Off mode.

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09/12/16
Decisi di isolarmi da tutti, così spensi il cellulare per quattro lunghi giorni. L'avevo già fatto una volta ed il beneficio che ne deriva è immenso.
Non puoi dire tutto a tutti, perché i tuoi pensieri sono per pochi, molti non capirebbero. Tienili per te. È meglio così, per te, ma anche per loro. Quando ti senti tanto solo, ma hai tante persone vicine, devi provare ad isolarti davvero. Solo allora capirai effettivamente e realmente cosa significhi sentirsi soli. Isolati da tutti, abbandona ogni mezzo di comunicazione. Non sei solo, ci sei tu per te. Sei con te stesso e fino a quando la tua persona è con te, non sarai mai solo. Quando inizi a non capire chi sei o chi sei diventato, cosa stai facendo e perché lo stai facendo, potrai dire davvero di essere SOLO. I momenti di isolamento sono i più belli, sono quelli che ti fanno ritrovare la serenità con te stesso e con il mondo in generale; quelli che ti fanno riflettere sulle cose importanti; quelli che ti permettono di fare tutto ciò che alle volte tralasci, non dandogli la giusta priorità; sono, infine, quelli che ti permettono di fare chiarezza, di riprendere a ragionare con la mente e non sempre e solo con l'istinto. Isolarsi, per me che sono già fredda, distaccata, strana e "isolata" di mio, è un quid in più, un aggiunta al mio modo di vedere la realtà, una maniera per dar vita a riflessioni ponderate, pesate e misurate, in quanto non affrettate. Inoltre, isolarsi, permette di imparare a non pensare. Si stacca la mente, in un certo senso.
Spegni il cellulare, spegni i pensieri. Sei solo con te stesso e capisci quanto questo sia essenzialmente significativo. Aiuta parecchio sotto diversi aspetti e poi, non per essere ironici, ci rende anti-tecnologici, indipendenti da un dispositivo e dipendenti solo da noi stessi. Insomma, è importantissimo allontanarsi ogni tanto dal mondo virtuale e tecnologico in cui si ritrovano anche le persone, quindi, a sua volta, anche da esse. Isolarsi fa bene. Cura. Aiuta. Poi, però, dopo aver seguito questa politica di decentramento, riattiva la mente, rimetti in moto i pensieri, riaccendi il cellulare e prova ad essere una persona migliore con chi ti sta accanto. Prova. Io ci ho provato, per la seconda volta, e posso garantire che, per quanto difficile possa essere nel XXI secolo, è di un'importanza inspiegabile, SERVE. Il tempo, fra l'altro, vola.

13/12/16
Per forza di cose dovetti riaccendere il cellulare prima dei sette giorni che inizialmente mi ero prefissata per quel periodo di isolamento. Non avevo avvisato nessuno e di questi tempi non rispondere a chiamate e messaggi per quattro giorni può quasi assimilarsi alla morte. Risulta parecchio strano per molti il vivere dissociati dai cellulari. Per carità, nemmeno io potrei vivere senza, sono solo dell'idea che però, come in ogni cosa, si passi sempre da un eccesso ad un altro. Sfortunatamente non si raggiunge mai la via di mezzo. Bisognerebbe trovare un compromesso, senza sostituire la realtà vera con quella virtuale.
Io ero stata da pascià. Mi godevo di più il paesaggio quando ero fuori. Prestavo più attenzione ai particolari, notando i gesti minimi delle persone che mi stavano attorno e ascoltando con interesse ogni loro parola. Non ero distratta dal cellulare, ero completamente presente nella realtà in cui mi trovavo. Era una sensazione fantastica e per niente scontata. Io avevo bisogno di quel distacco per riscoprire soprattutto me stessa.

<<Ma mi hai bloccato ? O peggio? Non accedi da giorni...>> mi aveva scritto in un messaggio che lessi solo una volta riallacciati i rapporti con la rete.
<<No, ma va, non ti ho bloccato..eccomi!>>
<<Mi hai fatto spaventare...>>
<<Ma no, dai...>>
<<Eh fai tu...non accedevi più, telefono staccato che dava segreteria...>>
<<Mi hai chiamata?>>
<<Venti volte! Non suonava neanche...>>
<<Boh, a me non è arrivato nulla!>>
<<E come stai? A casa come va? Racconta. Sususususususu, novità? Sei sparita...>>
<<Sarai stato meglio senza di me. Comunque nessuna novità, raccontami tu qualcosa.>>
<<"Meglio" non direi proprio! Ero preoccupato! Io nulla, solita noia mortale di tutti i giorni. In più senza te che mi sproni a parlare, ciao! Praticamente casa, musica e letto.>>
<<Sarai stato di gran lunga meglio, altro che!>>
<<Ma perché dici così? Mi sei mancata invece!>>
<<Perché la mia assenza può solo essere gradita! Mi conosco e non è facile sopportarmi...>>
<<Non è assolutamente vero, mi sei mancata tantissimo. Adesso con chi parlo di musica e letteratura io?>>
<<A me sei mancato davvero, ma non solo per i discorsi che riesco a tenere con te! Comunque con me scemo...anzi, mandami pure la top 3 adesso, così la ascolto.>>
<<No no no Musa, stasera niente top 3.
Devi riposarti, hai già la mente distrutta dallo studio. Domani mattina te la mando volentieri! Mi sei mancata. Bentornata a casa!>>
<<Preferisco stasera!>>
<<Come mai?>>
<<Perché ho voglia di sentirla stasera, domani avrò poco tempo a disposizione.>>
<<Va bene, adesso te la mando. Ah amour, mi sei mancata davvero.>>
Non mi sentii in colpa per non averlo avvisato e onestamente non credevo nemmeno che mi avesse chiamata. Il mio solito sesto senso.
Avevo fatto quel che mi ero sentita di fare, non doveva assolutamente prendersela. Quella breve temporanea assenza aveva solidificato il mio legame, perché percepivo il bisogno di sentirlo, di nuovo. Se non mi fosse interessato più nulla, non avrei di certo avvertito quella mancanza. A me mancava molto. Quella persona speciale, quell'amico, io non volevo perderli. Per capire che sentimenti provassi nei suoi confronti dovevo vederlo un'altra volta ancora. Non avevo le idee molto chiare su questo, però avevo capito di tenere a lui tantissimo. Di questo ne ero sicura. Io non lo avrei mai più allontanato. Volevo restare e, soprattutto, volevo restasse anche lui.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora