10) Spagna

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«Oggi è altamente scontroso.»
Quelle furono le prime parole che Liam disse ad Alexia quando la incrociò nel corridoio. E lei che aveva passato una mattinata e un pranzo davvero tranquillo, dato che Niall aveva dormito fino ad allora. Beh, in realtà nell'ultimo periodo, dopo che si erano addormentati insieme nello stesso letto, erano stati giorni tranquilli, anche un po' troppo.
Alexia si era rimessa del tutto dal suo malanno. E Niall era completamente sparito dopo quella notte. La mattina seguente la ragazza si era infatti risvegliata da sola nel suo letto, non sapendo quando lui se ne fosse andato e chiedendosi se non avesse sognato tutto. Cheryl però era il perfetto testimone e le aveva dato la conferma.
Poi erano partiti per la Spagna e Niall aveva continuato ad ignorarla. Dire che Alexia era confusa? Era dir poco. Non riusciva completamente a capire che diavolo pensasse il pilota e che cosa volesse effettivamente. A volte sembrava sempre essere proteso verso di lei, era dolce e gentile, anche se quel lato interessante lo mostrava davvero raramente; altre volte, la maggior parte delle volte, era distante e il perfetto stereotipato stronzo.
Alexia guardò Liam, alquanto scocciata. "E quando mai?" le sarebbe venuto da chiedere. Ma ovviamente stette semplicemente in silenzio, aspettando e vedendo dove sarebbe andato a parare il meccanico. «Ci pensi tu a lui, oggi?» terminò infatti.
Alexia allargò le braccia e lo guardò male. «Ma cosa sono? La sua badante, per caso?» chiese, prima di accorgersi che Liam non la guardava più in faccia, ma fissava precisamente qualcosa dietro di lei. Anzi, qualcuno.
«Sono stato scontroso con te soltanto perché mi hai svegliato, Liam.» Alexia si irrigidì al sentire quella voce e chiuse un attimo gli occhi, deglutendo. Quell'idiota di un meccanico avrebbe potuta avvisarla. «In ogni caso, se nessuno vuole stare con me oggi, me ne farò una ragione. Non è che mi importi.»
Alexia si voltò verso di lui. «Per me non è un problema. Non era questo che intendevo.» borbottò. Era lui che sembrava ignorarla, piuttosto. «Ma fai capire ai tuoi amici che non stiamo insieme? O che non sono la tua babysitter?»
Niall la guardava con occhi annoiati, lo fece per qualche attimo, poi si voltò verso Liam. «Quello che ha detto lei.» disse, scrollando le spalle. Ad Alexia mancava poco che gonfiasse le guance e sbuffasse indispettita. Il pilota intanto, li aveva superati e si era allontanato.
«Io e Cheryl stiamo andando un po' in giro. Harry e Louis sono già spariti. Puoi restare con lui?»
Alexia si sentì un po' offesa. L'avevano esclusa bellamente. «Ma perché io? Lui sembra stare meglio da solo.»
«Nessuno sta meglio da solo.»
Alexia gli lanciò un'occhiataccia.
E Liam le fece un sorriso. «Ti conviene seguirlo. Sta andando via.» disse, indicando con il pollice la porta dietro di loro.
«Siete degli stronzi.» borbottò la ragazza, prima di superare Liam e accelerare il passo per raggiungere il pilota, già in strada.
«Hey, Niall! Aspetta.» gli urlò dietro e il ragazzo non si fermò neanche. Alexia serrò la mascella e si mise praticamente a correre, per poi afferrarlo dal cappuccio della felpa che lui stava indossando.
«Stavi cercando di strozzarmi?» chiese lui a quel punto, dovendosi fermare per forza di cose.
La ragazza aveva il fiatone, faceva pure caldo. «E tu stavi cercando di fare lo stronzo? Perché ci sei riuscito alla grande, come fai quasi sempre, d'altronde.»
Niall a quel punto si lasciò sfuggire una risata, lasciandola stupita per un attimo. Il ragazzo scosse la testa, poi riprese a camminare. «Non ho bisogno dell'accompagnatore comunque. Nessuno ti obbliga a stare con me.»
Alexia camminò al suo fianco. «Allora fallo tu il mio accompagnatore, dato che i nostri amici mi hanno lasciata da sola.» disse, con una punta di amarezza.
«Evidentemente non sono delle belle persone i nostri amici.»
«Non lo sei neanche tu se mi fai andare in giro da sola in una città così grande come Barcellona.»
Niall si voltò a guardarla sempre nello stesso modo di prima, annoiato. Poi però fece uno dei suoi sorrisini e fermandosi, allungò la mano verso di lei.
«Cosa vuoi?» borbottò Alexia, guardando quella mano e cercando di non arrossire.
«Se mi dai la mano, non ti puoi perdere, baby.» le rispose ironicamente, con il tono che probabilmente avrebbe usato con una bambina.
Alexia spalancò gli occhi e allontanò la mano di lui in malo modo. «Sei uno stronzo, l'avevo detto.» sibilò tra i denti, ormai la sua faccia rossa quanto i suoi capelli.
E Niall scoppiò a ridere con tanto di testa gettata all'indietro, mentre Alexia sbuffava.
Ripresero a camminare e rimasero in silenzio per qualche minuto, la ragazza ancora offesa e Niall che faceva il menefreghista, guardandosi intorno per la grande via che avevano iniziato a percorrere, La Rambla. Il loro hotel era appena all'inizio della famosa via e tutti ne erano stati grati, perché era la posizione ideale per quelle lunghe passeggiate così da ammazzare il tempo, ammirare il via vai di gente, i mimi e quant'altro o semplicemente fare shopping. Avevano davvero troppo tempo libero.
Alexia voleva chiedere dove stessero andando, ma non voleva neanche rompere quel silenzio per prima. Fu proprio Niall a spezzarlo, mentre lei ci stava ancora riflettendo.
«Come stai?» le chiese, finalmente serio, lanciandole uno sguardo fugace.
«Adesso alla grande. E tu?»
Anche lui aveva avuto tosse e mal di gola per qualche giorno dopo la fatidica notte, ma si era subito bombardato di medicine per placare il tutto.
«Anche io sto bene. Vieni con me, non ho pranzato e sto morendo di fame.» terminò, mettendole una mano dietro la schiena e sospingendola verso un piccolo chiosco. Niall dovette aspettare solo due persone prima di lui e nel mentre la ragazza si guardava intorno. C'era una vitalità pazzesca in quella via, che la metteva di buon umore. Sobbalzò quando qualcuno le bussò sulla spalla con il dito e si voltò facendo due passi indietro. Era un mimo, che adesso la stava salutando con la mano. Alexia rise nervosamente. L'uomo faceva dei gesti che lei a malapena capiva e si sentì davvero stupida quando la voce di Niall dietro di sé le spiegò cosa il mimo stesse facendo: «Ti sta porgendo un fiore. Immaginario, ma dovrebbe essere così.»
Il mimo annuì con vigore, sorridendo.
«Oh.»
«Ma mi spiace, amico. Vinco io, che le porgo un milkshake non immaginario.» terminò il pilota, allungandole ciò che aveva preso di sua iniziativa. Nell'altra mano teneva un panino già a metà. Animalesco...
«È per me?»
«Se vuoi lo do al mimo.»
Alexia sorrise. «No. Grazie.» disse, afferrando il milkshake.
Alexia salutò il mimo, adesso un po' triste, e proseguirono. «Avevi ragione. Se fossi stata sola, quel mimo ti avrebbe rapita, stuprata e poi uccisa.»
La ragazza, che non aveva neanche iniziato a bere che Niall aveva già finito il suo panino, ignorò l'uscita del biondo.
«Sei pronto per la prossima gara?» chiese piuttosto.
Niall sollevò gli occhi al cielo e la ragazza capì che aveva fatto una domanda che gli recava fastidio. «Ovviamente.»
«Anche dopo l'ultima?»
«Per chi mi hai preso? Sono un professionista io.»
Come se lei non lo avesse sentito abbattuto quando l'aveva raggiunta in camera quella notte. Avrebbe voluto dirgli due parole, come che suo fratello e un po' tutti in realtà, credevano in lui e che aveva ancora alte statistiche di arrivare al suo traguardo finale, ma non ne aveva proprio il coraggio.
«Certo, giusto.» disse soltanto.
A quel punto Alexia spalancò gli occhi, dopo essersi accorta di qualcosa che Niall non riusciva a comprendere.
«Tienimi questo.» gli porse il milkshake a metà e corse verso un negozietto. Niall la seguì con poco entusiasmo.
Alexia era rimasta affascinata da quelle moltissime paia di pattini con le rotelle messe in mostra. Aveva sempre adorato andare sui pattini e chiedendo alla commessa ne provò subito un paio, che le ricordava i colori della Syco e della tuta di Niall, bianca e verde.
Il ragazzo aveva sollevato gli occhi al cielo, perché Alexia sembrava davvero una bambina.
Niall pagò i pattini ancor prima che lei potesse effettivamente comprarli e pochi minuti dopo erano fuori dal negozio, lui con le scarpe della ragazza in mano, che aveva raccolto dopo aver saldato il conto. Alexia, che probabilmente non si sarebbe più tolta quei pattini per ore, era senza parole.
«Dovevo pagarli io.»
«Non mi andava di perdere altro tempo.» si giustificò Niall.
«Hey! Ma che ne hai fatto del mio milkshake?»
Niall guardò il bicchiere vuoto che aveva tra le mani e si mise a ridere. «Sembrava buono e in effetti lo era. E poi l'ho pagato io, era lecito che lo assaggiassi.»
«Assaggiare? Ce n'era oltre la metà!»
Niall sbuffò, mentre lei continuava a parlare: «E comunque anche i pattini li hai pagati tu. Li vuoi provare?»
Niall le lanciò uno sguardo storto. «Hai un 38 e io un 43. E in ogni caso non avrei mai infilato i miei piedi in quelle trappole mortali.» disse, mentre guardava la ragazza che gironzolava tranquillamente a pochi passi da lui con quei pattini.
«Trappole?» la ragazza si mise a ridere. «La tua auto da corsa è una trappola mortale. Non dei pattini con le rotelle.»
Un guizzo di divertimento attraversò gli occhi del pilota. «Se mi slogassi qualcosa con quelli, non potrei salire sulla mia trappola preferita. Una gara o un paio di esse saltate potrebbe farmi gettare un campionato nel cesso.»
«Esagerato.» borbottò Alexia, girandogli attorno e mostrandogli quanto fosse brava ad usarli. «Dimmi che li hai indossati almeno una volta nella vita.»
Niall fece uno sbuffo per metà infastidito e per metà divertito. «Ovviamente no.»
Alexia frenò un attimo per guardarlo meglio. «Ma dai, è impossibile! Che infanzia hai avuto? Sicuramente triste.»
Niall si irrigidì visibilmente dopo quella frase della ragazza, che rimase confusa per un secondo. Subito dopo i suoi piedi si erano intrecciati e lei aveva rischiato di inciampare e cadere senza mezzi termini. Se Niall non l'avesse afferrata sarebbe finita con il culo per terra. «Vedi? Sono trappole mortali.» disse a bassa voce, un po' troppo vicino al suo viso. Aveva le braccia intorno a lei e si avvicinò al suo orecchio per sussurrare: «Tu non sai niente di me. Non provare più a fare stupide congetture.»
Quel tono di voce l'aveva fatta rabbrividire all'istante. Non riuscì neanche a ringraziarlo per averla salvata dalla rovinosa caduta. Niall si allontanò da lei e riprese a camminare, lasciandola decisamente indietro.

«Com'è andata con Niall?»
Alexia non rispose e gettò i pattini di lato all'interno della stanza d'albergo, prima di infilarsi in bagno. Aveva bisogno di una doccia. Com'era andata? Uno schifo. Niall si era rabbuiato ancora più di prima e non le aveva più rivolto la parola per tutta la loro passeggiata. Avevano anche dovuto cenare da soli ed era quasi strano che non lo avessero fatto nelle loro camere. Anche a cena comunque la storia era stata la stessa: mutismo. Nessuno dei due prendeva iniziativa, lei perché non riusciva, lui perché non voleva. Alexia si era sentita davvero in colpa e aveva iniziato a farsi delle domande sul pilota a cui non riusciva a darsi una risposta. Forse avrebbe dovuto chiedere a suo fratello, o anche sua sorella, se sapessero qualcosa di più personale di Niall, del suo passato, anche se non sarebbe stato tanto corretto. Lei in ogni caso, si era resa conto che Niall aveva ragione, sapeva davvero poco o niente di lui. E quel particolare la faceva incuriosire ed infastidire allo stesso tempo. Quel pilota era semplicemente stronzo e stupido o no? Nessuna persona le era mai stata così impenetrabile prima di allora. Per fortuna Cheryl non insistette al riguardo e Alexia si mise subito a letto. Era stanca alla fine e il giorno dopo le aspettava una gara.
Quando si era ritrovata in pista in pantaloncini decisamente corti, tacchi vertiginosi e un top con una misera giacca a coprirla, era tentata di chiedere alla sua compagna di fare cambio con Niall, ma alla fine non lo fece. Teneva l'ombrellino sopra la testa del pilota e sorrideva a tutte le telecamere, mentre lui continuava a tormentarsi i polsi in modo quasi ossessivo. «Che stai facendo?» gli chiese allora, cercando di non guardarlo più di tanto. Magari nessuno si sarebbe accorto che loro stavano parlando.
Ma Niall ovviamente si voltò del tutto verso di lei. «Che stai facendo tu? Sei nuda.»
Alexia si voltò a guardarlo stranita, mentre lui continuava: «E sei stata male da poco.»
La ragazza non sapeva davvero che cosa dire o pensare. Guardava gli occhi spalancati di Niall, intensamente blu, ma macchiati di rosso. Sembrava stanco, come se avesse dormito poco. E in effetti era così, Niall non aveva dormito praticamente per nulla. Era stato tutta la notte a tormentarsi con pensieri che non gli tornavano in mente da parecchio tempo.
«Ma che stai facendo?» ripeté Alexia, afferrandogli il polso e allontanandolo dall'altra mano. Se lo stava massacrando a forza di strofinare.
«Oh. Niente.» disse, abbassando lo sguardo e accorgendosi di cosa stesse facendo. Rise nervosamente.
«Che ti prende? Sei sicuro di poter guidare?»
Niall a quel punto si rizzò e il suo viso quasi si imbronciò. «Certo che posso!» esclamò. «Manca poco. Anzi, augurami buona fortuna.» disse, prima di borbottare: «Ne avrò bisogno.»
Alexia lo guardò ancora per un attimo, cercando di capire, ma poi scosse la testa. «Buona fortuna, Niall.»
«Grazie.»
E quando il pilota salì finalmente sulla sua auto da corsa e stava per partire e iniziare la gara, nel momento in cui sentì l'adrenalina che lo avvolgeva, il suo cervello si resettò completamente ed entrò in modalità pilota automatico, freddo e attento. «Vaffanculo, August.» sussurrò, prima di premere l'acceleratore.
Al Gran Premio di Spagna, Niall arriva secondo.

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora