Il pacco.

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Una mattina, mentre stavo riordinando camera di mia sorella, vidi una scatola di legno col suo nome inciso sopra e mi venne un'idea.
Stavo già progettando da tempo una magnifica sorpresa per Chicco. Non so se definirlo un regalo, per me era solo un gesto volto a ripercorrere l'inizio e la fine, ma soprattutto la profondità del nostro legame. Fu nell'ideazione di questa idea che capii di essere davvero una persona molto profonda. Non avevo mai fatto qualcosa del genere. Per nessuno. Mi sono stupita di me stessa. Sono riuscita a creare un capolavoro. Ho dedicato ad esso tutte le mie forze e le mie energie. Non facevo altro che pensare a quello. Pensai al pacco per un mese intero. Ogni giorno di quel freddo Gennaio. Ogni ora. Ogni minuto. Non scherzo.
Mi venivano in mente idee continue. Continuamente. Una dopo l'altra. È riduttivo dire che mi impegnai. Misi tutta me stessa in un assurdo progetto che la mia mente era riuscita ad elaborare. Non vedevo l'ora che l'idea, da astratta, diventasse un'entità concreta. Avevo bisogno di toccar con mano ciò che prima potevo solo sfiorare con pensiero ed immaginazione. In quel pacco c'era tutto, ma soprattutto c'eravamo noi. Era la dimostrazione delle dimostrazioni. Volevo fosse un originale modo per chiudere ciò che non era mai stato chiuso, ma anche un modo per lasciare scolpito nel tempo il ricordo di quell'incontro e, quindi, di quell'esperienza. Se il viaggio all'Inferno era quello che Chicco aveva proposto a me, questo era il viaggio mentale che io stavo proponendo a lui. Il mio, però, lo avrebbe concluso. Sarebbe arrivato a destinazione. Non lascio mai nessuno nell'incertezza. Non è da me, perché non lo trovo giusto. È scorretto giocare con gli altrui sentimenti, ci si fa male.
Chiesi subito ad un ottimo falegname se fosse possibile la realizzazione di una scatola in legno da incidere a mano. Mi disse che in pochi giorni me l'avrebbe fatta avere. Ero felicissima ovviamente, perché non vedevo l'ora che fosse tutto pronto.
Alla base di quella scatola volevo inserire una foto che Chicco mi aveva tempo prima mandato. Era un'immagine che raffigurava essenzialmente il suo mondo buio. C'era una sagoma nera che si copriva le orecchie per non ascoltare quelle solite voci che lo tormentavano: ansia, fallimento, depressione, solitudine. Sulla parte superficiale del coperchio, invece, volevo incidere a mano, con la mia calligrafia, i tre titoli "darkness", "kaos", "abissi", delle canzoni di quel viaggio all'Inferno, aggiungendo, però, due punti interrogativi volti a simboleggiarne l'incompiutezza. Volevo verniciarla di rosso per conferirle il classico carattere infernale. All'interno avrei inserito i testi delle analisi che avevo fatto su quelle canzoni e, quindi, sull'interiorità di Chicco.
Per contrastare il buio della sua anima e fargli scorgere la luce, da buona guida quale dovevo essere, pensai di regalargli una stella. Sì, proprio una stella del cielo. Adesso capite quel "dono luminoso" di cui vi parlavo? La comprai su un sito internet, mi arrivò in dieci giorni. L'attestato della stella era come una carta d'identità. Le diedi, ovviamente, il nome di Chicco e feci coincidere la data di battesimo della stella con quella del nostro incontro: 1 Novembre. La inserii nella costellazione dello Scorpius, visto che Chicco era scorpione e accompagni il tutto da una dedica, in cui scrissi questo:
' "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita." Essendoti smarrito e avendo perso te stesso, per evadere dall'oscurità e abbandonare la voragine infernale, questa è la luce che dovrai seguire per ritrovare il sentiero della vita. "Lux in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt", la luce splende nelle tenebre, sono esse a non accoglierla. La stella simboleggia questa luce, rappresenta la via della salvezza, personifica la Beatrice dantesca che vuole "removere viventes in hac vita de statu miserie et perducere ad statum felicitatis." Se nel buio riuscirai a non perderla mai di vista, essa porrà fine al tuo traviamento morale. Ricorda che la stella porta la mia essenza, ma possiede la tua parvenza. Buon viaggio Chicco. '
Capite meglio adesso? Quella stella era importante, speravo potesse aiutarlo davvero.
Volevo aggiungere ancora qualcosa di fortemente simbolico.
Pensai di creare un raccoglitore che avesse come immagine di copertina il quadro "Les Amantes" di René Magritte. Eravamo noi. Tali e quali. Lo riempii con tutti i messaggi più belli, gli stessi che potevano far da cornice al nostro legame. Dovevano racchiudere un inizio ed una fine. Un ciclo di pensieri unici che hanno animato quei fantastici mesi insieme. Avrebbe letto con un'altra mente ciò che un tempo lesse con altri occhi.
Non finì qua.
Presi una piccola scatolina nera e dentro inserii un lucchetto con due chiavi. Una chiave portava il nome di Chicco, l'altra il mio. Il lucchetto era il nostro gancio. Era uno solo, ma entrambe le chiavi avevano il potere di aprirlo.
Volli numerare ognuna di queste cose. Il numero uno lo assegnai alla scatola. Il due al raccoglitore. Il tre al lucchetto. Il quattro alla stella.
Mancava il numero cinque. Questa fu l'idea più strana, ma anche quella più geniale forse. Sul lato posteriore di un foglio su cui stampai nuovamente la tela di Magritte, scrissi una breve spiegazione. Chicco avrebbe sicuramente capito tutto, ma non si poteva mai sapere. Sono molto precisa in ciò che faccio, la classica "perfettina" di turno. Ad ogni modo, l'originalità del numero cinque risiedeva in un fazzoletto verde che impregnai con il mio profumo. Potrebbe sembrare strano e banale, ma anche questo aveva un preciso significato. Basta pensare: cosa si fa dopo aver utilizzato un fazzoletto? Lo si getta via. Lo avevo scelto verde perché era il colore preferito di Chicco. Avrebbe dovuto buttarlo via insieme al foglio. Il senso? Eravamo e saremmo rimasti sconosciuti amanti. Doveva liberarsi di noi, pur mantenendo gli altri quattro simboli, in ricordo di ciò che ci era stato. Il mio odore doveva permettergli di sentirmi vicina per un'ultima volta. L'ultima. Liberandosi del fazzoletto, si sarebbe liberato anche di me. Mi avrebbe solo potuta ricordare.
Questo era il pacco. Questo era il risultato di quel lungo lavoro a cui dedicai mente e cuore.
A questo percorso scandito in cinque tappe, volli aggiungerne due extra.
La prima era una particolare tazza personalizzata. Riportai la strofa iniziale della sua canzone preferita: "siamo testimone del tempo che cambia e del mondo che si trasforma". Disegnai anche uno scorpione su uno sfondo di note musicali. Sapevo quanto amasse Ghemon e sapevo anche che la notte era solito bere il suo classico tè notturno prima di andare a letto. Dentro la stessa tazza nascosi una brioche integrale al miele. Era un mix perfetto.
Per la seconda idea extra, invece, volli regalargli un libro scritto da mio nonno. C'erano diverse poesie in cui si sarebbe potuto rispecchiare.
Che ve ne pare? Avrei tanto voluto riceverlo anch'io un pacco del genere, doveva ritenersi fortunato. Chi fa mai regali di questo tipo? Nessuno, ma io sì. Ero felice in fin dei conti. Nell'ultimo periodo non si era di certo comportato nel migliore dei modi con me. Forse non si meritava tutta quella attenzione da parte mia, ma non mi importava più di tanto. Non sono per niente una persona orgogliosa.
Non restava che spedirglielo.
Chiesi ad Etern se poteva avvisare lui Chicco. Io non lo sentivo da un mese e non avevo voglia di cercarlo. Non mi andava per niente. Ero molto delusa. Non provavo rabbia nei suoi confronti, ero mossa dalla delusione, che, a parer mio, è peggiore. Etern mi disse di aver litigato con Chicco. Nemmeno lui lo sentiva da un po'. Mi fece capire che dovevo sbrigarmela da sola. Dovevo avvisarlo di modo che all'arrivo del corriere ci fosse qualcuno in casa disponibile per il ritiro del pacco. Purtroppo, dovetti scrivergli. Mi mantenni fredda e distaccata. Quello non era assolutamente un pretesto per cercarlo, doveva capirlo. Non volevo fraintendesse.
<<Ciao Chicco, volevo avvisarti del fatto che domani dovrebbe arrivare il pacco. Scusa il disturbo, buona serata!>>
<<Ciao Musa. Ah, davvero? Mi organizzo allora...>>
<<Perfetto. Se riesci ad aprirlo tu è anche meglio...>>
<<Ovvio che lo apro io. Sono curioso di sapere cosa sia. Un indizio?>>
<<No, nessun indizio, altrimenti dov'è il bello? Non è una cosa comunque, sono diverse cose, per l'esattezza sette. Cinque fanno parte di un percorso, di un "viaggio" con la mente, infatti sono tutte numerate e collegate fra loro. Le altre due sono extra, nel senso che non fanno parte del percorso, ma sono pur sempre inerenti e connesse. È un lavoro di un mese, quindi ovviamente, spero possa piacerti.>>
<<Così tanto impegno per me? Mi stupisce...>>
<<Sì, ogni giorno è stato dedicato a te, da un mese a questa parte. Infatti oggi dopo averlo spedito mi sono sentita libera. Purtroppo mi vivrai di ricordi, io ti terrò sempre dentro. Il pacco è questo: la fine di tutto.>>
<<La conclusione di un percorso. Ho il magone...>>
<<Come mai?>>
<<Perché sarai sempre una parte importante di me.>>
<<Sì, ma hai deciso di allontanarti, per cui la situazione rimarrà immutata.>>
<<Lo so.>>
<<Sarò pure fra le tue persone importanti, ma "perse" appunto...>>
<<Sì, non lo metto in dubbio...>>
<<Comunque ti ringrazio già per il solo fatto di avermi menzionata fra le persone "importanti"...>>
<<Ti stupisce così poco? Meglio non sapere il resto allora. Ma ormai sono rientrato nel mio mondo. Non sono più come prima, tanto vale anche parlarne...>>
<<Ma non lo metti in dubbio cosa? Io non ti avrei voluto perdere e questo lo sai. Ancora non ne capisco il motivo, ma accetto di continuare a pensarti ogni santo giorno, di non riuscire a far nulla e di sentire la mancanza di una persona che non so come ha fatto a fare questo effetto su di me in così poco tempo. Io lo accetto, anche se ovviamente a malincuore, ma non ne potrò mai capire il motivo!>>
<<Ci sono troppe cose che nella vita non si capiscono...>>
<<Sì, ma sono quelle cose che non ci sono date sapere, quelle impossibili da conoscere. Queste non rientrano fra quelle!>>
<<Abituati! Una piccolissima parte di me, quella ancora sana, ti augurerebbe il meglio; l'altra invece ti direbbe "questa è la vita". Nessuno resta per sempre. Nessuno salva nessuno. Nessuno può aiutare nessuno.
A nessuno interessa nulla di ciò che provi. Benvenuta nel mondo.>>
<<Nessuno resta per sempre: giusto, siamo esseri mortali.
Nessuno salva nessuno: giusto, siamo persone, non eroi. Però, anche senza volere, senza accorgercene, con piccoli gesti, facciamo tanto, salviamo qualcuno. Non tutti, ma qualcuno.
Nessuno può aiutare nessuno: sbagliato, tutti possono aiutare tutti. L'importante è provarci, sempre.
A nessuno interessa nulla di ciò che provi: giusto a metà. Se facciamo di tutta l'erba un fascio allora son d'accordo. Ma una piccolissima percentuale, pur se minima, esiste, si interessa dell'altro. Il mondo è sempre stato questo, sono sempre stata qui, non mi sono mai mossa. Mi fai del male? Ok, fammene. Sarò io ad "allontanarmi", non puoi farlo tu prima del tempo.>>
<<Io ti ho già allontanata...>>
<<Lo so, ma lo trovo insensato e sbagliato ad essere sincera.>>
<<E hai ragione. Ma se leggi la mia risposta e colleghi i tasselli, vedrai che non è poi così insensato.>>
<<Per me lo è e continuerà ad esserlo. Non sono pentita dell'averti conosciuto. Mi può dar fastidio lo star male per una persona che potrei sentire tutti i giorni o una volta al mese, piuttosto che mai. Però io non posso forzare le persone. Non è da me. Evidentemente non ci tieni abbastanza, perché per me questa non è una protezione.>>
<<Non dire che non tengo a te, perché sono cavolate. Non rispondo a nessuno da mesi. Eppure per te trovo sempre un minuto. Due domande fattele.>>
<<Noi non ci sentiamo da un mese, che tempo trovi o hai trovato per me? Ad ogni modo, non è questo il problema. Io ho sempre detto che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Ti porterò dentro di me, perché anche quando non ti sento, mi basta niente per sentirti. In questo mese non c'è stato un giorno in cui io non ti abbia pensato. Non mi importa non sentirti più, perché riesco a sentirti rileggendo qualche messaggio, ascoltando qualche canzone, pensando all'evoluzione e alla stranezza del tutto. Non mi interessa se non rispondi a nessuno da mesi. Per me non sei nessuno, eri tutto. Probabilmente lo sei ancora e probabilmente lo rimarrai. Ma farla finita adesso, considerando le tante variabili della vita che fanno finire qualcosa, indipendentemente dalla nostra volontà, non lo accetto, mi dà fastidio e mi fa stare male. Puoi allontanarti, infatti era questo il motivo per cui non volevo cercarti, perché io non voglio essere di troppo, non voglio "obbligarti" a trovare un minuto per me. Io odio stressare ed essere pressante. In questo mese ti avrei cercato ogni singolo giorno, eppure non l'ho fatto. Il pacco ormai te l'ho mandato perché era in fase di lavoro dal mese scorso, esso stesso sancisce la fine, per cui non preoccuparti. Non voglio dire che non tieni a me, ma se ci tenevi così come dici, non mi esponevi al "rischio" prima per allontanarmi poi. Non sparivi dopo avermi detto più e più volte di non sparire.>>
<<Il pacco sancisce la fine?>>
<<Sì.>>
<<Ti fa male averlo inviato?>>
<<Assolutamente no. Anzi, non vedevo l'ora di inviarlo. Per me è un modo per farti capire ciò che penso io. Per te, rappresenterà la fine. Col numero 5 capirai.>>
<<Sei più sicura di un tempo.>>
<<Cioè?>>
<<Il modo di parlare e di esprimerti è mutato. Sembri molto sicura e decisa.>>
<<Io sono diversa da quando ti conosco. Te l'ho detto più volte che mi hai cambiata in meglio, o sbaglio?>>
<<In meglio, lo spero, altrimenti diventerebbe tutto vano. Ma forse sono solo un peso, perché tu già te la cavi benissimo anche senza di me.>>
<<Diffcile capire il perché di questa tua strana concezione ogni volta. Il farsi dei problemi quando non ci sono, per quella piccola volta che tutto va bene, no, ci siamo noi a cambiare la rotta. Ma perché? Ma perché dire "te la cavi benissimo anche senza di me"? Che siamo, orologi? Oggetti? Che non possono funzionare se non hanno bisogno di quello specifico pezzo? Siamo persone. Persone cavolo!>>
<<Ti ricordi quando ti dicevo all'inizio che ero una causa persa? Ne è passato di tempo. Eh guarda dove siamo, come sono e soprattutto come sei.>>
<<Dove siamo? Come sei? Come sono?>>
Ovviamente non rispose più.
Il pacco aveva una spedizione di due giorni lavorativi. Io lo stavo tracciando per monitorare tutti gli spostamenti di modo da sapere quando sarebbe finalmente giunto a destinazione. Una mattina mi svegliai e, non appena entrai sul sito per controllare il monitoraggio, mi accorsi che il pacco era già in restituzione al mittente. Mi stava tornando indietro. Non capivo. Perché? Chiamai immediatamente la posta per ricevere le giuste delucidazioni, che a sua volta passò il testimone alla filiale milanese che si appoggiava a quel corriere. Mi dissero che mancava il numero civico, nonostante io fossi sicura di averlo inserito. Riuscii fortunatamente a bloccare la restituzione. Gli sarebbe arrivato con un giorno di ritardo. Più non volevo aspettare, più il destino si metteva contro.
Quel pacco raggiunse le mani di Chicco solo il 3 Febbraio. Glielo consegnarono la mattina e, dopo avermi avvisata, non si fece più sentire. Trascorsa la mattinata, iniziai a sperare mi dicesse qualcosa il pomeriggio. Passò anche il pomeriggio. Si fece sera. Silenzio totale. Stavo iniziando a restarci male, perché non mi aveva ancora detto nulla, dopo un gesto così se ne stava ancora in silenzio. Ero molto nervosa e triste. Mi veniva da piangere e volevo starmene da sola. Proprio quando la speranza stava per raggiungere lo 0%, alle undici di quella sera, mi scrisse. Mi tornò il sorriso ed il mio cuore iniziò a battere fortissimo. In faccia diventai tutta rossa e cominciai a sudare freddo.
Andò esattamente così:
<<Okay. Sto aprendo il pacco. Odio ammetterlo, ma ho già il magone. >> Non lo aveva ancora aperto, ecco perché non mi aveva fatto sapere nulla. Come aveva fatto a resistere tutto quel tempo? Io avrei ceduto alla curiosità in tempo zero. Mi fidai, anche se in realtà una parte di me è ancora dell'idea che lo avesse aperto molto prima, si era solo voluto prendere del tempo per metabolizzare e pensare a cosa dire.
<<Dai, tranquillo.>>
<<No, ti giuro. Ho aperto il pacco e mi è salita una vampata del tuo profumo. Mi ha spezzato il fiato. Aiuto, ho paura. Sono alla scatola. Sto leggendo proprio ora le parafrasi del viaggio mai terminato...>>
<<Segui il percorso eh.>>
<<No. Non l'hai fatto davvero. Non l'hai fatto Musa. Non l'hai fatto. Non è possibile.>>
<<Ma cosa?>>
<<La stella!>>
<<Sei già alla stella, wow!>>
<<Tu non ti rendi neanche conto. Aldilà del fatto che è un pensiero stupendo, così come lo è anche l'intero pacco...ma questa cosa mi ha ammazzato. Ti giuro che sto piangendo...>>
<<Che carino. Leggi la dedica, l'ho scritta io.>>
<<Mio padre ha una stella col suo nome proprio in quella costellazione.>>
<<Ovviamente ho scelto quella per via del tuo segno, a cui credo tu sia molto legato. Ma hai già aperto le cose extra?>>
<<No no, sto seguendo il percorso. Ora mi stacco e vado avanti. Scusa ma sono troppo preso! Ah, ti sbagli su una cosa...>>
<<Su cosa? Dimmi!>>
<<Dentro il raccoglitore di Sconosciuti Amanti c'è una frase sbagliata...>>
<<"Fine della storia"?>>
<<Esattamente.>>
<<E perché?>>
<<Il "fine" non è mai da mettere. Ricordi i cartoni della Looney Tunes? Se ricordi bene chiudevano con un "the end?">>
<<Lo ricordo...ma attualmente non ne colgo il nesso!>>
<<Il punto di domanda. Applicato a noi, come ai cartoni, identifica il fatto che, nell'imprevedibile futuro, non si può mai prevedere se l'episodio sia "l'ultimo" o no. Perché la fine è direttamente collegata a variabili che alle volte risultano essere distanti dal nostro controllo.>>
<<Intanto cerca di andare avanti. Goditi il pacco per il momento, senza pensare ad altro...>>
<<Nel pacco c'è la fine, vero?>>
<<Ma non pensare alla fine. Il pacco è quello che vuoi rappresenti per te. Sarai tu a definirlo. Vai avanti!>>
<<Sto leggendo la dedica, che è una roba assurda.>>
<<L'ho scritta per te, cucendotela addosso.>>
<<Sei un genio...hai ripreso Dante...>>
<<Certo, non potevo non farlo...>>
<<Sono arrivato al cinque. Col cavolo che butto il fazzoletto, né tantomeno la lettera. Ora capisco il perché del profumo appena aperto il pacco. Mi fa un effetto assurdo, devo essere sincero...>>
<<Che dolce.>>
<<Non lo butterò mai. Mi stai improfumando casa come se fossi qua ormai. Anche la tazza è bellissima. Sai che non ho ancora bevuto il tè?>>
<<Ah, ormai hai finito tutto allora...>>
<<Sì, mi manca solo il libro di tuo nonno. Ghemon, tè caldo e brioche. Fantastico!>>
<<Era veramente la tua canzone preferita o mi sono sbagliata? Ed è il verde il tuo colore preferito?>>
<<Tutto corretto, ma non avevo dubbi...sei sempre stata attentissima a ciò che dicevo.>>
<<Penso di aver imparato un po' a conoscerti...>>
<<Il pacco è fantastico. Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me.>>
<<Ci tenevo molto!>>
<<Forse ora ho finalmente la mia "via" dettata anche dalla mia "stella polare". Un po' come i marinai, anche io avevo perso la rotta. Ti ringrazio Musa.>>
<<Ma figurati! Ovviamente la data puoi immaginare perché sia quella.>>
<<È merito tuo se questa volta non sono caduto...>>
<<Ma non dire assolutamente così. Io non ci sono stata, hai fatto tutto da solo, come sempre.>>
<<No, ti sbagli.>>
<<Il merito è sempre tuo, però, segui la luce. Non chiuderti nel buio. E non allontanare le persone, se vogliono restare.>>
<<Mi hai fermato. Se l'ho fatto, ora ne capisci il motivo. Ti avrebbe distrutto il vedermi così.>>
<<Ti ho fermato dal fare una cosa che non devi mai più pensare di fare Chicco, lo prometti? La tua vita è sacra. Non devi mai più pensare di togliertela. Mai. Mai. Anche se io non ci sarò.>>
<<Non ci sarai quindi?>>
<<Per te io ci sono stata da quando ci consociamo, o almeno, ho cercato di farlo e continuerò a farlo. Perché come vedi, anche quando non ci sono stata, con questo pacco, in silenzio, era come se ci fossi. Perciò, io ci sono. Sei tu a dover decidere se accetti la mia presenza. Io sono qui.>>
<<Se ti ho allontanato è stato per evitarti pensieri e paure. Lo sai Musa. Non l'ho fatto perché ti odio o per altro. E tu lo sai bene.>>
<<Non giustificarti. Voglio solo che adesso pensi al presente, inutile parlare di ciò che è passato. Devi pensare a te stesso, lo farai? Se mi allontani nuovamente, a me non importa. Voglio solo che stai bene. Non curarti di me. Io posso stare male, tu non devi farlo più.>>
<<Penserò a me stesso, ma non ti allontanerò più. Perché oltre a me, devo pensare anche a chi tiene a me!>>
<< In primis pensa a te stesso. Non devi mai più volerti del male, perché vali tanto. Eh sì, devi anche considerare chi tiene a te, perché qualcuno a cui importa tanto c'è. Io, per esempio, tengo troppo a te.>>
<<Quando completerai il viaggio, aggiungerò gli altri pezzi con i titoli delle canzoni. Ho il laser per incidere!>>
<<Spero ti sia piaciuto tutto. Insomma...io ci ho provato, spero le mie idee non siano state pessime.>>
<<Sei stata dolcissima, giuro! Poi la stella, la scatola...tutto! Incredibile.>>
<<Fosse stato per me, ti avrei mandato altre mille cose...>>
<<Ti impacchettavi tu. Che bellezza!>>
<<Ma magari! Comunque il mio profumo è più buono di come si sente sul fazzoletto.>> Gi dissi ridendo per alleggerire la tensione accumulata.
<<Me lo ricordo bene!>>
<<Ah sì? Io sono troppo felice di averti conosciuto, aldilà di tutto.>>
<<Certo che sì. E anch'io. Cavoli, ci pensi? Da anonimi.>>
<<Assurdo...>>
<<Davvero, cavolo. Dal nulla, siamo qui.>>
<<Dal nulla, ma come se ci fossi da sempre. Non ho mai fatto così tanto per qualcuno.>>
<<Io sono stato inutile invece, mi dispiace infinitamente.>>
<<Come inutile? Grazie a te ho scoperto ed imparato molto.>>
<<Beh, potevo far meglio! Guarda cosa hai fatto tu, cavoli. Nessuno ha mai fatto una cosa così per me.>>
<<Adesso qualcuno sì!>>

Era ritornato tutto come prima. Ci eravamo ritrovati? No, in realtà fu solo un'illusione. Per i giorni seguenti parlammo poco e niente. Poi sparì di nuovo.
Mi ero stancata. Io avevo fatto tutto ciò che si poteva fare. Avevo tentato di salvare il salvabile, ma ero definitivamente annegata in un mare di incomprensioni. Stavo smettendo di credere alle sue parole. Mi feriva sempre di più ed io non volevo più soffrire. Gli scrissi. Questa fu in assoluto l'ultima volta.
<<Chicco, ricordi la mia risposta alla tua domanda "non ci sarai quindi?" Rettifico quel che ho detto. Non ci sarò più. Non ci sarò per diversi motivi. Il pacco doveva sancire la fine così come avevo detto. Basta fare un piccolo ragionamento: subito dopo dell'incontro è cambiato qualcosa. È inevitabile negarlo. Prima ci sentivamo tanto e ogni giorno, mi telefonavi anche solo per dirmi "devo dirti una cosa Musa, siediti. Sei seduta? Ok, mi sei mancata." Adesso non è più così. Dopo esserci visti qualcosa è andato storto. Forse non ci siamo presi quanto pensavamo e dal momento che solo io riesco a condividere l'amicizia fra maschio e femmina, è meglio mettere un punto adesso. Sono passati troppi mesi, ho provato a dimostrarti in tutti i modi di tenere a te. Per te non è lo stesso probabilmente, non sono né un'amica, né qualcosa di più. E figurati, è giusto così, ci mancherebbe, però non siamo obbligati a continuare e quindi è giusto dirlo, senza più fingere, smettendo di stare appesi ad un filo.
Non posso più passare le giornate a pensare continuamente una persona che non sento mai, in pratica. Una persona che non posso vedere sempre perché abita lontano da me. Non è che io non possa, è che oramai lo trovo inutile. Ho perso di vista tante cose in questi ultimi mesi. Credevo ne valesse la pena, perché per una volta stavo facendo ciò che Musa voleva fare davvero. Solitamente mettevo da parte il mio volere, accontentando sempre il dovere, nel senso che facevo ciò che dovevo fare e mai quello che realmente mi sentivo di fare. Questa volta no, avevo messo te al centro di tutto, eri diventato l'amico più importante, la persona più speciale. Sento di aver perso il controllo su me stessa adesso. Troppo. È andata male, come sempre del resto, perché non sono capace di tenere stretto a me nessuno. Tieni presente tutto quello che ti ho detto, proprio tutto. Ogni consiglio, ogni mia parola. Pensa a te stesso, non farti mai del male. Pensa alla luce e lasciala entrare. Pensa, vedrai che sarà semplice ricordare tutto da solo. Adesso hai anche i ricordi, hai tutto. Sono io a non aver più niente. In fondo per me l'importante è che tu stia bene.
Buona vita Chicco, o forse, meglio dire "buon viaggio", per riprendere la dedica. Sono stati i mesi più incredibili della mia vita. Grazie. Scusami. Ciao Chicco.>>
<<Perché vuoi andartene ora?>>
<<Per ciò che ho appena detto.>>
<<Non capisco. Hai lottato per non farmi sparire e ora che son tornato scappi?>>
<<Il punto è proprio questo: tu non sei tornato e mai lo farai. Io ho lottato, ma non ne sono uscita da vincitrice.
Risultato: lasciamo perdere, perdiamoci.>>
Non mi rispose più. Da questo momento smisi di sentirlo sul serio. Non ci furono più penultime volte. Non so spiegare il senso di questa conclusione. A dire il vero, non so nemmeno se ci sia stata una fine. Non è una storia archiviata nel dimenticatoio, è una storia ancora completamente aperta seppure chiusa. Accesa seppure spenta. Attivamente viva nonostante passiva e morta. In me è ancora vivo. Sono io a non vivere più come prima. Mi sto abituando. Non mi resta altro che questo, abituarmi alla sua assenza.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora