Partire un po' sperare.

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Svegliarsi propositivi di lunedì mattina non capita tutti i giorni, ma sicuramente prospetta l'andamento di un'ottima settimana. Chi ben comincia è già a metà dell'opera si dice spesso. Mi alzai con un'idea ben chiara: incontrare Chicco.
Forse durante la notte qualcuno era venuto ad iniettarmi una buona dose di coraggio, ma sembravo decisissima. Presi il computer ed iniziai a cercare i voli più economici. Potevo partire il 2 Dicembre e rimanere solo per il weekend, l'università mi impediva di fare diversamente. Prenotare quel biglietto non fu così sbrigativo come pensavo. Lo trovai dopo ore ed ore di ricerche. Sarei arrivata a Milano venerdì sera e ritornata in Sicilia domenica mattina. Toccata e fuga praticamente, ma mi accontentai. L'importante era vederlo, anche solo per un minuto. Mi bastava. Non appena confermai la prenotazione però mi resi conto di star per fare una pazzia. Non era da me, ma ormai Chicco mi aveva fatto perdere la testa. Dovevo, volevo e potevo vederlo, non c'era più da aspettare. D'altronde gliel'avevo promesso.
Ho ventuno anni, sono grande, ma vivo ancora con i miei. Posso prendere autonomamente delle decisioni, ma devo indiscutibilmente portarli a conoscenza di ciò che decido fare. A mamma l'avrei detto, magari con qualche mezza verità, ma a papà? No, a mio padre non potevo assolutamente dire che venerdì sarei partita per un fine settimana, giusto per incontrare un ragazzo mai visto con il quale parlavo già da tempo, del quale forse mi ero innamorata e con il quale avrei dormito. Non so che reazione avrebbe potuto avere, forse sarebbe svenuto e quasi sicuramente non mi avrebbe lasciata andare. Preferii non dirgli nulla, giocai sulla pedina-sorella e feci scacco. Vi spiego meglio.
Mia sorella si era da qualche mese trasferita a Milano per studiare, aveva passato i test in infermieristica ed era entrata lì. Non ero ancora andata a trovarla e quella era un'occasione perfetta, non tanto per andar da lei, quanto per inventare una scusa plausibile a papà. Sono un piccolo genio incompreso, ammettiamolo. Non sono così cattiva da andare a Milano e non passare a trovarla però, sarei andata anche da lei. "Anche", non "solo" da lei come credeva papà. Non doveva scoprire nulla, altrimenti non avrebbe più avuto fiducia in me. Non è bello mentire, io sono la prima ad odiare le bugie, però ogni tanto è inevitabile farlo, soprattutto in casi come questi. Aveva abboccato come un pesce, si era fatto ingannare dal pensiero di una inesistente nostalgia nei confronti di una sorella lontana da mesi. Con lei ho sempre avuto il classico rapporto cane e gatto che la maggior parte dei fratelli hanno. Mi mancava, ma non posso negare che quel viaggio non lo stavo facendo principalmente per Chicco. A mia madre invece dissi la verità, omettendo ovviamente che avrei dormito con lui in hotel. Le dissi che una volta arrivata all'aeroporto di Malpensa mi avrebbe presa Chicco, che avremmo passato qualche ora insieme, che dopo mi avrebbe accompagnata a casa di mia sorella e che ci saremmo rivisti l'indomani mattina. Ancora una volta un genio. Non faceva una piega. Se pensiamo che a papà mentii totalmente, mia madre doveva ritenersi fortunata. Beh no, io mi sentivo in colpa con entrambi, però volevo rischiare. Se non si ha il coraggio di osare adesso, quando sarà il momento di farlo? L'importante è stare sempre con gli occhi ben aperti.
Ero cresciuta, non ero più una bambina. Potevo spiccare il volo da sola.
I genitori sono super protettivi nei confronti dei figli, fosse per lo loro ci terrebbero costantemente sotto una campana di vetro. Molte cose non gliele si possono confidare proprio per questa loro paura a lasciarci andare, a lasciarci camminare sulle nostre gambe, con i nostri piedi. In fondo sono stati giovani anche loro, sanno cosa significa. Di pazzie ne avranno fatte tante anche loro. È giusto così, è il bello di questa età.
Fatto tutto ciò, restava da fare un'ultima cosa, la più importante: informare Chicco.
Ritengo di essere una persona alquanto originale che odia la banalità, perciò rimasi un po' a pensare come dargli quella bella notizia. Cercavo un modo incisivo e ad effetto che potesse farlo sorridere. Mi venne in mente un'idea. Quando mi propose il viaggio in Spagna mi disse che se volevo conquistarlo bastavano un caffè ed una brioche integrale al miele di prima mattina, accompagnati anche da un paio di baci. Ricordandolo mi si accese la lampadina. Uscii immediatamente per andare a comprare quelle brioches. Entrai in tre diversi supermercati prima di trovarle. Quando le vidi nell'ultimo ripiano di un alto scaffale gli occhi mi brillarono di contentezza. Arrivata a casa, presi una penna e sul pacco di brioches scrissi: "mantieniti leggero, venerdì sera le mangiamo insieme!" disegnando attorno tanti cuoricini.
Era fatta, non restava che dirglielo. So essere molto dispettosa a volte, quindi prima volli fargli uno scherzo.

<<Non sono psicologicamente pronta a vederti Chicco...>>
<<Non sei pronta? Non preoccuparti, ti capisco...>>
<<Tu sei pronto?>>
<<A conoscerti? Sì...però non voglio esserlo solo io. Non abbiamo fretta, sono io ad essere troppo frettoloso ed impulsivo...>>
Non stavo più nella pelle, volevo svelare quel segreto che mi tenevo dentro da tutta la giornata. Scattai la foto al pacco di brioches su cui avevo scritto quella frase  e gliela mandai. Mi venne da ridere, perché inizialmente nemmeno se ne accorse. Ho una calligrafia molto piccola in effetti, però se fosse stato più attento l'avrebbe notata subito.
<<Noooooo, dove le hai trovate? Basta ti sposo ah ah ah.>>
<<Ma hai letto bene?>>
<<No Musa, non ci credo...non ci credo...>>
<<VENGO.>>
<<Dove, come, quando, perché? Non ci credo, no davvero...sono strafelice, mamma mia!>>
Era felicissimo, forse non se lo aspettava davvero. Io mantengo sempre le promesso date.
Nonostante fosse a casa di un amico, uscì fuori e mi telefonò.
Non smetteva di ringraziarmi, di dirmi quanto fosse contento. Io cercavo di gustare ogni singola parola e di assaporare quei momenti, perché temevo potessero essere gli ultimi. Godevo a metà l'entusiasmo per quella partenza, perché non era esclusa la possibilità che potesse sancire la fine, anziché l'inizio. Avrei voluto che quella telefonata non finisse mai, ma d'altra parte non trovavo corretto che avesse lasciato da solo il suo amico per parlare con me. Non era giusto. Così gli dissi:
<<Ci sentiamo domani, ora vado a letto!>>
<<No, non scappare...>>
<<Sei dal tuo amico, passa del tempo con lui e abbandona questo cellulare per un po'. Noi ci possiamo sentire domani, non scappo.>>
<<Ho bisogno di te...>>
<<Anch'io, ma...>>
<<Tu mi abbandoni...non voglio che vai a dormire!>>
<<Eh no, non ci vado allora...resto con te!>>
<<Ma che amore sei...ti vorrei qui!>>
<<Ormai manca poco. Che bellezza, possiamo dirlo! Certo, potrebbe finire tutto, ma per il momento è così.>>
<<Non finirà nulla...anzi, non vedo l'ora di dormire con te.>>
<<Io temo di sì, ma non pensiamoci...>>
<<Vorrei fossi già qui, vieni subito per favore...>>
<<Per stasera ci sono a distanza, fra tre giorni sarò da te, con te e per te! >>
<<Io ti bacio eh!>>
<<Certo, quando arrivo ci salutiamo: due baci sulla guancia sono una forma di rispetto ed educazione. Lo trovo giusto!>> ci stavamo stuzzicando a parole, era divertente.
<<No, ti pare...voglio un bacio serio!>>
<<Ma magari! Baciare te...impossibile!>>
<<Ma cosa dici, perché?>>
<<Perché andrà male, me lo sento! Eventualmente mi scarichi da mia sorella, almeno per questo siamo fortunati.>> gli dissi ridendo. In quel tono scherzoso c'era un fondo di verità però.
<<Non ti scarico da nessuna parte, tu resti con me.>>
<<Tanto so già che non mi scioglierò mai...>>
<<Pronta a scommettere?>>
<<No, con te perderei!>>
<<Sei proprio un amore stasera.>>
<<Colpa tua!>>
<<"Merito", al massimo! A che ora arriverai venerdì?>>
<<Tardi, alle undici di sera!>>
<<Non vedo l'ora! Ti vorrei già qui.>>
<<Ed io qui.>>
<<Ma magari...>>
<<Dai che non manca molto.>>
<<Sì, ma non vedo l'ora di dormire con te. A proposito, devo prenotare l'hotel.>>
<<Eh pure io, anche se mi vergogno un sacco...>>
<<Ti vergogni? E di cosa?>>
<<Di stare con te. Ma pensi che dormiremo un po'?>>
<< Ah ah ah, non credo. Parleremo tutta la notte...>>
<<Lo penso anch'io!>>
<<Ti abbraccio subito quando arrivi!>>
<<Subito subito no, che poi mi sciolgo immediatamente. Ti stringo la mano, va bene lo stesso?>>
<<No, tu mi dài un bacio.>>
<<Sì, sicuramente.>> Ci prendevamo in giro con le parole perché era divertente vedere come rispondeva l'altro.
<<Non vuoi?>>
<<Ah ah ah, tu non mi conosci!>>
<<Imparerò a farlo, no?>>
<<Sono timidissima da questo punto di vista.>>
<<Pace, ti faccio sciogliere io.>>
<<Vedremo. Tu stai fumando?>>
<<No, in realtà penso di fumarne un paio in questi giorni perché mi sta salendo la voglia.>>
<<Guarda, tu questo devi fare...>> gli dissi molto arrabbiata, perché stavo provando a farlo smettere.
<<In che senso?>>
<<Che se fumi, a me non mi vedi!>>
<<No, non fumo! No, no, no! >>
<<Ti conviene, altrimenti i già improbabili baci te li puoi scordare! >>
<<No no, meglio i baci.>>
<<Potremmo anche andare al cinema venerdì, che ne dici?>>
<<Certo.>>
<<Horror però!>>
<Sì, guardiamo quello che vuoi, l'importante è che io sia lì con te.>>
<<Mi sta già venendo l'ansia...finisce che venerdì io non vengo!>>
<<Tu vieni!>>
<<Altrimenti?>>
<<Altrimenti vengo io!>>

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora