"Linee di confine, di separazione o di contenimento. Superarle o rispettarle? Alzare barriere insuperabili o spalancare i cancelli? C'è sempre qualcosa che ci tiene lontano, che ci impedisce di arrivare dove vorremmo, ma spesso è anche ciò che ci salvaguarda e ci preserva dallo spingerci oltre, dall'essere troppo coinvolti." Mi sarebbe piaciuto averla scritta io questa frase, mi si addiceva particolarmente. Era come se Sara Rattaro me l'avesse cucita addosso. Il mio dubbio amletico consisteva nell'eterna indecisione esistente fra l'ambigua scelta di fare o non fare, rimanere fermi o muoversi, temporeggiare o accelerare i tempi, aggrapparsi ancora alla corda o mollarla per sempre. La libertà di scelta è il sogno di tutte le persone, ma in realtà è un incubo, perché scegliere comporta un calcolo impossibile delle conseguenze che ne deriveranno.
Il conto alla rovescia è un classico quando si attende con ansia l'arrivo di un evento importante ed è anche una tipica caratteristica degli impazienti. Nonostante io appartenga a quest'ultima categoria non iniziai a contare i giorni mancanti all'incontro. Immaginare di vederlo mi metteva addosso molta paura, per cui cercavo di non pensarci più di tanto, preferivo spostare la concentrazione su altro. L'idea di vederlo poteva sì rendermi felice, ma soltanto per un breve frangente di tempo, sarei stata con lui per due soli giorni in fin dei conti. Subito dopo sarebbero subentrate la tristezza della partenza e la nostalgia della sua presenza fisica. Inoltre, se l'incontro poteva effettivamente sancire il vero inizio, non era da escludere la possibilità di una eventuale futura conclusione, poiché, qualora non ci fossimo presi anche fisicamente, tutto sarebbe potuto sfociare nell'opposto, determinando la fine di quello che per me era ormai un sogno ad occhi aperti stupendo.
"La paura di innamorarsi non è forse già un po' d'amore?", una delle più belle frasi di Cesare Pavese che in quei giorni lessi e rilessi più volte e che mi aiutò molto a capire che non potevo di certo scappare da un sentimento che forse si era già fatto strada dentro me, nel mio cuore. Amicizia o amore che fosse, avvertivo un fortissimo legame e non potevo assolutamente precludermi di viverlo per il solo timore di perdere, di perderci. Ciò che non inizia mai può finire, ma è tutto già finito se mai viene iniziato.
Erano novantasei le ore e mille i chilometri che ancora ci dividevano, una distanza spazio-temporale finita ma apparentemente infinita, destinata di lì a poco ad azzerarsi.
Sembrava una storia da film, un racconto fuori dagli schemi, da sogno, surreale ma magicamente possibile come in ogni favola. Eravamo noi i protagonisti di quel magnifico film che da sempre avrei voluto girare. Il destino mi aveva dato una chance, non potevo farmi soffiare da nessuno quel ruolo. Era il mio momento, dovevo viverlo e preservarlo al meglio, confidando anche in un "vissero per sempre felici e contenti".
Quando nel mio paese ci sono le elezioni per il nuovo sindaco, tutti gli abitanti non fanno altro che discutere di questo, confrontando le loro idee e giudicando le qualità di ogni candidato. Non si fa altro che parlare di quello: al bar, in piazza, nei negozi, a tavola, dappertutto. Con Chicco in quei giorni fu un po' simile. Non faceva altro che parlarmi dell'incontro e pensare agli ultimi preparativi, mentre io, in preda all'ansia, preferivo deviare su altro la discussione. Ero la candidata ad un viaggio che sicuramente, indipendentemente dall'esito finale, avrebbe lasciato delle tracce indelebili sul mio cammino. La mia vittoria non era per niente assicurata, ma l'importante nella vita è provarci, no?
L'università, lo studio, la palestra, la televisione, la musica ed impegni vari fungevano da strumenti di distrazione, allontanavano la mia mente da quel pensiero fisso della partenza e dell'incontro. Quando ne parlavamo sembravo un disco incantato sempre sullo stesso ritornello, ripetevo continuamente che temevo potesse finire tutto e che avevo paura di vederlo così presto. Ecco perché era meglio evitare di toccare quel tasto. Se mettevo in play partiva la solita cantilena:
<<Tra pochissimi giorni sarai qui, è bellissimo già solo pensarci.>>
<<Ah, quanto cambierai idea venerdì...>>
<<Mi spieghi perché la pensi così?>>
<<Non so, sesto senso! Troppo bello e perfetto per essere vero...>>
<<Stai serena, andrà bene. Anche se non andasse bene non cambierebbe nulla, perché ripeto: con te mi trovo benissimo.>>
<<Sì, ma non sarebbe lo stesso. Tra l'altro siamo ancora in tempo per disdire tutto!>>
<<Ma col cavolo, io voglio vederti!>>
<<Scherzavo, ormai vengo...andrà come deve andare. Per me rimarrà comunque una bellissima esperienza!
<<Ma andrà bene, vedrai!>>
<<Confido in te.>>
<<Sarà strano vederci, però so già che sarà un bellissimo weekend.>>
<<Se dovesse andar bene infatti sarà brutto partire domenica; se invece va male abbiamo pur sempre il jolly: mi puoi scaricare da mia sorella così potrai facilmente liberarti di me, pur lasciandomi in buone mani. >>
<< Ah ah ah smettila, non andrà male!>>
<<Ma speriamo!>>
Capite bene che, a lungo andare, intrattenere conversazioni di questo tipo diventava insopportabile e stancante. A mettere in pausa per riprodurre una canzone inedita però ci pensava Chicco:
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Sconosciuti amanti come in tela di Magritte
ChickLitQuesta è la storia infinita di due ragazzi che da sconosciuti, in quanto inizialmente anonimi, a distanza e in poco, pochissimo tempo, si sono presi l'uno dell'altra. È una storia fuori dagli schemi, assurda e paradossale, bellissima e tristissima...