4) Partenza

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Niall era un po' agitato. Lo era sempre prima di un volo. Ma ovviamente cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.
Durante il tragitto verso l'aeroporto con gli altri ragazzi aveva fatto solo di tanto in tanto qualche commento sull'argomento che stavano trattando i suo amici: il Gran Premio di Melbourne, la prima gara del campionato, che si sarebbe tenuta soltanto tre giorni dopo.
Liam e Louis erano i più fomentati sulla questione, mentre Harry ascoltava in silenzio, più intento a guidare.
Per quanto riguardava Niall, nessuno si curava del fatto che fosse così silenzioso e pacato. Non aveva fatto neanche un commento sulla guida di Harry! Il che era strano, ma finsero comunque che fosse dovuto al sonno che Niall aveva ancora in circolo. Si era perfino messo gli occhiali da sole e aveva rischiato di addormentarsi per l'andamento lento e costante tipico della guida del riccio.
Quando arrivarono in aeroporto, scaricarono tutte le valigie e si fermarono nel punto d'incontro stabilito, dove Eddie e Paul, i due manager e al contempo guardie del corpo che li accompagnavano solitamente ovunque durante la stagione, stavano aspettando. Mancavano soltanto le ragazze. Niall era stato chiaro ed esplicito su quell'argomento. «Le voglio sul mio jet privato con me, in viaggio con me.» aveva annunciato giorni prima, parlando con Eddie.
Niall era un tipo che si godeva i suoi soldi, gli piaceva viaggiare comodo e solo con chi per lui era indispensabile. Fu per quello che tutti trovarono strana la sua richiesta e Louis non aveva smesso un attimo di prenderlo in giro. «Sei già alla ricerca disperata di figa?» continuava a chiedergli, non sapendo i precedenti di Niall con la ragazza che aveva già attirato il suo interesse. Capitava davvero di rado che ricordasse il nome delle ragazze che lo accompagnavano sulla pista. Ma Alexia aveva fatto qualcosa per restare impressa nella sua mente. Niall continuava a pensare di aver trovato la sua distrazione, il giocattolino da cui avrebbe tratto piacere durante il campionato.
Per una volta era stato grato della clausola nel contratto delle ragazze, che dichiarava che avrebbero potuto viaggiare con loro, piuttosto che arrivare sul luogo della gara il giorno stesso, proprio come facevano i pezzi grossi della Syco o molti altri lavoratori del loro 'equipaggio'. Dopotutto, soltanto le gare erano gli eventi interessanti, i più importanti.
Così, mentre aspettavano le ragazze davanti all'ingresso dell'aeroporto, Niall iniziò ad essere un po' inquieto. «Vado a scovare del cibo.» aveva annunciato quindi, più per distrazione che per fame, dato che aveva fatto una colazione che a quantità era più simile ad una cena. Fu proprio quando era di ritorno con un dolce in mano che si accorse della ragazza all'interno di un auto parcheggiata. Un sorriso si formò sul suo viso istintivamente.
Si soffermò per qualche secondo sull'uomo che le sedeva accanto e gioì vittorioso quando lui la baciò in guancia. Quello significava che non era il suo fidanzato o lo avrebbe salutato in modo molto differente.
Niall continuò a camminare verso gli altri, proprio nel momento in cui lei scendeva dall'auto.

Alexia, seduta sul sedile del passeggero della vecchia auto del suo manager, continuava a fissare il gruppo di persone che stava in piedi e in attesa all'entrata dell'aeroporto. Non aspettavano soltanto lei. Per esempio, neanche Niall si vedeva da nessuna parte. Le parole di Justin le scorrevano addosso facilmente, non se ne curava granché. Dopotutto erano sempre i soliti discorsi che lei sapeva a memoria. Almeno, se quell'esperimento lavorativo fosse finito male, Alexia aveva la certezza che le persone per cui aveva sempre lavorato da quando aveva sedici anni, l'avrebbero riaccolta a braccia aperte. Nonostante tutto, ci aveva sempre messo tutta se stessa in quel lavoro, che molti avrebbero potuto definire stupido ed era riuscita ad arrivare abbastanza in alto. Aveva partecipato a sfilate davvero importanti e aveva indossato abiti progettati da stilisti di grande fama nel mondo della moda. Giovane, ma già ricercata.
«Ti voglio bene, piccola. Chiamami quando vuoi.»
Quelle parole le fecero finalmente girare la testa verso Justin. «Grazie, Justin. Adesso è meglio che vada.»
L'uomo fece una smorfia, ma dopotutto era da sempre abituato a quel tipo di trattamento, a quell'amore non ricambiato. Si sporse in avanti e le baciò la guancia. Almeno quel gesto, Alexia glielo concesse. Poi scese dalla macchina e prendendo la sua enorme valigia, camminò verso il gruppo che osservava fino a poco prima.
Julia le andò incontro. «Eccoti qui, finalmente. Manca ancora Cheryl.» disse, riferendosi alla seconda ragazza paddock. Julia non sarebbe andata in viaggio con loro, ma era lì per definire il tutto.
La donna a quel punto iniziò a parlare a macchinetta, mentre Alexia guardava gli altri componenti del gruppo. Non erano poi così tanti, solo il giusto indispensabile e Alexia iniziò a chiedersi perché fosse lì.
Uno dei tre ragazzi, il più basso, continuava a fissarla, gli occhi blu puntati su di lei e Alexia non poté fare a meno di arrossire, mentre il ragazzo castano e con un ciuffo scompigliato le faceva un sorriso.
«Ti piacciono i vecchi, dolcezza?» quella voce appena dietro di lei la fece saltare in aria dallo spavento e Alexia si voltò di colpo, ignorando Julia, che fortunatamente venne attratta dall'arrivo della seconda ragazza.
Alexia fece istintivamente dei passi indietro, quando si accorse che ad aver parlato era stato Niall Horan. Aveva degli occhiali da sole scuri a specchio, attraverso i quali la ragazza non riusciva a vedere per nulla i suoi occhi blu. Un cappellino con la visiera all'indietro stava sulla sua testa. Dei jeans stretti e una maglietta bianca sotto alla giacca di pelle. Tra le mani un enorme brioche piena di crema.
«Come?» chiese, non capendo la domanda.
«Il tuo fidanzato nell'auto. È vecchio. Ti piacciono i vecchi?»
Alexia lo ignorò, ma Niall non se ne curò più di tanto. Piuttosto si concentrò su ciò che aveva in mano.
«E quindi tu sei Alexia!» una ragazza che sembrava appena più grande di lei, attirò la sua attenzione. Cheryl. «Sta tranquilla, ho già mandato via Julia, non può più stressarti. Adesso sei sotto la mia custodia. Sono Cheryl, piacere.» e le porse una mano.
Cheryl era più alta di lei, aveva dei lunghi capelli castani, due occhi scuri e un sorriso pieno di fossette.
«Piacere mio.» disse Alexia, stringendole la mano.
«Oh, ciao Niall.» Cheryl puntò l'attenzione sul pilota, che era rimasto accanto a loro e adesso si stava leccando le dita sporche di crema.
«Tesoro.»
«Ho un nome.»
«Che ovviamente non ricordo, tesoro.» disse calcando sull'appellativo con un sorriso da schiaffi, prima di allontanarsi e raggiungere gli altri ragazzi. Ovviamente non era minimamente interessato a sapere il nome della ragazza mora.
Cheryl sollevò gli occhi al cielo, prima di rivolgersi ad Alexia. «Ci farai l'abitudine anche tu a questo animale, tranquilla. Per lo meno, dopo due stagioni che lavoro a contatto con lui ho capito che è innocuo.»
Alexia non poté fare a meno di spalancare gli occhi. Due anni che lavorava con Niall? E lui non ricordava neanche il suo nome...
Per quanto riguardava la parte dell'essere innocuo, beh, Alexia non era poi tanto sicura, ma sperava che Cheryl avesse ragione.
«So che tutto questo ti sembrerà nuovo, strano e spaventoso, ma sono sicura che ti abituerai in fretta. E io ti aiuterò. Diventeremo ottime amiche.» Tutta quella positività che irradiava Cheryl, metteva di buon umore anche Alexia, che sperò davvero di riuscire a stringere un buon rapporto con la sua collega.
«Vieni, raggiungiamo gli altri. Te li presento. Sono decisamente più simpatici di Niall.»
«Non credo sia difficile esserlo.» borbottò Alexia, facendo ridere l'altra ragazza.
«Hai ragione. Ma basta ignorarlo, anche perché di solito è lui ad ignorare gli altri. Chiama tutte le donne 'tesoro', ma l'ho sempre ritenuto molto ironico. L'unica cosa che importa per lui sono le macchine.»
Alexia fece una smorfia. D'accordo, anche lei era arrivata alle stesse conclusioni, ma sentire quelle parole da Cheryl le faceva rimpiangere ancora una volta di aver accettato quel lavoro. Si fece forza pensando al consiglio dell'altra: basta ignorarlo.
«Tesoro e dolcezza.» aggiunse Alexia, alludendo ai termini che aveva sentito utilizzare da Niall.
«Beh, in realtà dolcezza lo usa soltanto con le auto.»
E quella rivelazione lasciò Alexia interdetta per un attimo. Perché aveva sentito Niall già usarlo diverse volte con lei. Arrivò quindi alla conclusione che Cheryl si sbagliasse su quel particolare. Scosse la testa e seguì l'altra ragazza.

Louis, capelli castani, occhi blu, il ragazzo che lo fissava poco prima, meccanico di Niall.
Liam, capelli e occhi castani, muscoloso, molta confidenza con Cheryl, meccanico.
Harry, capelli corti ma folti e ricci, occhi verdi, molto vicino a Louis anche se non avrebbe saputo dire quanto, ingegnere di Niall.
La sua collega aveva ragione, sembravano decisamente più simpatici e alla mano del pilota.
Alexia trascorse la maggior parte del tempo, fino a quando salirono sul jet privato, a chiacchierare tranquillamente con Harry e Louis.
«Anche Harry voleva fare il modello.» aveva detto Louis, ma il riccio aveva sorriso divertito.
«Non starlo a sentire. Ciò che dice Louis non è mai affidabile.» la rassicurò, facendola ridacchiare.
Niall intanto camminava davanti a loro, senza mai voltarsi indietro, nascosto dietro ai suoi occhiali da sole. In realtà l'ansia lo stava divorando vivo. Odiava gli aerei. Non si era mai fidato di quei cosi volanti.
Fu il primo a salire sul jet e a sprofondare sul sedile, togliendosi il cappello. Liam gli passò una mano tra i capelli con fare rassicurante, mentre andava a sedersi al suo posto e Niall non protestò nemmeno.
Alexia e Cheryl si sedettero accanto, due sedili più indietro ma di fronte a quello di Niall.
Dopotutto, viaggiare con Niall Horan aveva i suoi vantaggi. Alexia non era mai salita su un aereo così lussuoso e non riusciva a non guardarsi intorno. La ragazza dai capelli rossi si soffermò sulla figura di fronte a sé. Niall sembrava irrequieto: aveva la mano stretta intorno al bracciolo e non riusciva a trovare una posizione comoda. I sospiri che emetteva arrivavano chiari fin alle sue orecchie.
«Che cos'ha?» chiese a Cheryl a bassa voce.
«Ha paura degli aerei.» rispose con noncuranza la ragazza mora, prima di tornare a parlare con Liam, seduto sul sedile accanto al loro.
Alexia rimase di sasso a sentire quella frase. Era ridicolo che un pilota di formula 1, che affrontava l'alta velocità in un cubicolo stretto anche più volte al mese, avesse paura di volare. Non era un po' come quando stava in pista?
Alexia afferrò ciò che le serviva dalla borsa e alzandosi in piedi, scavalcò Liam e Cheryl.
A Niall intanto mancava poco che gli prendesse un attacco di panico. Aveva pure dimenticato le cuffie nella valigia in stiva. Sobbalzò quando qualcuno prese posto accanto a lui e girò la testa con un movimento meccanico.
«Che stai facendo?» chiese Niall ad Alexia, che gli stava facendo un piccolo sorriso. Niall constatò che era la prima volta che lei effettivamente gliene rivolgeva uno.
Alexia gli gettò qualcosa sulle gambe.
«Mi superi il livello? Non ci riesco.»
Niall guardava il Nintendo DS come se non capisse che strana creatura fosse.
«Il livello di che?»
Alexia allungò il braccio e accese l'aggeggio elettronico. La musichina del gioco riempì l'aria e attirò l'attenzione degli altri, che però non si intromisero in nessun modo. Li osservavano con curiosità e basta.
«Mario Kart? Mi prendi in giro?» chiese Niall con scetticismo e Alexia sorrise divertita, prima di annuire. «Io non faccio questi giochi.»
Il sorriso sparì dal viso della ragazza, che roteò gli occhi e sbuffò. «Solo perché hai paura di perdere e fare figure di merda.»
«Non è assolutamente vero.» borbottò il biondo. «Ma non ho più dieci anni.»
«Ah no? E io che pensavo di sì.»
«Divertente.»
«D'accordo. Allora ci tenterò da sola.» la ragazza si alzò in piedi e fece per tornare al suo posto.
In quel momento Niall si rese conto del fatto che l'aereo era pronto a decollare e faceva strani rumori.
«Alexia, aspetta. Aspetta. Va bene, torna qui. Gioco io.» disse freneticamente e la ragazza, ferma in piedi lungo lo stretto corridoio, sorrise vittoriosa, prima di voltarsi e tornare a sedersi accanto a Niall. «Allacciati la cintura.» quasi le ordinò. Alexia la prese come una grande vittoria. Primo, perché Niall l'aveva chiamata per nome, senza tesoro né dolcezza. Secondo, perché aveva fatto un gesto carino preoccupandosi della sua sicurezza nonostante fosse dettato solo dalla paura. Terzo, perché era riuscita davvero a distrarlo. Quarto, ma non meno importante, neanche Niall riusciva a superare quel livello e continuava ad imprecare, mentre lei non poteva smettere di ridere. Il signor 'non gioco perché non ho più dieci anni' a quel punto si era appropriato completamente del Nintendo che apparteneva a Kara e quando Alexia aveva allungato la mano cercando di aiutarlo, premendo dei tasti, lui l'aveva allontanata, perché doveva riuscirci da solo. Circa due ore dopo, Niall si era ritrovato, con il Nintendo ormai scarico, ad esultare ad alta voce, svegliando tutti i passeggeri, solo perché era finalmente riuscito a superare il livello arrivando primo. Perché lui era un ottimo pilota in ogni caso, realtà o meno. Nessuno doveva e poteva metterlo in dubbio.

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora