19) Ti presento Shelby

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Sospiro. Un altro dopo appena due minuti. Andava avanti così da mezz'ora e Kara finalmente si spazientì, battendo il palmo della mano sul tavolo con violenza.
«Alexia, la vuoi fare finita? Io sto cercando di studiare qui! Che diavolo ti prende poi? Sei depressa? Pensavo fossi felice di essere a casa.»
Sì, lei lo era davvero, ma non vedeva Niall da due giorni e mezzo. Sembrava sparito nel nulla, tralasciando sporadici messaggi durante la giornata. Almeno erano sdolcinati. Anche se il suo cervello continuava a chiedersi che cosa stesse facendo di tanto importante in quei giorni a casa. Non è che magari aveva una ragazza a Londra? Magari Niall era davvero lo stronzo che... Scacciò quei pensieri scuotendo la testa. La stronza era lei che pensava quelle cose. Beh, però era lecito, no? Stavano insieme da poco.
Ignorò sua sorella e afferrò il telefono dalla tasca dei jeans. "Ti sei già scordato di me?". Premette invio al messaggio dopo qualche attimo di esitazione. Sospirò di nuovo.
«Alexia!»
Elaja, che aveva appena sceso le scale di corsa, intervenne in difesa della sorella maggiore: «Lasciala stare, Kara. Queste sono pene d'amore.»
Alexia aggrottò le sopracciglia, chiedendosi da dove saltasse fuori quell'uscita. «E con questo che vorresti dire?» gli chiese infatti, girandosi per guardarlo e sistemandosi con le ginocchia sul divano e le braccia poggiate sullo schienale.
«Che ti manca Niall.»
Alexia dischiuse involontariamente la bocca per la sorpresa.
«Perché dovrebbe mancarle? Non è il suo ragazzo. Le pene d'amore lei non sa cosa sono.» si intromise Kara, che ormai aveva abbandonato i suoi compiti e aveva prestato attenzione ai suoi fratelli.
«Lo dici tu che non lo sono. E poi vorresti dire che magari lo sai tu cosa sono le pene d'amore?» Elaja aveva alzato gli occhi al cielo, prima di sedersi ad una sedia del tavolo e abbassarsi per calzare e allacciare le scarpe.
«Dove stai andando?»
«Da Grammy.»
«Chi?» chiese Alexia.
«Il meccanico di cui ti parlavo.» fu Kara a rispondere. «Ci passa le ore lì dentro.»
«A far cosa?»
«Ad imparare, mi sembra ovvio.» borbottò Elaja, facendo storcere la bocca ad Alexia.
«Hai finito di fare i compiti, capitan ovvio?» disse invece, dato che suo padre quella mattina era andato a parlare con i professori e non gli avevano dato grandi notizie, nonostante fossero quasi alla fine dell'anno. La salvezza di Elaja da una clamorosa e ulteriore punizione era stata la frase pronunciata dalla sua coordinatrice: «Sembra che si stia impegnando, però. È sulla buona strada per rimediare. Potrebbe non bocciare se fa un ultimo sforzo.»
Elaja rispose annuendo soltanto alla domanda di suo sorella.
«D'accordo, dato che mi annoio, vengo in giro con te.»
«Cosa? No! Non voglio portarmi dietro mia madre.»
«Lei non è la mamma.» disse Kara con la voce piatta.
Il ragazzo sbuffò, mentre Alexia li guardava dispiaciuta. «Era una metafora... per dire.» spiegò il più piccolo.
Alexia si alzò in piedi. «Puoi sempre dire che sono la tua ragazza, più grande e figa.» se ne uscì sciogliendosi i capelli e andando verso la porta.
Elaja gemette esasperato e la seguì. «Certo. Identica a me.»
Alexia ridacchiò, mentre Kara diceva: «Grazie a dio vi state togliendo di torno.»
I due rossi la salutarono appena e uscirono di casa.
Il cammino fino al meccanico in questione non fu lungo, tanto che non avevano fatto in tempo a parlare di nulla di importante. Elaja si era semplicemente rassegnato al fatto di doversi portare dietro la sorella maggiore e cercava di farci meno caso possibile.
Alexia osservò dall'esterno il piccolo garage ad angolo della strada che si nascondeva quasi alla vista, prima di seguire il fratello minore.
All'interno sembrava non esserci nessuno.
«Nick!» chiamò Elaja, guardandosi intorno, prima di puntare verso un'auto da sotto la quale uscivano due gambe, e battere la mano sulla carrozzeria. Il meccanico al di sotto sobbalzò tanto da sbattere la testa.
«Ohw! Maledetto Valery! Ti dico sempre di non farmi spaventare quando sono concentrato!» esclamò una voce, prima di uscire allo scoperto.
«E come dovrei attirare la tua attenzione?»
Nick era un ragazzo che probabilmente non aveva neanche trent'anni, con gli occhi chiari e i capelli sparati in alto. «Oh, ma non sei da solo.» adesso fissava la figura femminile che aveva le mani ficcate nelle tasche dei jeans.
«Non guardarla così. Non ci provare neanche. È mia sorella. E la ragazza di Niall Horan.»
Alexia arrossì di colpo. «Elaja! Ma che... io...» si ritrovò a balbettare.
«Tranquilla, Ale. Sto cercando di non pensare al fatto che adesso il mio idolo è mio cognato.»
«Ma tu come...?»
«Il tuo telefono era sbloccato sul tavolo... e mi è capitato di far cascare involontariamente l'occhio su un messaggio. Era di Niall. Un po' troppo sdolcinato. Non me lo aspettavo così il pilota, a dirla tutta.»
Alexia era sconvolta e un po' imbarazzata. E per finire, arrabbiata perché suo fratello non poteva leggere i suoi messaggi senza permesso e impicciarsi in cose che non lo riguardavano. Non gli fece una sfuriata lì, solo perché c'era anche Nick.
«Quindi lei è la famosa modella con l'ombrellino che sta a contatto con i tuoi idoli, piccolo Aja. La sorellona di cui non smetti mai di parlare.»
Elaja sbuffò. «Sì, è lei.»
Alexia si era già addolcita un po' dopo quella frase.
«Ah! Devo dirti una cosa: ho trovato il pezzo che cercavi per...» si interruppe di colpo vedendo come lo guardava il ragazzo rosso. Fulminante. In modo assassino.
«Per cosa?» chiese Alexia con curiosità.
«Per... per... l'auto che sto riparando e con cui tuo fratello mi sta aiutando.» quella risposta era incerta. Suonava quasi come una domanda. Era una bugia, si capiva. Ma lasciò correre. Momentaneamente. «Ha un potenziale enorme, lo sai?»
«Per fare il meccanico?» chiese la ragazza, dubbiosa.
Nick annuì. «O il pilota.»

Ad Alta Velocità ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora