Sapete benissimo che nel ventunesimo secolo essere estranei al mondo della tecnologia, disconnessi dalla rete, lontani dai social, è quasi considerata un'anomalia. Non sei al passo con i tempi se non stai dentro l'era virtuale. Ti considerano un arretrato. Immaginate la profonda differenza tra Preistoria e Medioevo. Ad oggi entrambe epoche profondamente primitive, eppure in passato il Medioevo rispetto alla Preistoria, somigliava già al nostro internet. Le scoperte hanno migliorato il mondo o lo hanno solo peggiorato? Sicuramente dal punto di vista scientifico, della medicina, non c'è nemmeno da domandarselo, hanno senza ombra di dubbio apportato notevoli miglioramenti. Esistono molte più cure per sconfiggere brutali cancri, orribili malattie. Si possiedono molte più conoscenze sulle cause di questi mali. Idem se applichiamo lo sviluppo e l'evoluzione tecnologica ai trasporti: l'aereo ne è il più grande esempio, il mezzo più straordinario che le leggi della fisica hanno permesso all'uomo di costruire, il mezzo che in tempo zero riesce a raggiungere l'altra parte del mondo. Ma dal punto di vista sociale, invece? Che società è venuta fuori? In quale società viviamo? In quella virtuale o in quella reale? Rifletteteci, prendendovi tutto il tempo che vi serve, troverete da voi la risposta.
"Come facevano un tempo a conoscersi?" mi chiedo spesso fra me e me. Potevano sperare di trovare il migliore amico o l'anima gemella solo nel piccolo paesino in cui vivevano o al massimo nei dintorni. Scherziamo? È già difficile riuscirci girovagando per tutto il mondo e loro dovevano necessariamente trovarseli lì, guardandosi attorno, fra quei pochi abitanti del paese, della città. Assurdo, non vi pare?
Se avete prestato attenzione ai dettagli, avrete sicuramente notato una data: il 18 Ottobre. Se la data ufficiale dell'incontro è segnata l'1 Novembre, cosa c'entrerà mai il diciotto?
Non ho mai amato alla follia i social, ne usavo pochissimi, gli altri li ritenevo inutili. Quella sera non avevo nulla da fare e la mente viaggiava a mille all'ora come sempre, i pensieri riescono a prendere il sopravvento su di me molto facilmente, in modo particolare la sera. Erano anni che andavo dietro un ragazzo. Fu amore a prima vista, un colpo di fulmine. Ricordo ancora in maniera esatta l'istante in cui lo vidi, lo stesso in cui il mio cuore per un attimo si fermò per poi iniziare a battere fortissimo, e lo stesso in cui il mio sguardo si incrociò nei suoi meravigliosi ed enormi occhi azzurri. Rimasi lì immobile, paralizzata, non capivo più niente. Le mie amiche mi parlavano e io ero lì ancora presa da quella forte emozione provata. Poco dopo chiesi il nome alle ragazze, loro lo conoscevano. Così ci iniziammo a sentire, pian piano a vedere, a passare alcune serate a casa mia, diventammo ottimi amici insomma. Riuscivo a parlare con lui di alcuni problemi familiari di cui non avevo mai discusso con nessun altro. Purtroppo però mi piaceva, provavo qualcosa di più forte dell'amicizia nei suoi confronti. Ogni qualvolta lo incontravo provavo i classici sintomi: tremolio delle gambe, batticuore, farfalle allo stomaco, pallore sul viso. Era come se il mio cervello smettesse di connettere, i miei neuroni andavano letteralmente in tilt, si scontravano e urtavano l'un l'altro, dando vita ad un enorme caos nella mia testa. Tutto ciò andò avanti per due lunghi anni. Odio tutt'ora chi mi dice che il colpo di fulmine non esiste! Eccome se esiste. Lui comunque non è il protagonista di questa storia, non è più nemmeno nel mio cuore, perciò smettiamo di parlare di lui, l'ho menzionato perché siamo entrati nel vivo della storia e non potete perdere nessun passaggio.
Frustrata da quella situazione, stanca di pensare ad un ragazzo a cui non importava nulla di me e con il quale non ero mai riuscita a dichiararmi sul serio, cercai aiuto in un ragazzo lontano, che su uno di quei social da me mai usati, faceva da psicologo a molte ragazze. Gli spiegai brevemente la mia situazione, ma in questa stessa brevità del messaggio, rimase affascinato e colpito dalla strutturazione della mia domanda. Era un social su cui potevi scrivere anonimamente a qualcuno. Da quella domanda si aprì una discussione parecchio interessante, incentrata, per farla breve, sul "nulla dies sine linea" di cui mi parlava spesso il mio professore di greco al liceo, ossia sulla consapevolezza che ogni essere umano sia inevitabilmente la proiezione, l'esito, il riflesso di ciò che di positivo e negativo gli capita durante il corso della sua vita. Alla fine di quella chiacchierata a distanza e in anonimato, era come se fosse cambiato qualcosa in me. Era stato molto strano. Essendosi fatto davvero molto tardi, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, in un'ultima risposta, dopo ch'egli mi ringraziò, anch'io feci lo stesso e gli dissi: "ha fatto molto piacere anche a me discutere con te, io comunque sono Musa, volevo dirtelo, almeno saprai il nome della sconosciuta ragazza con cui hai parlato tutta la sera di questo 18 Ottobre, e se mai qualche tuo amico dovesse chiederti cos'hai fatto questa sera, potrai rispondere di aver parlato con una certa Musa."
Lui era Chicco e rise parecchio dopo questa mia risposta.
I due sconosciuti erano appena entrati nel vortice di una storia ai limiti dell'assurdo, senza nemmeno saperlo, senza neanche accorgersene.
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Sconosciuti amanti come in tela di Magritte
ChickLitQuesta è la storia infinita di due ragazzi che da sconosciuti, in quanto inizialmente anonimi, a distanza e in poco, pochissimo tempo, si sono presi l'uno dell'altra. È una storia fuori dagli schemi, assurda e paradossale, bellissima e tristissima...