11) Falsa Irlanda

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«Siamo a Monaco, nel paese dei pretzel e della birra e voi...» Niall si fermò, guardando il pub davanti a sé con sgomento.
«E noi ti abbiamo portato in un pub irlandese.» terminò Louis, passando un braccio intorno alle spalle del pilota. «Non è un'idea grandiosa?»
«No, è un'idea che fa cagare, ma comunque apprezzo.» disse Niall, ridacchiando.
«Almeno non ti facciamo sentire la nostalgia di casa.»
Niall fece una smorfia. Solo Harry sapeva effettivamente cose che riguardavano la sua infanzia e adolescenza in Irlanda e si chiese come mai non avesse dissuaso il suo compagno da quella idea.
Probabilmente perché Harry sapeva che in ogni caso, Niall amava la sua terra d'origine. Anche se aveva sempre cercato di non darlo a vedere, era orgoglioso della sua patria e di quelle tradizioni che suo fratello gli aveva inculcato fin da quando erano bambini. L'Irlanda era stato l'inizio di tutto. Niall ci era nato ed era comunque un posto importante per lui.
Una sola persona non poteva influenzare tutta la sua esistenza. Il che era divertente, dato che lo aveva fatto eccome. Ma si era sempre ripromesso che quella persona non gli avrebbe più rovinato la vita in nessun modo. Lo aveva già fatto abbastanza.
«Adesso possiamo entrare?» Niall si voltò verso la ragazza che aveva parlato e che si stringeva nella sua giacca, accanto ad Harry. Alexia era stata in silenzio per il tutto il tempo della strada fino ad allora. Dato che Liam e Cheryl erano andati a cena fuori da qualche parte, le uniche alternative erano restare in camera o andare con Louis, Harry e Niall in quel pub. La scelta era stata abbastanza ovvia. Non le piaceva molto restare da sola.
«Sì, forza.» li incitò Louis e tutti si mossero verso l'interno.
Il pub era carino, rustico e a stile irlandese. Il verde prevaleva senza mezzi termini. Quel posto metteva allegria ed effettivamente tutti e quattro sorrisero davanti a quella vista. Non era per nulla affollato visto che era martedì sera e decisero di sedersi agli sgabelli vicino al bancone piuttosto che al tavolo.
Niall si sedette accanto ad Alexia, ma solo casualmente. Tendeva ad ignorarla da quella volta in Spagna, perché Niall aveva detto una frase di troppo. Non provare a fare stupide congetture. Più le stava lontano, meno sarebbero state le possibilità che lei gli facesse domande.
Niall la guardò per un attimo. Sembrava annoiata e infatti continuava a guardare qualcosa nel cellulare che aveva tra le mani. Niall si soffermò a guardarle i capelli rossi, che aveva rilegato dietro in un piccolo chignon disordinato, lasciando una parte di capelli sciolti. Il pilota non aveva mai avuto a che fare con una rossa. Eccetto che con le birre.
«Che birra bevi?» si ritrovò a chiedere senza che potesse fermarsi.
Alexia in un primo momento sembrò non ascoltarlo e Niall si ritrovò ad ingoiare la tensione. Se lui l'aveva ignorata, adesso era lei che lo stava facendo con lui? Ma dopo qualche attimo la ragazza si rese conto che lui stava effettivamente parlando con lei. Posò il telefono e lo guardò. «Oh, ma stavi parlando con me.» disse, infatti.
Niall la fissò, prima di dire: «Sì. Che birra preferisci? Così le ordiniamo a quel barista vestito da elfo non molto felice.» e fece segno con la testa.
Alexia si voltò a guardare nella stessa direzione che Niall aveva indicato e ridacchiò. «Non sembra molto entusiasta di lavorare.»
«Con addosso quella calzamaglia verde? Ci credo. Gli pruderanno le palle.»
«Di classe.» Alexia fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo.
«Che birra preferisci?» ripeté Niall.
