Assaggiare qualcosa di mai mangiato prima, un delizioso dolce al cioccolato per esempio, ti induce a desiderarlo continuamente, sempre di più, ad ingurgitarlo come fossi un pozzo senza fondo, a sentirne il bisogno in ogni momento della giornata. Lo hai appena assaggiato, eppure non puoi più farne a meno.
Fra me e Chicco stava capitando la stessa identica cosa, una volta "assaggiati", volevamo solo assaporarci, in ogni istante, senza mai smettere, era un gusto nuovo, diverso e proprio per questo irresistibile, irrinunciabile. Io sono arrivata a "nutrirmi" di lui, avevo smesso di mangiare, perché ciò di cui avevo bisogno era lui, quando c'era, stavo bene. Essendoci stato sempre in quel periodo, posso affermare di essere stata bene sempre, di essermi addormentata e svegliata col sorriso ogni notte e ogni mattina, per due lunghi ed incredibili mesi.
Ho sperimentato la felicità per la prima volta con lui, non sapevo cosa potesse significare essere felici prima di incontrarlo. Sarò stata felice da bambina, ma purtroppo ricordo poco e niente della mia infanzia. Sarò stata felice in tante altre occasioni, a scuola per esempio, dopo aver preso un voto alto in un'interrogazione o in una verifica; a danza, dopo un saggio davanti a mille persone; al telefono o in giro con un'amica, dopo aver incontrato i ragazzi che ci piacevano. Sarò stata felice in tanti altri casi che adesso nemmeno ricordo, ma era una felicità effimera, di pochi secondi, di poche ore al massimo. Era una felicità precaria. Quella con Chicco è stata LA FELICITÀ, non UNA. È stata quella vera, quella duratura, reale, autentica, permanente, continua. Non quella fugace, caduca, labile e transitoria come un tempo. Se oggi dovessero chiedermi se sono mai stata felice, risponderei di sì, associando a Chicco il vero significato di felicità. Se oggi mi dovessero chiedere cosa significa esattamente il termine "felicità", saprei esattamente cosa dire. Direi che felicità è tenere realmente a qualcuno che a sua volta dimostra di tenere tantissimo a te. Direi che felicità è svegliarsi la mattina con un sorriso a trentadue denti e non voler mai andare a letto, perché non si ha bisogno di sognare se si sta già vivendo un sogno ad occhi aperti. Direi che felicità è poter parlare apertamente ed esplicitamente con qualcuno, senza veli, lasciandosi penetrare da ogni parola, in quanto profondamente sentita e sincera. Infine, direi che felicità è lasciarsi scoprire scavando in profondità, perché è solo entrando dentro l'altro, dentro la sua anima, dentro il suo cuore, dentro la sua mente, che si può davvero essere felici. Se riesci ad entrare dentro qualcuno e questo stesso qualcuno riesce ad entrare dentro te, BOOM, si verifica un'esplosione automatica: ogni meccanismo di autodifesa crolla, ogni barriera viene abbattuta, via gli scudi e i gusci, giù i muri, la felicità è appena entrata dentro di voi insieme alla persona che ve ne farà da portatore. Chicco e Felicità coincidevano. Vi spiego meglio. Avete mai sentito parlare del sillogismo di Aristotele? Io da amante della filosofia, lo studiai al liceo. Vi riporto un semplicissimo esempio, saltando ovviamente tutta la parte puramente teorica. Sillogismo:
-Tutti gli uomini sono mortali.
-Socrate è un uomo.
-Socrate è mortale.
Semplice ragionamento, no? Due premesse e una conclusione.
Bene, procediamo:
-Tutti i folli sono felici
-Musa e Chicco erano folli.
-Musa e Chicco erano felici.
È difficile applicarlo al mio caso, ma credo di aver reso meglio l'idea con questo esempio sillogistico. Perché mai eravamo folli? Vi domanderete.
Oh credetemi, per un'infinità di motivi, seguendo il racconto, a piccoli passi, potrete scoprirlo.
Iniziamo adesso, che ne dite? Non voglio tenervi sulle spine.
Erano passati davvero pochi giorni ancora, cioè, pensandoci non esageratamente pochi, all'incirca 18. Era una noiosa e fredda sera, io ero immersa nello studio, un po' giù di morale a dirla tutta. Chicco, invece, era in giro con amici. Fortuna che parlavo con lui, mi stava facendo divertire un sacco, perché giocavamo al gioco dei dialetti, io mandavo audio in siciliano chiedendogli di tradurre in italiano quel che avevo detto e successivamente anche lui iniziò a far lo stesso con me, ma i suoi dialetti non chiedetemi quali fossero, erano roba assurda, mix di spagnolo, milanese, napoletano, giuro non saprei. Ad un tratto, mi disse:
<<Facciamo un gioco?>>
<<No Chicco, io sto studiando, facciamolo domani.>>
<<Ma no dai, dura massimo un minuto, perché consiste nel farti cinque domande a cui dovrai rispondere in sei secondi, altrimenti perderai.>>
Mi feci un calcolo e ovviamente non potevo dir di no ad un gioco che mi avrebbe fatto perdere solo trenta secondi del mio tempo.
<<Va bene Chicco, facciamolo. Che genere di domande sono?>>
<<Ma tranquilla, di ogni tipo.>>
<<Ah ok, va bene, iniziamo allora.>>
<<Partiamo fra 5,4,3,2,1 via: Come ti chiami?>>
<<Musa>> gli dissi, ma già iniziavo a pensare si trattasse di quei soliti stupidi giochi. Continuammo. Lui nel frattempo teneva il tempo, ma io scrivevo alla velocità della luce, non arrivavo ai sei secondi.
<<Dove abiti?>>
<<Messina.>> Ero sempre più ferma sulla mia idea, pensavo si stesse divertendo a prendermi in giro insieme ai suoi amici.
<<Cosa farai il 31?>>
<< Studierò.>>
<<E se ti chiedessi di passarlo con me?>>
<<Verrei>> risposi. Già ero in tilt, non ci eravamo mai visti e ci conoscevamo appena. Mancava ancora l'ultima domanda.
<<Davvero? Cavoli! Sei abbastanza pazza da venire in aereo con me? >>
<<Certo.>>
<<Perfetto, ho già prenotato, il 31 si parte per la Spagna.>>
Cosa mi aveva appena detto? Un viaggio in Spagna? Io e lui? Da soli? Da sconosciuti? "No no no, non si può fare, come glielo dico ai miei? È una follia." pensavo fra me e me, presa dal panico. Tremavo. Cercai di mantenere la calma e di rispondere in un modo o nell'altro. Ero al settimo cielo. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me e non riuscivo a realizzare che stava capitando sul serio. Mi sedetti sullo scalino del bagno, ancora tremolante, con il respiro affannato come se avessi corso per mille chilometri, il cuore mi batteva all'impazzata, ero fuori di me. Ero colpita da quella richiesta, ma volevo partire, ero sicura l'avrei fatto, non sapevo ancora come, ma sentivo di non dover assolutamente perdere di vista quell'occasione, non potevo farmela scappare. Era uno sconosciuto solo perché non lo avevo mai visto, ma di fatto ci parlavo da una ventina di giorni ormai, sentivo di conoscerlo, mi fidavo ciecamente di lui. Volevo a tutti i costi fare quel viaggio in Spagna, con Chicco.
Poco dopo, come se nulla fosse, mi disse:
<<Musa, aiutami a scegliere però, andiamo a Barcellona o a Tenerife?>>
Scoppiai a ridere. Pensai: "Io sono qui seduta su uno scalino del bagno con il cervello che manda segnali di fumo e tu mi chiedi di aiutarti a scegliere dove andare? Ma guarda per me anche Barcellona Pozzo di Gotto va bene se ci sei tu." La Barcellona di Sicilia non si può per niente paragonare a quella della Spagna, ma a me importava lui, non il posto. Perché qualunque posto diventa magico se si ha accanto la persona giusta. Prima di iniziare il gioco, aveva premesso che ci sarebbe stato un premio: se avessi vinto io, gli avrei potuto chiedere ciò che volevo, una domanda a cui era obbligato a dire la verità. Se invece avessi perso, la domanda l'avrebbe fatta lui a me.
Avevo vinto io, così gli dissi:
<<Faccio la domanda-premio adesso: perché stai scegliendo di far tutto questo proprio con ME?
Sono sconvolta, letteralmente spiazzata. >>
E lui rispose: <<Perché penso di essermi preso. D'altro canto era inevitabile, sei fantastica.>>
Era una follia a tutti gli effetti, ma entrambi avevamo intenzione di vedere come sarebbe andata.
Ecco perché eravamo folli. Quel 18 Novembre non potrò mai dimenticarlo, il mio corpo non aveva provato così tante emozioni contrastanti in una volta. Ero felicissima, felice soprattutto per averlo incontrato.
Vi ho accontentato, ma dal 3 al 18 cosa successe? Torneremo indietro così da non perdere nessun dettaglio. È una storia molto complicata, strana e come vedete folle. Fuori dagli schemi e pertanto unica.
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Sconosciuti amanti come in tela di Magritte
Chick-LitQuesta è la storia infinita di due ragazzi che da sconosciuti, in quanto inizialmente anonimi, a distanza e in poco, pochissimo tempo, si sono presi l'uno dell'altra. È una storia fuori dagli schemi, assurda e paradossale, bellissima e tristissima...