33) Messico

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Niall era arrivato alla pista il giovedì, direttamente per le prove. Aveva degli occhiali da sole sul viso e un sorriso che abbagliava qualsiasi persona di sesso femminile. E forse anche maschile. Indossava una giacca di pelle nera, che i ragazzi non gli avevano mai visto e dei jeans stretti che terminavano con degli stivaletti. Niall li aveva sempre odiati, in realtà. Preferiva le scarpe da tennis e i pantaloni comodi. Era per questo che i suoi amici lo guardavano in modo strano. Niall sembrava esattamente la diva che aveva mostrato di essere il primo anno nella Formula 1. Quello che si godeva la vita e faceva lo spaccone con tutti. Liam aveva dato una gomitata a Louis quando lo aveva visto e l'altro aveva sollevato la testa da Jane solo per lamentarsi, ma si era bloccato quando si era accorto di Niall che camminava verso di loro. Harry, invece, era poggiato al muro con le braccia conserte e lo guardava già da quando era entrato, scuotendo la testa. Sapeva che stava facendo. Fingeva. Sì, stava proprio fingendo che tutto andasse alla grande e che lui fosse il campione, la persona migliore sulla Terra, che poteva permettersi di snobbare chiunque. Harry avrebbe scommesso tutto il suo patrimonio che una volta che lui avesse rivisto Alexia, quella maschera si sarebbe sgretolata come un castello di sabbia che veniva spazzato dal vento o da un'onda.
Era una fortuna se a quelle prove le ragazze non ci fossero, visto che scendevano in pista solo il sabato e la domenica.
«Hey, ragazzi, come andiamo? Sapete dov'è finita la mia tuta da allenamento?» erano state le prime parole che Niall aveva rivolto ai tre. La seconda domanda rivelava perfettamente quanto Niall non vedesse l'ora di togliersi i vestiti che aveva addosso.
«Dove sei stato?» chiese Louis, il primo che ebbe il coraggio di parlare.
Il pilota scrollò soltanto le spalle, così Harry, con voce dura, lo derise un po': «Probabilmente è volato a Milano a vedersi qualche sfilata di moda. E a fare shopping.»
Niall emise un verso divertito con la gola. «Qualcosa del genere. Vado a cambiarmi.»
Harry si mosse dalla sua posizione per seguirlo. Soltanto quando aveva intrapreso il corridoio che portava agli spogliatoi, lo aveva raggiunto e afferrato per il braccio, costringendolo a voltarsi verso di lui e a guardarlo. Niall abbassò lo sguardo sulla mano di Harry sul suo braccio e sollevò un sopracciglio. 
«Scordatelo.»
Niall sorrise divertito. «Di cosa stai parlando?»
«Non comportarti così con me o ti prendo a sberle.»
«Tu cosa?» era ridicolo solo sentirglielo dire. Harry non avrebbe mai ucciso neanche una mosca. Non avrebbe mai toccato Niall con il rischio di fargli male. «Come mi starei comportando, scusa?»
«Come uno stronzo.»
«Uoah, amico! Da quando sei così diretto? Hai ferito i miei sentimenti.» esclamò ironicamente, portandosi la mano libera al cuore.
Harry serrò la mascella, cercando di calmarsi e di non prenderlo davvero a pizze. «Che intenzioni hai?»
«Di vincere e andarmene di nuovo da dove sono arrivato.»
«Dalla valle dei pezzi di merda.»
Niall rimase di stucco. I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si dischiuse per lo stupore. Il modo in cui Harry lo aveva detto, con tutta quella serietà, sì, adesso gli aveva fatto male. «Io...» Niall iniziò a balbettare. Poi la rabbia montò in lui all'improvviso. Liberò il suo braccio con uno strattone. «Non ti tiro un cazzotto solo perché hai quel faccino da cucciolo indifeso e non mi va di rovinarlo. Senti un po', da che parte stai?»
«Dalla tua, come sempre.»
«Non sembra proprio. Lo sai che qui ad essere nel torto non sono io.»
Harry sospirò, passandosi una mano sul viso. «Non è questione di essere nel torto o meno, Ni. Io ti dico di fare solo ciò che è giusto per il tuo bene.»
«Veramente mi stai solo insultando.»
«Mi hai fatto preoccupare a morte! Sei sparito nel nulla, non mi rispondevi al telefono, guarda come sei tornato e...» iniziò, squadrandolo da capo a piedi e accompagnando il gesto con la mano, ma Niall lo fermò, prima che potesse continuare.
«Oddio mio! Scusa, papino. Non lo faccio più.»
Harry continuò, decidendo di ignorare l'uscita dell'altro: «E immagino che tu non abbia la minima intenzione di risolvere con la tua ragazza.»
«Vedo che mi conosci bene. E non è più la mia ragazza.»
Harry si mise le mani in faccia e poi tra i capelli, in un gesto disperato e frustrato. «Non so chi tra voi due sia il più stupido. Su questo, davvero, siete la coppia perfetta.»
«Perché dovrei perdonarla?»
«Perché la ami?»
Niall si morse il labbro inferiore. «Come non ho perdonato Greg...»
«Tu sei solo scappato via da Greg. Lo hai perdonato da anni, Niall. E non hai nulla da perdonare ad Alexia. Ti manca come l'aria.»
Tristemente, Niall doveva ammettere che non c'era una sola parola sbagliata nell'intero discorso di Harry.
«Devo andare a cambiarmi.» disse soltanto, girando sui tacchi ed entrando in uno degli spogliatoi, quello dove gli avevano detto che avevano sistemato la sua roba. Ed Harry non lo seguì. Pensava che quel discorsetto tra di loro, fosse stato abbastanza. Niall era un ragazzo intelligente, dopotutto. Avrebbe tenuto il muso ancora per un po', poi avrebbe ceduto e si sarebbe sciolto, tornando a baciare quelle labbra che aveva continuamente in testa. O almeno, così Harry sperava.

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora