La protezione che ferisce.

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Era il 31 Dicembre e per quella vigilia di Capodanno decisi di condividere pubblicamente su un social una mia riflessione, ripercorrendo brevemente i punti salienti del mio anno e augurando a tutti un buon inizio per quello nuovo. Scrissi un piccolo pensiero anche su Chicco. Vediamo se riuscite ad individuarlo anche voi. Egli ci riuscì. Ecco a voi la mia riflessione:
Questo per me è stato l'anno del "mai diventato sempre". Sì, l'ho denominato così. Avete presente quando si dice: "no, a me non mai è capitato...", come se non ci potesse capitare mai nulla di "diverso" nella vita. Beh, è stato l'anno del mai diventato sempre nel senso che non è stato un buon anno, per me. Mi sono capitate davvero tante cose poco belle, però sono le stesse che, per quanto banali, mi hanno sempre fatto riflettere un po'. Avrete sicuramente visto il film "Mamma, ho perso l'aereo" e tutti avrete pensato: "ma come si può mai perdere un aereo?" Ebbene sì, a Marzo persi un aereo. Non chiedetemi in che modo, vi risponderebbe la sfiga.
Il mese successivo, ad Aprile, mi ruppi la caviglia: malleolo e perone insieme, due piccioni con una fava. Fortunata, no? Non ho saltato e non sono nemmeno caduta. Non chiedetemi come abbia fatto, vi risponderebbe la sfiga.
Il mese dopo ancora, a Maggio, i medici mi portarono a conoscenza del fatto che avessi l'ossatura di una ottantenne. Bella come notizia, no? In poche parole, sono suppergiù guarita ad Agosto, dopo cinque mesi. Non chiedetemi come sia stato possibile, vi risponderebbe ancora una volta la sfiga.
Pensate, il 23 Agosto comprai un bracciale con su scritto: "può darsi che porti fortuna". Si è rotto. Improvvisamente iniziarono a cadermi addosso tante palline, una dopo l'altra, come fosse pioggia. Ero sconvolta. Anche qui potrete parlare con la sfiga.
Non ho neanche mai creduto al malocchio, ma sono stata così stremata da andare a bussare alla porta di una anziana signora per far sì che me lo togliesse. Sì, a quel punto ero sicura di averlo. Me lo tolse e mi disse che ero piena fino al collo. Non appena uscii da quella porta, tutto andò peggio di prima. Eh già, la sfiga non voleva proprio lasciarmi.
Dopo questi "divertenti" episodi (se dovessi elencarli tutti, non finirei più), questo anno mi ha anche "dato" dell'altro, toccando la soglia del peggio. Sono venuta a conoscenza della cattiveria umana. Ho capito che nel mondo esistono davvero persone malvagie che mosse dalla smania per il denaro e per lussuosi beni materiali, sono disposte a fare la qualsiasi. Ho provato forte ribrezzo, ma ho anche potuto riflettere, capire che prima o dopo, forse in un'altra vita, tutti avranno la punizione che meritano.
Ma anche da quegli "episodi banali" ho appreso qualcosa. Magari vi sembrerà esagerato, ma quando mi sono rotta la caviglia, sono stata così male che ho pensato fra me e me: "il mio problema quantomeno è risolvibile, stringi i denti Musa, tra un paio di mesi tutto passerà". Ho pensato ogni giorno, buttata su quel divano piena di dolori e senza poter far un passo, a chi invece le gambe non ce le ha più e non le può più avere. Mi sono immedesimata e ho capito quanto sia difficile soddisfare anche i bisogni primari in condizioni del genere. Non puoi nemmeno lavarti da solo. Io lo facevo avvolgendo un sacchetto della spazzatura sulla gamba ingessata, ma, non avendo la stabilità e sembrando che il gesso pesasse 10 Kg, avevo bisogno di qualcuno. Tutte le volte che ho provato a muovermi da sola, soprattutto sulle scale, sono caduta e mi sono fatta male.
Se hai fame o sete devi aspettare che qualcuno ti porti da mangiare o da bere. Dipendi dagli altri al 100% e non avere la propria autonomia, la propria libertà, non è il massimo.
Avevo la fobia delle punture e degli aghi, in quel periodo fui costretta a fare trenta punture in pancia. Trenta sono tante, ma pensiamo a chi ne fa trecentosessantacinque per poi ricominciare d'accapo, per sempre.
In sostanza ho capito che non avere la salute è l'unico grave problema della vita. Dovremmo essere felici se abbiamo già solo quella, perché non è "solo", è tutto.
C'è chi sta molto più male di come sono stata io. Io a confronto, anzi, non avevo nulla.
È stato quindi un anno in cui sono prevalsi gli aspetti più cupi, dove hanno dominato il dolore, la negatività, la cattiveria della gente e la disperazione. Ma, allo stesso tempo, è stato un anno che in alcuni momenti, anche se piccoli e brevi, mi ha fatto stare bene, rendendomi felice.
È stato un anno in cui all'università il rapporto con alcune colleghe conosciute al primo anno si è intensificato, si è reso più forte; un anno in cui la temporanea mancanza di mia sorella mi ha fatto capire che senza di lei la casa è un po' "vuota". Adesso fra lei, le sue grida ed il suo disordine è più piena, anzi, pienissima. Eppure mi mancava anche questo; un anno in cui vivendo metà settimana con mamma e metà con papà ho capito tanti loro bisogni e alcune loro implicite volontà; un anno in cui ho conosciuto inaspettatamente ed improvvisamente una persona divenuta presto importante, grazie alla quale ho realmente compreso che di persone uniche in questa terra non se ne trovano tutti i giorni e che, purtroppo, basta niente per perderle; è stato un anno in cui ho conosciuto più me stessa, con i miei limiti e le mie fragilità. È stato un anno riflessivo, perché tutto ciò che ho vissuto mi ha portata a riflettere, a volte a chiudermi in me stessa e a volte ad aprirmi con gli altri, perché da soli la fatica della vita è doppia.
Credo che non si possa vivere in una bolla e nemmeno sotto una campana di vetro. Credo che non si possa essere sempre felici, perché dobbiamo anche soffrire per crescere e per migliorarci. È tutto ciò che di brutto, di cattivo, di sbagliato e di sofferente ci accade nella vita che ci trasforma in persone migliori, più forti, più sensibili, più attente e più riflessive.
Dobbiamo partire dal sapere abitare anche il nulla, perché il segreto di una vita matura è, come lessi in un libro di Alessandro D'Avenia, "riparare le ferite degli uomini e del mondo, farsi balsamo per quelle ferite, anche quando sembra che non possano guarire."
Che sia un buon nuovo anno per tutti.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora