25 Dicembre.

18 3 0
                                    

Il Natale è forse uno dei momenti più magici, quello in cui la dolcezza, l'affetto, la serenità, la gioia e il senso di famiglia che tutte le ingloba, regnano sovrani. La magia che ci travolge ci conduce ad uscire dalle nostre abituali "tane", dai nostri rifugi, gli stessi in cui per tutto l'anno ci isoliamo e nascondiamo. Nascondigli dove a volte facciamo i conti con noi stessi, soffrendo e ridendo. Vivendo, in parole povere, "avventure segrete". A Natale non puoi star rinchiuso nel tuo guscio. Devi uscire, creare un'avventura condivisa e vissuta con le persone che più ami, a cui vuoi più bene in assoluto e che conosci come le tue tasche. Di riflesso, però, potresti anche intraprendere un viaggio avventuroso solo con la mente, perché non sempre chi vorresti avere accanto e vicino, può esserci. Non può sempre essere così per due logiche e tristi ragioni, strettamente collegate una con l'altra. La prima è quella più razionale e indubbia, quella più cupa e demoralizzante: il non essere eterni, purtroppo, che ci conduce, prima o poi, a lasciare questa terra. La seconda è meno scontata e certa della prima, ma pur sempre possibile: il non essere di parola, il far delle promesse citando in giudizio un "per sempre" destinato a perdere in partenza, perché non può essere per sempre se abbiamo i giorni contati.
Avere voglia di qualcuno è un po' come avere voglia del tuo cibo preferito; per generalizzare, come avere voglia di cioccolata. La voglia aumenta se per svariati motivi non puoi mangiarla: ti fa male, ti causa mal di pancia, ti fa ingrassare. Va evitata, insomma. Ci provi, ma sai, se ne hai una voglia irresistibile, di poterla sempre trovare al supermercato. Esci e in due minuti hai la tua tavoletta di cioccolata fra le mani.
Con le persone è un po' diverso. L'irresistibile voglia deve, innanzitutto, essere commisurata e relazionata a quella dell'altra persona che, a differenza del cibo, non è inanimata. Si presentano, pertanto, due ipotetici problemi. Il primo: la possibilità che l'altra parte non abbia la stessa voglia di te. Il secondo: l'impossibilità di trovarla in qualsiasi momento, perché potrebbe sparire e diventare introvabile. La cioccolata ci sarà sempre e ovunque, le persone no.
Le persone di cui hai voglia sono quelle persone buone e cattive allo stesso tempo. Ti fanno star bene e male contemporaneamente. Anche se per poco, riescono a farti star bene. Ci riescono almeno una volta ed è questo ciò che conta. La felicità permanente e duratura non può esistere, anche perché altrimenti, come diceva Leopardi, ci annoieremmo. Non ne coglieremmo il senso puro e meraviglioso quale è quello della felicità, che va assaporata quando arriva, proprio perchè rara. Per mantenerci nell'ambito culinario, è un po' come se la mamma o la nonna ci preparassero ogni giorno lasagne e cannelloni per pranzo, o mega torte al cioccolato per merenda. Prima o dopo diventerebbe un'abitudine e la felicità assumerebbe una posizione marginale. Per questo il bello della felicità è il suo non essere costante. Se lo fosse non ci faremmo più caso. Non si noterebbe la differenza fra i due stati emotivi opposti di tristezza e felicità e quello neutrale della normalità. Ciò porta anche ad una fondamentale conseguenza: il sapere vivere al massimo ciò che ci capita, il cogliere quei piccoli attimi di felicità, in quanto rari e sfuggenti. Una canzone che ascolto spesso dice: "il mondo va così, c'è chi regala dei sorrisi e chi ci fa soffrire per ricordarci che siamo vivi" e poi continua: "il giorno che rimpiangi l'amore che io ti ho dato, non piangere perché è finita, sorridi perché c'è stato". Se percepisci assenze, mancanze, bisogni e vuoti, significa che chi prima li riempiva era importante. Se quello spazio riesci a non colmarlo mai significa che ti porterai dentro quel qualcuno che ti ha reso la persona che sei oggi. Quel qualcuno può essere chiunque: la nonna, il nonno, mamma, papà, un amico, un'amica, un perfetto sconosciuto. La nonna per esempio, la roccia di casa, colei che col suo amore riesce a consolarti e farti ridere anche quando da ridere non c'è nulla. La mia che, ad esempio, quando avevo sei-sette anni e faceva il pane in casa nel suo forno a legna, me ne preparava uno piccolo piccolo, a misura di bambino, solo per me, contraddistinto da un segno che mi permetteva di distinguerlo dall'altra piccola pagnotta di mia sorella. Mamma e papà, beh, i pilastri. Quando mancano o mancheranno loro, tutto sarà inevitabilmente diverso. Saranno insostituibili. Ti mancherà quel papà che avrebbe preso la luna per te, sacrificandosi sempre, perché per i figli i sacrifici non sono mai sentiti come tali. Ti mancherà quella mamma che con i suoi consigli e la sua "protezione" ti vorrebbe tenere costantemente sotto una campana di vetro, perché ci percepiscono come gioielli preziosi che vanno custoditi con cura. Gli amici, coloro che colorano le giornate e che animano bellissimi ricordi, pazzie incredibili. E poi un perfetto sconosciuto che conosci in un modo assurdo, improvvisamente e senza un perché, ma che ti prende e ti dà tanto, portandoti ad essere una persona migliore.
Quante volte vi è capitato di fare un viaggio e di incontrare in aereo persone mai viste a cui avete iniziato a raccontare episodi particolari della vostra vita, così, senza un preciso motivo, senza pensare troppo? O, quante volte avete pensato di conoscere persone lontane o "diverse", mettendo da parte i soliti pregiudizi? Forse mai. A me, invece, è capitato. Io sono una persona che ama spaziare, conoscere l'altro, il diverso. Amo provare esperienze fuori dalla quotidiana normalità e con questo vorrei sottolineare un altro aspetto: l'uguaglianza che ci unisce. Non dobbiamo avere paura, siamo tutti uguali. I cosiddetti cattivi esistono davvero, sono fra noi, più vicini di quanto immaginiamo. Sbagliamo a precluderci il conoscere persone di altre regioni o stati del mondo. Sbagliamo perché noi da loro potremmo prendere tanto e loro a noi potrebbero dare tantissimo. Se per la strada incontrate una persona di colore, non cambiate direzione, lui è uguale a voi, possibilmente migliore di tante altre persone che vi circondano. Se vedete un disabile non deridetelo, avrà delle capacità nascoste che vi lasceranno a bocca aperta, al punto da rendervi conto che l'unica disabilità era la vostra. Se per la strada vedete un barbone, non guardatelo con disprezzo. Un domani potremmo trovarci tutti senza un tetto, senza una casa calda in cui dormire la notte. Mi è stato raccontato da un amico di aver tratto tanto dalle parole di un senzatetto. Quelle parole lo hanno fatto riflettere e la sua riflessione lo ha portato ad un'apertura mentale.
Aprite la vostra mente. Toglietevi il paraocchi. Eliminate falsi pregiudizi. Iniziate a capire di vivere in un mondo solo, UNO, dove siamo tutti UGUALI. Dove nessuno è qualcuno e dove qualcuno è nessuno. Se c'è una diversità è solo da intendersi come positiva, perché è la stessa che ci rende persone ricche. Non mi riferisco al denaro, perché la ricchezza è altra. Dei soldi non ce ne facciamo nulla, vanno e vengono. I valori e gli affetti, invece, rimangono. La salute, l'amore, la famiglia, le persone care sono i veri miliardi. Pensate, per esempio, a quanto siano poveri i mafiosi. Premetto che utilizzo il termine "mafioso" per rendere meglio il concetto, ma anche i non-mafiosi commettono cattiverie indescrivibili della loro stessa portata, per la sola smania del lusso e del denaro. Ad ogni modo, premesso questo, i mafiosi vivono una vita improntata sul come far soldi in modo sporco. Tutto ruota intorno al denaro. Se non ce l'hanno, impazziscono. In nome di quei semplici pezzi di carta, di quelle maledette banconote che hanno rovinato il mondo, sono disposti a far la qualunque. Sono disposti anche ad uccidere, a togliere illegittimamente il più grande dono datoci: la vita. I mafiosi sono poveri, i cattivi sono poveri, i malvagi sono poveri. Sono poveri tutti coloro che augurano ed esercitano il male e, soprattutto, sono poveri coloro che disconoscono la pace, l'amore e i grandi valori cardine, quali uguaglianza, giustizia e libertà. "LIBERTÀ È DIRE ALLA GENTE CIÒ CHE NON VUOLE ASCOLTARE."
In queste righe sto scrivendo di getto miei pensieri personali che nessuno ha interesse ad ascoltare, ma io lo sto facendo, perché per me il Natale è anche questo. È un momento di riflessione su tantissime diverse problematiche di cui è permeata la realtà in cui siamo inseriti. È importante interrogarsi, ma lo è ancor di più confrontarsi. Ho toccato e affrontato diversi punti fra loro divergenti in questa mia riflessione, ognuno dei quali lascia spiragli di libera interpretazione. Quello che sto per dire adesso, invece, è mono interpretativo: riflettiamo sulle nostre e sulle altrui azioni. Calibriamo e ponderiamo nelle dovute maniere le nostre reazioni alle altrui azioni. Viviamo per noi stessi, ma anche e soprattutto per gli altri. Aiutiamoci vicendevolmente. Sosteniamoci reciprocamente. Vogliamoci bene. Amiamoci, tutti. Facciamo la pace. Consideriamo chi fino ad ora non è mai stato considerato. Apriamo e allarghiamo i nostri orizzonti. Improntiamo la nostra vita ad un'esistenza DIVERSA, ma MIGLIORE, per noi e per gli altri. Sensibilizziamoci!
Questo è il mio augurio.

Non mandai a Chicco gli auguri di Natale.
Neanche lui lo fece.
Erano già passati dieci giorni.
Aspettai il giorno dopo e finalmente lo cercai.
Non cambiò nulla, perché non mi rispose.
Il mio monologo non sembrava intenzionato ad arrestare la sua corsa.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora