di sbieco. «Se fossi morto, ti saresti potuta fare lui, visto che sei tanto affascinata dai piloti. Puoi fare la collezione, se vuoi. Malik, me, Vettel...»
E Alexia gli infilò il cucchiaio di nuovo in bocca, facendolo lamentare di più.
«Oddio, quanto è geloso e idiota. Gli dite che la finisce di fare ipotesi sulla sua morte e su secondi infarti?» borbottò Alexia, rivolta agli altri.
«Quindi, stai dicendo che la tua fidanzata dovrebbe darla a qualsiasi pilota...» aveva iniziato Harry, ma Niall lo anticipò, fermandolo: «Io non lo sto dicendo affatto. Lei deve darla solo a me. Perché è mia.»
«Sono tua io o la mia...?»
Niall parlò sopra anche a lei: «Dicevo solo che essendo bellissima, non avrebbe problemi a scegliersi il pilota che preferisce.»
«Ohw, piccolo. Grazie. Ma io ho scelto te.» Alexia gli accarezzò la guancia, facendogli roteare gli occhi in risposta.
«Adesso mi dai un bacio?»
«Al sapore di carota? No, grazie.»
Niall si imbronciò ancora di più, per quanto fosse possibile. «E comunque ritengo che sia un po' prematuro parlare di fidanzamento.» aggiunse, praticamente brontolando.
«Non quando Liam l'ha già definita tua moglie.» si intromise Harry, facendo tossire Liam, che prese il biglietto sui fiori di Vettel e mentre Niall lo guardava con occhi spalancati, lesse per sviare il discorso: «Vettel ti scrive: 'Grazie per averci dato a tutti la possibilità di recuperarti in classifica, ma non ce n'era bisogno! Rimettiti presto, Niall. Sebastian'. Che carino!»
Ma a Niall quella frase aveva fatto solo ed esclusivamente male. Aveva abbassato lo sguardo e si era rabbuiato. Tutti se ne erano accorti e Louis gli porse il suo dolce. «Tieni, mangia un po' di questo.»
Niall aprì il contenitore e... la sua vita non poteva andare peggio di così. «Ma non è cioccolato. Avevi detto che era cioccolato.»
Louis fece una faccia colpevole. «Mi dispiace, amico. Momentaneamente ti hanno vietato il cioccolato. Però è fragola, è buono lo stesso.»
Niall piagnucolò, poggiando il contenitore sul comodino. Gli era passata perfino la fame. Si rimise disteso e con uno sbuffo chiuse gli occhi. «Quasi quasi preferivo restarci secco.»

«Hey ragazzino.» Niall era estremamente felice di vedere Elaja, anche se da dietro al telefono.
Ed Elaja lo era altrettanto. «Dio, vorrei abbracciarti in questo momento.» aveva esordito e Niall scoppiò a ridere.
«Lo farai quando uscirò da qui e tornerò a casa.»
Elaja annuì, tenendo lo sguardo basso. «Come stai?» chiese alla fine.
Niall non voleva mentirgli. Ma non poteva scaricare tutto addosso ad un quattordicenne.
«Sto bene.»
«Niall, non devi mentire con me.» borbottò il più piccolo.
«Sono vivo, va bene.» rispose il pilota, scrollando le spalle.
«Alexia dice che tu non...» si fermò, passandosi una mano sugli occhi lucidi. Niall era stanco di vedere le persone che amava che piangevano per colpa sua. Perfino Harry lo aveva fatto quando Niall aveva fatto una battuta cattiva sul suo non poter gareggiare più. Ed era pure per quello che lui non si azzardava a versane una. Dopotutto, doveva immaginare che qualcosa nella sua vita sarebbe tornata di nuovo ad andare storta.
E quindi, in tutta quella situazione, sapeva che prima o poi si sarebbe ritrovato a dover consolare anche il suo fan numero uno. «Piccolo, eddai. Non fa niente. Va bene così.»
«No, che non va bene.» come dargli torto.
«Il campionato lo vincerò lo stesso.»
«Che vuoi dire?» gli chiese titubante.
«Voglio dire quello che dico. Vincerò questo campionato, sarà pure l'ultima cosa che faccio.»
Ed Elaja non disse nulla, guardandolo attraverso lo schermo del suo portatile. La preoccupazione lo aveva appena assalito, perché non capiva quali fossero le intenzioni di Niall. Mancavano solo quattro gare alla fine del campionato e Niall aveva un punteggio lontano rispetto a quello degli altri piloti. Ma se il numero di gare poteva sembrare poco, in realtà non lo era. Malik, Vettel, Hamilton, Bottas avrebbero potuto raggiungerlo senza problemi. A quel punto, la fortuna sarebbe dovuta essere dalla parte di Niall. Ma sinceramente sembrava non esserci mai stata accanto al pilota. Quindi sì, adesso il quattordicenne era decisamente preoccupato.

«No, non ho intenzione di dirglielo adesso, se lo può scordare.» disse Alexia, categorica.
Harry la guardava e basta, non sapendo neanche lui che cosa dire.
«Non voglio stressarlo di nuovo. Deve stare calmo e solo il pensiero di dover vedere Greg, lo agita. Quindi dite a suo fratello che non si azzardi a venire qui. Quando torneremo a casa, magari gliene parlerò.» terminò, senza accettare altri pensieri o interventi.
Harry sospirò e annuì. «Hai ragione.» decretò, guardando il cellulare in cui Greg lo aveva contattato. Anche lui era preoccupato per suo fratello e avrebbe voluto vederlo. Ma c'erano fin troppi però.
Harry si allontanò per fare una chiamata e la ragazza tornò nella camera di Niall. Il pilota aveva gli occhi chiusi e una smorfia sul viso. Quel giorno non stava affatto bene, nonostante lui stesse cercando di non darlo a vedere. Soprattutto dopo che aveva sentito Elaja, era diventato silenzioso e abbattuto.
Aveva sentito la porta che si apriva, ma non voleva interagire con nessuno, quindi finse di star dormendo. Non che Alexia non lo sapesse. Aveva imparato a capire ormai da tempo quando Niall dormisse o meno, dal suo modo di respirare e perfino dal suo viso.
Alexia si sporse verso di lui e gli poggiò un braccio sulla vita, per poi baciargli la mascella e appena sotto l'orecchio. «Andrà tutto bene, piccolo.» gli sussurrò.
Niall sospirò e aprì gli occhi. «Voglio tornare a casa.» si lamentò, mentre Alexia gli accarezzava i capelli dolcemente. «Lo so, cucciolo. Ci torneremo presto.»
«Non voglio stare da solo in quella casa enorme, però.»
«Non sarai solo. Ci sarò io con te. Sempre. Ti starò vicina qualsiasi cosa succeda.»
«Voglio un cuore nuovo.» era la prima volta dal giorno in cui si era svegliato, che stava intraprendendo quel discorso con lei.
«Ti darei il mio se solo potessi.»
«Ax, ti amo.» sussurrò, spingendo la guancia contro la bocca di Alexia, la quale gli stava lasciando piccoli baci rilassanti. E la ragazza capì che Niall non era ancora effettivamente pronto per fare quel discorso. Avrebbe aspettato che fosse stato lui a dirle quanto effettivamente ci stesse male. Non voleva costringerlo.
«Anche io ti amo, Niall.»

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora