La felicità non è di questo mondo, a parer mio. Siamo condannati alla sofferenza, al dolore, al male. Viviamo senza sapere perché siamo qui. Vi è mai capitato di pensare chi siamo, perché esistiamo e in che modo da un momento all'altro ce ne andiamo, lasciando delle tracce che sono destinate a scomparire presto? A me sì, più volte. Mi interrogavo su tali quesiti, punti interrogativi a cui non corrispondono risposte, purtroppo. Tutto questo ci porta ad essere infelici. Ci rendiamo conto di non valere nulla e di non essere nessuno. Ci portano a non trovare mai un senso alle cose.
Chicco invece al momento stava dando senso alla mia vita ed era come se mi stesse facendo toccar con mano la felicità. Era speciale.Il 26 Novembre è una data che non potrò mai rimuovere dai miei ricordi. In un solo giorno mille emozioni fortissime, strano per una che vive abitualmente la monotonia di giorni che scorrono tutti uguali.
Questa monotonia per gran parte si consuma in casa, invece quella sera casualmente dovevo andar fuori con mamma, nonna, una mia cugina ed il suo ragazzo. Una cena in un ottimo ristorante sul mare era il nostro programma della serata, l'idea era stata di mia madre. Potete ben immaginare il senso di leggerezza che si prova respirando quell'aria di mare in pieno inverno. Il vento fra i capelli, l'odore del pesce, il freddo tagliente, ma un profondo spirito di libertà che di fronte a tanta bellezza ti avvolge. Era l'uscita perfetta per far qualcosa di diverso dal solito, in compagnia di persone che sanno facilmente strapparti un sorriso. Io, però, non amo molto uscire, preferisco di gran lunga rimanere in casa al calduccio a poltrire sul divano. Ho ventuno anni, ma volte è come se ne avessi ottanta. Ovviamente mi beccai i rimproveri di mia madre dato che continuavo a temporeggiare e a sostenere di stare poco bene. Per lei erano le classiche scuse per non uscire. Mi rimproverava perché quando dobbiamo far qualcosa insieme, io mi tiro sempre indietro. Ma non è vero, avevo davvero mal di pancia e poi ero persa nelle discussioni di Chicco. Vi renderò un pubblico attivo che con un flashback assisterà alla mia storia, vi va? Ditemi, potevo non perdermi nelle sue parole? Ci stavamo dicendo esattamente questo:<<Tu hai qualcosa che gli altri non hanno. Dal primo momento hai visto ciò che non si può vedere. Dal nulla. Tu non sei uguale a nessuno, tu sei tu e basta. Io non so come ringraziare o chi ringraziare, perché sinceramente non mi aspettavo di poter trovare una persona come te, giusta al momento giusto. Sei il meglio del meglio, non si potrebbe voler altro.>>
<<Non è vero. Mi chiedo come fai a sprecar tempo con uno come me. Io stasera prendo la macchina, sperando non mi arrestino per il tasso alcolemico e vengo in Sicilia.>>
<<Dov'è che vai tu da ubriaco? Ma smettila! In Sicilia, comunque, ti aspetto davvero! Cavolo, sarebbe un sogno.>>
Mia mamma continuava a sgridarmi, era ora di andare ed io dovevo ancora preparami. Dopo l'ultimo rimprovero mi alzai finalmente dal divano e corsi in doccia. Il cellulare era stato abbandonato su una mensola del bagno. Stavo facendo tutto di corsa perché era veramente tardi, capivo perché mamma mi faceva tutta quella fretta. Non feci in tempo ad uscire dalla doccia, ad avvolgermi nell'accappatoio, a leggere sul display "sto partendo ora" che Chicco mi telefonò. Risposi con le mani ancora bagnate, misi in viva voce e andai a vestirmi. Mi ripeté: "sto partendo" e poi aggiunse "sono vicino all'aeroporto di Malpensa, prendo il primo volo utile". Se già il cuore mi stava scoppiando per la velocità con cui mi stavo preparando per uscire, non appena mi diede quella notizia stavo per rischiare un infarto. Era stato un colpo secco al cuore nel vero senso della parola. Tremavo. Finii di vestirmi senza nemmeno sapere cosa mi ero messa addosso, ma non mi importava, avevo ben altro a cui pensare. Non mi truccai. Presi il giubbotto e salii in macchina. Ero rossa come un peperone in viso, probabilmente sia per la corsa contro il tempo che avevo fatto sia soprattutto per la notizia dell'improvviso arrivo di Chicco. Ero entrata in panico. Stava diventando tutto più reale, reale nel senso letterale del termine. Praticamente di lì a poche ore avrei incontrato una persona vera, che potevo vedere con i miei occhi, toccare con le mie mani, ascoltare con le mie orecchie. No, stavo per avere un attacco di panico. Non ero pronta. Non me la sentivo.
Mamma era al lato guida, le feci segno di star in silenzio. Ero così agitata che parlai con lei accanto. Del resto non avevo scelta. Stavo maledicendo il destino che come al solito mi rendeva sempre tutto più difficile. Stavo sempre a casa, giusto quella sera dovevo andare a cena fuori? Ma dai!
Ero ancora al telefono con Chicco.
<<Sono le nove di sera, arriveresti a Palermo alle undici se tutto va bene. Palermo dista tre ore da casa mia e non so se troveresti un treno a quell'ora. Io non posso venirti a prendere perché stasera sono impegnata. Pensa quanto ti verrebbe a costare il biglietto. No Chicco, davvero lasciamo perdere. Ci organizziamo con più calma per un'altra volta.>>
<<Non vuoi che vengo, ammettilo...>>
Per me era già difficilissimo rispondere a quella domanda, ma con mamma accanto la difficoltà era doppia.
<<Secondo te non voglio? Non scherzare.>>
<<Rispondimi Musa, è semplice: o sì o no.>>
<<Non lo so. Cioè lo so, però...>>
Sembravo una bambina di due anni, mi incartavo nelle parole, mi impappinavo nei discorsi, non riuscivo a pronunciare due parole in croce. La verità era che volevo vederlo ma avevo paura. Inoltre non volevo ancora conoscesse la mia famiglia, mi sembrava un'esagerazione precoce.
<<A te non interessa niente di me, lo sapevo...>>
<<Chicco smettila!>>
<<Allora perché non dici di sì? Dovresti essere al settimo cielo al pensiero di incontrarci se veramente tenessi a me, invece...>>
<<Invece cosa? Lo sono, non immagini quanto. Ma dammi retta: non è il momento giusto stasera. Troppi impedimenti, troppi ostacoli. Non voglio che rimani all'aeroporto mille ore aspettando un treno che passerà la mattina dopo. Ci organizziamo per la settimana prossima, vengo io da te, che ne pensi?>>
<<Non verrai mai, è solo un continuo rimandare il tuo, lo so già.>>
<<Verrò, fidati.>>
<<Io non ce la faccio più ad aspettare. Non c'è un altro aeroporto più vicino?>>
<<Sì, c'è quello di Catania. È più vicino, ma è sempre lontano. Possiamo vederci a Gennaio per il viaggio in Spagna. Devi saper aspettare.>>
<<No, non esiste. Ascolta Musa, facciamo un patto allora. Se settimana prossima non vieni tu, verrò io, ma senza avvisarti. Ti sbucherò sotto casa all'improvviso.>>
<<Va benissimo, affare fatto.>>
<<Prometti?>>
<<Prometto!>>
A me dispiacque tantissimo, ma secondo voi potevo fare diversamente?
Quella chiamata si interruppe poco prima di giungere al ristorante. Fortuna che mamma non mi chiese nulla, aveva già capito. Queste mamme sono sempre capaci di interpretare il silenzio, a volte mi domando come facciano, il loro sesto senso non mente mai. Quando un giorno sarò mamma anch'io, capirò dove sta il segreto.
Parcheggiata l'auto, scesi di corsa e andai in contro a mia cugina che era già lì ad aspettarci. Volevo sentire il parere di qualcuno e lei era la persona giusta. Mi aiutò a calmarmi, anche se in fondo credeva avessi sbagliato ad impedirgli di venire.
Forse nessuno poteva capirmi. Quelle mille emozioni arrivate tutte insieme mi avevano destabilizzato.
Erano tutti intenti a scegliere il piatto a base di pesce da ordinare. Io non avevo neanche aperto il menù. Non mangio nessun tipo di pesce, quindi ordinai una pizza margherita e uscii fuori a respirare un po' di quell'aria fresca ascoltando il piacevole rumore delle onde.
Passeggiavo percorrendo continuamente la stessa strada, avanti e indietro, avanti e indietro. Dovevo riflettere.
Pensai bene di chiamare la mia migliore amica che, nonostante la lontananza a causa del suo trasferimento a Pisa l'anno prima, c'è sempre stata per me; e Hope, un'altra mia cugina che ha sempre ricoperto le vesti di una sorella e di un'amica perfette. Rimasero anche loro esterrefatte. Erano allibite per il coraggioso e magnifico gesto di Chicco, ma arrabbiate per il mio orribile comportamento invece. Secondo loro dovevo farlo venire, non era giusto impedirglielo. "Certo, voi fate tutto facile" gli dissi. Non capivano, non potevano farlo. Bisogna trovarsi in una situazione per comprenderla, parlare dall'esterno è semplice. Contano i fatti, non le parole. Vorrei vedere chi, al posto mio, avrebbe reagito diversamente.
Ormai avevo appurato la pazzia di Chicco, sarebbe partito così "all'avventura" solo per vedere me. Fu una delle poche volte che mi sentii realmente importante per qualcuno.
Rientrai nel locale perché era già arrivata la pizza. Non avevo fame, anzi, mi veniva quasi da vomitare. Chicco non rispondeva ai messaggi da più di un'ora e provando a chiamarlo rispondeva la segreteria. Iniziai a pensare che fosse partito sul serio. Se ha in mente un piano, è difficile fargli cambiare idea.
Le ore passavano, la mia ansia aumentava e l'ipotesi del suo arrivo diventava sempre più concreta. Mi stavo convincendo, era troppo strano il fatto che non rispondesse da ore. O l'aveva presa a male e si era offeso con me o era in viaggio con il cellulare spento o in modalità aereo.
Finimmo di cenare intorno alle undici e mezza. A mezzanotte eravamo finalmente tornati a casa. Ero ancora pensierosa, quando ad tratto mi arrivò un messaggio di Chicco. Gli si era scaricato il cellulare ed era andato a trovare vecchi amici, per questo non si era più fatto sentire. Feci un respiro profondo e mi alleggerii: non era in Sicilia.<<Comunque lo sai perché non voglio ancora vederti? Perché ho paura che finisca tutto. Per me sarebbe orribile non poterti più sentire, non poter più assaporare la felicità che mi stai facendo vivere ogni giorno che passa, col tuo essere unico, stupefacente, mai monotono, sempre dolce e amorevole, troppo intelligente e molto attento. Ci sarebbero infiniti aggettivi, ma "ogni parola per descriverti non rende omaggio, ti sfigura" come dice En?gma. Sai quel sesto senso? Beh, io l'ho sempre avuto e temo che una volta che ci vediamo, tutto fra noi crolli, svanisca. Questo ovviamente non significa che non dobbiamo mai vederci, ma farlo a Gennaio significherebbe poter continuare a vivere ancora un po' in questo sogno bellissimo, da cui non vorrei più svegliarmi. Aspettami, puoi farcela. Aspettiamoci. Il tempo passa in fretta, Gennaio è alle porte. Sei comunque un amore, perché non mi dimentico di stasera eh. Apprezzo tanto quello che volevi fare e mi dispiace avertelo impedito. Non so ancora come fai ad essere preso al punto da partire così per venire da me. Sei un amore, il mio! Mi manchi tanto e spero capirai! Buonanotte cucciolo.>>
<<Ti amo.>>
Avete sentito anche voi? Ha detto che mi ama?
L'incredulità aveva raggiunto il culmine quella sera, era ufficiale. Quelle due parole furono un concentrato di altre mille emozioni per la mia mente, per il mio cuore e per il mio corpo. Era un mix di confusione, felicità e pelle d'oca. Ero salita su una giostra da brividi, ma non volevo più scendere. Avevo ancora altri giri da fare e se volevo godermeli davvero dovevo mettere da parte la paura.
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Sconosciuti amanti come in tela di Magritte
ChickLitQuesta è la storia infinita di due ragazzi che da sconosciuti, in quanto inizialmente anonimi, a distanza e in poco, pochissimo tempo, si sono presi l'uno dell'altra. È una storia fuori dagli schemi, assurda e paradossale, bellissima e tristissima...