A quel punto Louis si intromise, passando un braccio intorno alle spalle della ragazza. «Le rosse, proprio come lei.»
«In realtà preferisco il vino.»
«Di classe.» adesso fu Niall a fare una smorfia.
«Ma se devo decidere preferisco bionda.»
«Parlate di ragazze?» chiese Harry, appena tornato dal bagno e sedendosi di nuovo sullo sgabello.
Louis scoppiò a ridere. «Ma quali ragazze. Tutt'al più le piacciono i biondi.» disse, dando una gomitata ad Harry.
Alexia sbuffò soltanto, ma preferì non ribattere.
«D'accordo, una bionda e una rossa.» disse Niall, ignorando i ragazzi e facendo segno con la mano all'elfo.
«E noi?» chiese Louis.
«E voi fottetevi.» rispose Niall con un sorriso sulle labbra.
Alexia si morse il labbro, cercando di non ridere.
«Hai fame?» continuò a chiedere il pilota alla ragazza, la quale scosse la testa. «Non vuoi assaggiare niente di irlandese?»
«Non siamo neanche in Irlanda.» Alexia non capiva perché lui stesse tornando a prestarle attenzione e parole. Forse avrebbe dovuto chiedergli il dizionario Horan per riuscire a capirlo una volta per tutte.
«Hai ragione, è solo una falsa Irlanda, un minuscolo spicchio imitato da un paese che cerca di richiamarne un altro senza un motivo apparente.» ribadì con un po' di amarezza, senza neanche guardarla.
«Quanto hai vissuto in Irlanda?» chiese Alexia a quel punto. Sentirgli dire quel pensiero l'aveva stupita e gli aveva messo molta curiosità.
Niall si irrigidì. Detto fatto. Proprio ciò che temeva. «Fino ai diciotto anni.» borbottò, mentre le birre venivano messe davanti a loro e Niall ci si fiondava, quasi a nascondersi dietro la bevanda fredda.
«E poi hai iniziato a gareggiare? Sei andato via per quello?»
«Sì.» Niall bevve un sorso di birra e si alzò in piedi. «Vado in bagno.»
«Lo hai fatto scappare.» disse Harry e Alexia, che stava ancora fissando il ragazzo che si allontanava, le sue spalle larghe dentro alla camicia a scacchi e le sue gambe e il suo sedere fasciato dai jeans stretti, non poté che sospirare e dargli ragione. Guardò Harry per qualche attimo in silenzio e bevve un sorso della sua birra. Non era male, una delle più buone che avesse mai assaggiato. Dopo soltanto quel primo sorso fece un piccolo sbuffo e disse: «Senti, Harry. Io non lo capisco proprio.»
Harry fece un sorriso un po' triste, lasciando che lei continuasse il discorso.
«Speravo solo di conoscerlo un po' meglio. Passiamo un sacco di tempo insieme con questo lavoro e di voi so già molto, di lui praticamente nulla, a parte quanto sia stronzo.»
E in quel momento un braccio si allungò a prendere la birra rossa accanto alla ragazza, facendola voltare di colpo. Era Niall. Che non la stava neanche guardando. Era la seconda volta che succedeva una cosa simile, Niall che sopraggiungeva senza che lei se ne accorgesse e lui che sentiva la frase sbagliata. E quella volta Alexia lo capì subito: lo aveva ferito. Niall prese la birra e si allontanò andando verso al tavolo da biliardo all'angolo del locale, dove alcuni ragazzi stavano giocando.
«Merda.» disse Alexia tra i denti. «Io...» sospirò, guardando Harry. Il ragazzo riccio aveva un cipiglio preoccupato sul viso.
«Neanche Louis sa molto di Niall.» quella frase la spiazzò completamente.
«Che intendi?» chiese, infatti.
«Niall è molto riservato. Soltanto io so parecchie cose di lui, ma solo perché ero presente dall'inizio. Louis e Liam sanno quasi quanto te, anche se hanno imparato a interagirci da più tempo.» spiegò.
«Ha ragione.» si intromise Louis, appena tornato da una chiacchierata con il barista-elfo. «Niall è un ragazzo buono, ma non gli piace rispondere alle domande, quindi semplicemente non gliele poniamo.»
Alexia si sentiva frustrata. Perché definivano Niall buono quando non lo sembrava affatto? Faceva sempre lo stronzo con tutti, ma se i suoi amici dicevano così, probabilmente quella era solo una facciata, una protezione. Ci aveva già pensato, in effetti, ma restava comunque tutto molto confuso.
Alexia sbuffò e anche lei prese la sua birra, prima di alzarsi. Additò Harry e disse: «Allora perché cavolo mi hai detto che imparerò a conoscerlo? Come faccio se sembra che non me lo permetta?»
Il sorriso pieno di fossette di Harry si fece largo. «So che ce la farai. Confido in te.»
Alexia lo fulminò con lo sguardo e poi diede loro le spalle, per raggiungere l'irlandese.
«Hey, amore. Vuoi giocare?» le chiese un ragazzo moro con la stecca da biliardo in mano. Probabilmente più giovane di lei. Alexia fece una smorfia disgustata.
«Lei è off limits, Desh.» era stato Niall a parlare. Era calato sul tavolo da biliardo e aveva il viso concentrato, con la stecca in posizione. Con maestria spinse la palla nella buca. In tre minuti circa aveva fatto amicizia e stava giocando con quegli sconosciuti. Notevole.
«È tua, pilota?» evidentemente l'avevano riconosciuto e socializzare era stato più semplice del normale.
Niall si leccò le labbra, soddisfatto della palla in buca e si sollevò guardando il ragazzo che aveva chiamato Desh.
«Non si tocca.» disse, senza rispondere alla domanda. Alexia si sentì attraversare da un brivido e si morse l'interno della guancia.
«Quella birra è per me?» chiese Desh, come se non avesse sentito le parole di Niall, mentre gli altri due ragazzi, amici di Desh, se la ridevano.
«No.» disse Alexia in modo secco, prima di avvicinarsi al pilota biondo. «Vuoi finirla?»
Niall annuì, togliendole la birra dalle mani, con il suo sorrisino stronzo sulla faccia. Se lo aveva ferito davvero prima, o gli era passata in fretta fregandosene subito dopo o era davvero bravo a recitare e a nascondere i proprio sentimenti. La maschera.
Niall si sporse verso il suo orecchio e parlando la fece rabbrividire. «Anche se provi a farmi ubriacare, non otterrai nessuna risposta da me.»
Alexia sbuffò. «Volevo solo fare un gesto carino.» disse, afferrando senza riflettere la camicia di lui con una mano, con fare minaccioso, come se volesse colpirlo da un momento all'altro. Niall non fece una piega.
I tre ragazzi erano tornati a giocare, ignorandoli decisamente.
«Per il senso di colpa?»
«Non volevo essere stronza.»
«Quello sono io, no?»
Alexia sbuffò. «Né invadente.»
«Lo sei adesso.» E okay, in effetti erano vicinissimi e Alexia poteva sentire il suo pettorale sotto alla mano, la quale continuava a stringere il tessuto. E il profumo intenso di lui le arrivava forte e chiaro. Si allontanò di colpo, d'istinto.
Niall le sorrise divertito. «Se hai qualcos'altro da dirmi, ti ascolto. Altrimenti puoi anche tornare da Harry e Louis.»
Alexia sapeva che lui voleva delle scuse. Era talmente orgogliosa che avrebbe potuto benissimo girare sui tacchi e andarsene, ma sapeva che in quel modo non avrebbe ottenuto nulla. Né allora né mai.
Si morse il labbro, mentre Niall continuava a fissarla. «Mi dispiace, va bene?»
Niall sorrise soddisfatto.
«Ma tu mi snervi sempre.» borbottò lei allora e Niall fece finta di non aver sentito, perché in quel modo aveva un po' rovinato le scuse. Apprezzò comunque lo sforzo.
«Bevici su.» le propose ironicamente, restituendole la birra.
E lei sbuffò, ma lo prese davvero alla lettera. Finì quel boccale e mentre guardava Niall che era tornato a giocare a biliardo ne bevve delle altre, divise direttamente con il pilota, che stava pure perdendo la partita. Alexia aveva cercato di fare il tifo per lui e incoraggiarlo e Niall aveva anche apprezzato, ma alla fine aveva rinunciato e dato forfait.
«Vieni, torniamo dagli altri.»
Alexia ringraziò il fatto che Niall le avesse poggiato una mano sulla schiena, perché forse aveva iniziato ad esagerare con la birra. Non che in realtà se ne stesse curando più di tanto, visto che continuava ad accettare le birre che Niall le porgeva. Si erano seduti agli sgabelli di prima e i loro amici non li calcolarono nemmeno. Quei due, Harry e Louis, vivevano in un mondo tutto loro, chiunque se ne sarebbe potuto accorgere.
«Stai cercando tu di farmi ubriacare, vero?» chiese la ragazza al biondo, che aveva appena chiesto al barista altra birra. Lei non sopportava il modo quasi derisorio in cui la stava guardando tutto il tempo.
«E meno male che ti piaceva il vino, Ax.»
Alexia sobbalzò. «Come mi hai chiamata?» chiese con un filo di voce. Soltanto sua madre la chiamava in quel modo. Tanto tempo prima.
«Il tuo nome è troppo lungo.» si giustificò Niall.
Lei lo guardò di sbieco. «Ha solo una lettera in più del tuo.»
In quel momento vennero distratti da Louis che schiamazzava per la canzone che era appena iniziata e riempiva il pub. Anche Niall in effetti aveva cominciato a battere le dita sul ripiano a tempo di musica. E proprio l'irlandese venne preso di mira da Louis, che gli passò un braccio sulle spalle facendolo abbassare in avanti sotto al peso. «Ballala, ti prego.» gli urlò nell'orecchio.
«Che cosa? Ma anche no.» Niall si mise a ridere.
«Sai fare la danza irlandese?» si intromise Alexia, eccitata e curiosa.
«Sì , la sa fare.» fu Louis a rispondere, mentre Niall sbuffava.
«Ti prego, facci vedere.» Niall fissò il broncio adorabile sul viso della ragazza dai capelli rossi e gemette.
«Andiamo, è la canzone perfetta.» continuò Louis. Si trattava di Nancy Mulligan di Ed Sheeran.
Niall guardò per qualche secondo Harry, che li osservava con il gomito sul bancone, la mano a sorreggere la testa e un sorriso sul viso. Non lo avrebbe aiutato di certo.
«Dai, dai, dai.» adesso entrambi, Alexia e Louis, stavano facendo il coro. Niall sbuffò e si guardò intorno: nel locale c'erano ancora i tre ragazzi, una coppia e un altro cliente solitario. «E va bene. Va bene! Ma state zitti adesso.» disse, alzandosi in piedi, mentre i due esultavano.
Niall conosceva quella canzone a memoria. E sapeva anche suonarla con la chitarra. Adorava Ed. Ma per fortuna, date le circostanze, la canzone era praticamente alla fine.
«From her snow white streak in her jet black hair. Over sixty years I’ve been loving her, now we’re sat by the fire in our old armchairs. You know Nancy, I adore ya.» con sorpresa di tutti Niall iniziò a cantare parola per parola. Alexia lo guardava con la bocca semiaperta.
«She and I went on the run. Don’t care about religion. I’m gonna marry the woman I love, down by the Wexford border. She was Nancy Mulligan and I was William Sheeran. She took my name and then we were one, down by the Wexford border
Era anche peggio dato che Niall fissava proprio lei mentre cantava.
E quando le parole finirono e rimase solo la musica, Niall iniziò a ballarla, fino alla fine. Alexia non riuscì a non ridere mentre lo guardava fare quei passi. Lo trovava fantastico. Non si sarebbe aspettata una cosa del genere da uno come lui. Quando la canzone finì, Niall si prese pure l'applauso e scoppiò a ridere, tornando a sedersi accanto alla ragazza.
«Wow.» esclamò Alexia.
Niall scrollò le spalle. «Ballata in coppia verrebbe anche meglio.»
«Non sapevo sapessi cantare così bene.» se ne uscì lei di punto in bianco. E poté vedere per la prima volta Niall Horan arrossire. Anzi, per la seconda. Era incredula. Che stava succedendo quella sera?
«Nah, sono più bravo in altre cose.» borbottò imbarazzato.
Alexia non ci pose comunque più attenzione del dovuto e prese la birra che aveva davanti. «Brindiamo.»
«Stai bevendo troppo.» la ammonì Niall.
«Tanto quanto te.»
«Ma io lo reggo molto. Mentre tu...» Niall infatti era appena brillo, al contrario della ragazza, che se avesse continuato a bere, sarebbe collassata nel giro di poco.
«Anche io. Brindiamo alla tua danza irlandese e a me che non so un cazzo di te.»
Niall si mise a ridere, mentre faceva tintinnare i loro bicchieri.
«A noi, allora.»

Niall lo sapeva. Che avrebbe dovuto fermarla, magari anche con la forza. «Io non sto più bevendo. Basta birra, dolcezza.» le aveva detto due birre prima, ma lei non ne aveva voluto sapere. E adesso la stava praticamente sorreggendo fino alla macchina. Era tentato di prenderla in braccio direttamente, ma forse era meglio di no. Harry si era offerto di dargli una mano, ma Niall aveva rifiutato. Era ancora in grado di trattare con una ragazza ubriaca. In macchina si era perfino addormentata con la testa sulla sua spalla. «Ogni tanto si diverte anche lei a quanto pare.» aveva borbottato, guardando Louis ed Harry seduti di fronte a loro.
«Sembri preoccupato.» lo derise l'amico riccio.
«Nah, ma adesso tocca a me fargli da badante.» E dopo un attimo di silenzio di riflessione borbottò: «Come sempre d'altronde.»
Alexia era di nuovo sveglia quando erano arrivati in hotel e Niall la accompagnò nella sua stanza, singola, per la prima volta da quando stavano in giro per il mondo. Avevano deciso con Cheryl che era meglio in quel modo, dati gli sviluppi con Liam.
«Per favore.» lo pregò dopo un discorso insensato sui gatti siamesi.
Niall, che la teneva saldamente con un braccio, mentre apriva la porta della camera con la chiave, adesso era confuso.
«Che cosa?»
«Ti prego, dimmi qualcosa di te.»
Niall fece un piccolo sbuffo. «Tanto se te lo dicessi adesso, non ricorderesti niente domani.»
«Ma io voglio sapere.» piagnucolò.
La condusse verso il letto. «Che mi dai in cambio?» chiese il pilota ironicamente. Non l'avesse mai fatto. Ciò che successe dopo, ovviamente non lo fece dormire per tutta la notte.
Alexia, che stava cercando di togliersi le scarpe con una mano, mentre si aggrappava al braccio del pilota con l'altra, si sollevò del tutto e afferrò il viso di Niall con entrambe le mani. Erano calde e morbide contro le sue guance ruvide. «Questo.» disse, prima di chiudere la distanza e baciarlo sulle labbra.
Quel contatto non era durato neanche due secondi. Niall completamente colto alla sprovvista, aveva tenuto gli occhi aperti e subito dopo li aveva perfino spalancati. Era immobile, completamente irrigidito.
Alexia lo aveva appena baciato. Un contatto leggero, innocente e da ubriaca, ma a Niall tremavano comunque le gambe.
Alexia si era allontanata come se nulla fosse successo. Si era gettata di peso sul letto e aveva detto: «Notte notte, Ni.»
Niall si voltò e il più velocemente possibile fuggì fuori da quella stanza.

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora