Mare di contraddizioni, terra di illusioni.

29 4 0
                                    

Pensandoci, anche nella nostra particolare situazione esisteva un nesso di collegamento con l'Inferno.
L'amore, forza esplosiva che dà vitalità all'esistenza, si dibatte tra i due estremi dell'Inferno e del Paradiso. Ne scaturisce una linea di demarcazione decisamente netta. O ci si salva o si rimane dannati. O si vince o si viene sconfitti. O si ottiene tutto o si perde tutto. L'innamoramento ruota intorno a due emblematici opposti: unione e distacco. Si può soffrire così come si può gioire. Alla felicità può subentrare l'infelicità. L'equilibrio può improvvisamente essere sostituito dalla disperazione. Si diventa succubi di una grande forza cosmica che ci trasporta da un polo ad un altro, dalla gioia al dolore, dalla contentezza alla delusione.
Io e Chicco parlavamo sempre meno. Sempre sempre meno. Se prima lo sentivo quasi ventiquattro ore su ventiquattro, adesso era già tanto se, in tutto l'arco della giornata, ci sentivamo per un totale di venti minuti al massimo. Per ovviare alla distanza, essendo lontani, era quantomeno indispensabile comunicare tramite questi maledetti-benedetti cellulari.
Io lo sentivo distante da me, molto più dei mille chilometri che fisicamente ci dividevano. Mentalmente c'era una distanza abissale. Erano state chiuse tutte le porte di accesso alla sua mente. Da qui in avanti, vedrete, imparai a nuotare in un mare di contraddizioni e a muovervi in una terra di illusioni. Non riuscivo più a spiegare i suoi comportamenti né a comprendere i suoi pensieri. Sembrava affetto da una strana forma di bipolarismo. In alcuni momenti era come parlare con due persone completamente diverse. Paradossalmente si definiva egli stesso "un enigma che dà sicurezza". Non si capiva a pieno neanche lui. Era bloccato, al punto da dire questo: "ho promesso a me stesso, quando ero ormai a terra, che se fossi riuscito a risalire l'Inferno in solitaria, non avrei mai più permesso a nessuno di giudicare una mia singola scelta od una mia singola frase. Ho perso ore, notti, giorni, anni. Alla fine ho recuperato. I primi periodi ero davvero difficile da fermare. Ero mosso da un senso di rivincita verso chi mi aveva abbandonato. Col tempo, il tempo permette di capire le lezioni che la vita ci dà, anche io ho capito la mia. La realtà? Non ero solo, ero io a voler rimanere da solo. Non accettavo l'idea di 'non farcela'. Per me non farcela da solo era quasi un disonore. Ma quando si vuole reggere, come il titano Atlante, l'intero peso da soli, beh, prima o poi qualcosa si spezza. È proprio come al ritorno da un lungo viaggio, dove chi parte non tornerà mai la stessa persona che ha lasciato prima di partire. Anche io sono cambiato. Nulla da dire al riguardo. I viaggi servono a questo, no? Solo un piccolo pensiero: come si fa a rimanere fedeli a se stessi, se non si sa più chi si è veramente? La risposta? Semplice: si può, bisogna solo capire. Capire chi si è adesso."

<<Musa, spero tu stia bene. Qualche sera, appena mi libero, ci vediamo. Sono un po' giù, non un po' impegnato.>> Che frase contorta.
<<Ehi Chicco, cos'hai? Puoi parlare di tutto con me, lo sai...te l'ho sempre detto. Chiamare ad ogni ora, anche nel bel mezzo della notte. Io ci sono per te! Eh vederci...come facciamo a vederci?>>
<<Ci vedremo, tranquilla. Comunque per ora aspetto, perché non è un ottimo periodo...>>
<<Sì ok, non mi interessa vederci o sapere quando vederci! Puoi dirmi cos'hai?>>
<<Non ti interessa? Comunque sono giù, sta andando un po' tutto male...>>
<<In questo momento mi interessa solo sapere perché stai male! Non voglio questo...>>
<<Per il lavoro, casa, un po' tutto...stasera ti racconto meglio!>>
<<A me dispiace, tu sai quanto...e non so cosa fare. Mi viene solo da dire che devi cercare di prendere in mano la situazione. Devi pensare a te stesso adesso. È meglio se in questo momento io mi faccio da parte. Non sentiamoci. Libera la mente, con la consapevolezza, però, che quando avrai bisogno, potrai chiamarmi, cercarmi e scrivermi in qualunque momento. Io ci sono per te. Ti capisco troppo e mi dà quasi fastidio pensare che ti ritrovi così senza motivo, senza aver mai fatto del male. A presto.>>
<<Non sparire. Non voglio che scappi anche tu...>>
<<Ma ti ho detto che quando vuoi ci sono, quindi non sparisco...mi faccio solo da parte.>>
<<Non devi...>>
<<Poi perché quel "anche tu"?>>
<<Perché tutti spariscono. Da Etern in avanti...tutti!>>
<<Ma non sei tu ad allontanare gli altri di solito?>>
<<Sì, però poi me ne pento. Solo che sono troppo orgoglioso per tornare sui miei passi.>>
<<Gli orgogliosi li odio, sono i falliti di questo mondo. Bisogna metterlo da parte questo schifo di orgoglio, ogni tanto. Io, comunque, Etern l'ho sentito l'altra sera. Ha solo tanti impegni, per questo non ti cerca. Non è sparito dalla tua vita, fidati...siete come fratelli.>>
<<No, in realtà sono sparito io...>> Ancora frasi contorte.
<<Eh allora, non sparire! Se hai bisogno di lui e senti il bisogno di cercarlo, cercalo! Di questi problemi fra voi non dovrebbero nemmeno essercene.>>
<<Sono solito causare problemi...>>
<<Per quale motivo?>>
<<Perché sì, perché non mi interesso. Sono sfuggente, non dò peso alle amicizie.>>
<<Noto che sei molto contraddittorio. Prima hai detto che tutti spariscono, adesso stai dicendo che sei tu a sparire. Ho notato spesso e volentieri contraddizioni da parte tua. È come se non ci fosse sempre un riscontro reale fra parole e fatti, fra ciò che dici e ciò che fai, insomma. Non so, prova ad agire d'impulso, d'istinto. Se vuoi cercare una persona che non senti da un anno, fallo pure. Se non vuoi sentire nessuno, non sentire nessuno. Se non vuoi avere a che fare con gli altri, chiuditi. Fai quello che TI SENTI!>>
<<Sì, hai ragione. Io sono una persona che si contraddice spesso.>>
<<L'importante è che cerchi di fare quello che senti per stare bene, in primis con te stesso!>>
<<Fosse facile!>>
<<Guarda che sta parlando una che fa praticamente lo stesso. L'ideale sarebbe non fidarsi e non affezionarsi troppo. Nel momento in cui ci si allontana da qualcuno, è importante non sentire mancanze e bisogni. Ma lo so, non è semplice...>>
<<Io non mi affeziono mai. È questo il mio problema.>>
<<Problema? È una cosa positivissima, altro che problema!>>
<<Beh, dipende dai casi.>>
<<Perché?>>
<<Perché non affezionarsi mai porta alla solitudine.>>
<<Affezionarsi sempre porta alle delusioni. Fai tu!>>
<<Meglio delusi o in depressione? Non so, sai...>>
<<Il risultato finale conduce sempre alla solitudine, per cui, meglio non affezionarsi. Per me la solitudine non è essere depressi. Io preferisco stare sola per esempio...>>

Non mi rispose più.

Quel 16 Dicembre si concluse in un rumoroso silenzio. Quella silenziosità sarebbe stata mantenuta per i prossimi dieci giorni a seguire. Poi per altri cinque. Dopo ancora per un mese. Ed infine, per sempre.
Perché? Non lo so neanch'io e, forse, mai lo saprò.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora