Niall aveva solo dovuto allargare le braccia e il quattordicenne gli si era gettato letteralmente tra di esse. «Ohw.» il pilota gemette, mentre il più piccolo lo abbracciava stretto, con il viso premuto contro il suo petto.
«El, fa piano. Niall è ancora indolenzito.» lo rimproverò Alexia con voce però, estremamente dolce. Vedere quei due in quel modo la stava facendo letteralmente sciogliere come burro.
Elaja aveva appena detto qualcosa contro il corpo di Niall, che la ragazza non era riuscita a sentire, ma che fece scoppiare a ridere di gusto il pilota.
«Devo prenderti in braccio per poter andare via allora?» gli chiese alla fine, continuando ad accarezzargli la schiena.
Elaja sospirò e si allontanò dal più grande poco volentieri. Diede una mano a suo padre e ad Alexia con i bagagli, mentre Niall venne mandato avanti a mani vuote. Il fatto che appena uscito dall'ospedale avessero iniziato a trattarlo come se fosse fatto di vetro, lo stava già urtando. Non gli sarebbe venuto un secondo infarto se avesse fatto il piccolo sforzo di portare una valigia. Ma almeno per il momento, evitò di lamentarsi. Uscirono dall'aeroporto e Niall respirò a pieni polmoni l'aria fresca e familiare di Londra. Non era mai stato più contento di essere lì. Di essere a casa. Era stata la prima richiesta che aveva fatto una volta che lo avevano dimesso: "Torniamo a casa". Dieci giorni in ospedale erano stati davvero fin troppi per Niall, che stava rischiando di diventare claustrofobico, nonostante la sua stanza fosse abbastanza grande. I ragazzi erano perfino rimasti ancora qualche giorno in Messico. Niall non aveva capito a far cosa, ma non aveva neanche commentato. In realtà, i meccanici si stavano occupando di Jane. Stavano vedendo se si potesse salvare qualche pezzo e spedirlo alla Syco. Magari, ne sarebbe uscito fuori qualcosa. Nonostante Niall non potesse più gareggiare, tutti sapevano quanto ci tenesse a quell'auto che aveva mandato in pezzi. E perfino Liam e Louis, che ci avevano lavorato per tantissimo tempo, la vedevano un po' come la loro figlia. Anche loro ci erano rimasti male. Quindi, non si trattava di un semplice favore per Niall. Era qualcosa che volevano fare tutti.
Il viaggio in macchina verso casa, era stato pieno della voce di Elaja, che continuava a fare a Niall qualsiasi domanda gli venisse in mente. Anche quelle più strane, come: hanno mai provato a far guidare una scimmia? Se era un modo per distrarre Niall o per farlo impazzire, ci stava riuscendo alla grande.
E quando il pilota si era ritrovato da solo in casa sua, sprofondato sul divano come se fosse il posto più comodo della terra, quasi quasi avrebbe preferito che Elaja fosse rimasto lì, perché l'angoscia lo aveva assalito come non mai. Era rimasto da solo per neanche mezz'ora, poi la porta si era aperta, rivelando un Alexia carica di un ulteriore borsone. Era passata a casa per prendere della roba ed era tornata indietro. Niall si ritrovò a ridacchiare. «Amore, non devi per forza restare qui con me. Puoi tornare a casa tua. Tanto ci vedremo comunque ogni giorno.» le disse. Non voleva estirparla dalla sua dimora e dalla sua famiglia, nonostante ciò che le avesse detto in ospedale. Era da troppo tempo che la ragazza non tornava a casa, dopotutto.
«Non mi stai obbligando, scemo. Io voglio restare qui con te e farti compagnia.»
«O meglio, non vuoi lasciarmi un secondo da solo, con il rischio che cada per morto come una pera?» chiese il pilota, tirandosi a sedere e sporgendosi oltre il divano. Il borsone che Alexia aveva appena gettato per terra sembrava pesante.
Un pensiero che cercò di ignorare gli si instillò nella mente. "Aveva portato tutta la sua roba lì?". Beh, no. Dopotutto Alexia era una modella e avrebbe dovuto avere molta roba, quasi quanto quella di Niall. Okay, forse meno. Ma il concetto non era quello. La ragazza aveva portato lì solo ciò che le serviva per stare da lui per un po'. Sì, per un po'...
Stava cercando di far andare via quegli strani pensieri, quando un'altra domanda, decisamente correlata a quell'argomento, gli sorse spontanea. Era strano che lei fosse entrata senza suonare al citofono e che lui non si fosse dovuto alzare dal divano. «Amore, come sei entrata?» le chiese.
La ragazza tirò fuori dalla tasca il mazzo di chiavi di Niall e lo poggiò sul ripiano all'ingresso, esattamente dove il pilota le lasciava di solito. «Te le ho rubate.»
«Oh, grande.» Strana. Quella sensazione era davvero strana. Si lasciò ricadere indietro contro i cuscini del divano e si ritrovò a pensare che avrebbe dovuto darle il suo secondo mazzo di chiavi. Quelle della porta di ingresso, del portone esterno, della sua auto. Sarebbe convenuto.
Alexia andò a sedersi accanto a lui e gli accarezzò la gamba con la mano. «Cosa vuoi per cena?»
«Adesso mi cucinerai pure? No, perché me lo sono sempre chiesto: sai cucinare davvero? Secondo me rischio l'avvelenamento.» fece il pilota, fingendosi preoccupato.
Alexia sbuffò. «Se vuoi, signor chef dei miei stivali, puoi farlo tu. Il rischio di avvelenamento di sicuro non c'è, visto che i miei fratelli sono ancora vivi e vegeti dopo anni. Ma potrei sempre inscenare un incidente e avvelenarti di proposito.»
Niall cercò di non ridere. «Ordiniamo la pizza stasera. Ho proprio voglia di qualcosa di unto e grasso. Dieci giorni di poltiglie disgustose sono stati il mio inferno, quindi ne ho assoluto bisogno.»
«Devi comunque controllare la dieta, lo sai. Il colesterolo potrebbe ostruire...» Niall la fermò prima che potesse continuare: «No, Ax. Io non ci sto. Se devi trattarmi in questo modo, come un settantenne fatto di porcellana, ti caccio via da questa casa. Non sto scherzando. Nonostante tutta questa immensa merda, ho venticinque anni, per l'amor di dio, quindi te lo chiedo per favore...»
Alexia lo guardò titubante per qualche attimo, poi emise un piccolo sospiro. Si alzò di nuovo in piedi per recuperare il suo cellulare. «In che pizzeria ordini di solito?» gli chiese alla fine. E Niall sorrise trionfante.
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Ad Alta Velocità ||Niall Horan||
FanfictionAlexia Valery lavora come modella dall'età di sedici anni. È abituata a quella vita da riflettori, nonostante dietro il suo lavoro si nasconda una vita privata molto tranquilla, dove il centro del suo mondo resta la famiglia: suo fratello, sua sorel...