Top 4 - Kaos.

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La miglior palestra per mantenersi in forma è quella che consiste nell'allenamento della mente. Mettere in moto le cellule grigie è lo sport più faticoso che esista. Pensare, ragionare  e riflettere sono i tre esercizi funzionali di base per la comprensione di tutto ciò con cui veniamo a contatto e per la preparazione ad una vita da vivere con consapevolezza. Più ci si allena, più l'intensità degli esercizi aumenta così come più si cresce più la difficoltà della vita aumenta.
Erano un po' di giorni che avevo messo da parte la testa e riattivato un cuore a riposo da molto tempo, ma era nuovamente giunto il momento di azionare la ragione per riprendere l'allenamento, o meglio, per continuare il viaggio all'Inferno nel mio caso. Ero rimasta a lungo nella stanza della paura, dovevo necessariamente proseguire. La prossima porta che mi si era presentata davanti, dopo aver sceso una lunga scalinata di quindici gradini, fu la Top 4 Kaos, la porta che dalla paura mi avrebbe catapultata in un confusionario disordine, in un assordante trambusto.
Afferrai la maniglia di quella porta con la stessa forza con cui lo feci la prima volta, ma con meno agitazione. La mia calma derivava da un minuzioso dettaglio che notai inciso sul fondo del portale: "questa prova è semplicissima, solo un po' strana. Alcune frasi celano misteri sepolti."
Via il dente, via il dolore si suole dire. Non vedevo l'ora di entrare in una nuova stanza, perché sapevo che così facendo mi sarei pian piano avvicinata sempre di più al vero volto di Chicco. Avevo un'opportunità più unica che rara, ossia quella di sradicare la falsa credenza secondo la quale una persona non la si conosce mai abbastanza, nemmeno in una vita. Se ci si lascia scavare dentro, anche mezza giornata è sufficiente. Basta mostrarsi per ciò che si è veramente e purtroppo oggi quasi nessuno sa cosa voglia dire essere se stessi.
Ero appena entrata in uno spazio circoscritto poco regolare e molto caotico in effetti, con un sottofondo musicale a dir poco misterioso. Mi accolse una Mina vagante che mi spiegò cosa esattamente avrei dovuto fare quella volta. La prova non era difficile, solo molto impegnativa: dovevo sostanzialmente interpretare una serie di frasi alla luce di ciò che fino ad allora Chicco mi aveva raccontato sul suo conto e scoprire dell'altro in virtù di un accurato ragionamento.
Credevo di potercela fare, ero sempre stata attentissima a ciò che mi raccontava, avevo imparato a dare molta più importanza alle parole da quando lo conoscevo. Non a caso fu una delle prime cose che mi disse quando ci conoscemmo:
<<Le parole, quasi tutte, celano mille storie. Imparerai, col tempo, a capire quanto io pesi le parole che uso e quanto questo mi ossessioni.>>
Forse non ero ossessionata quanto lui, ma non ero molto lontana dal suo pensiero e gli dissi:
<<Credo anch'io che ogni parola debba essere pesata e misurata, semplicemente perché rappresenta il nostro più potente strumento di espressione. Purtroppo, oggi giorno, non è per niente scontato, dato che molti utilizzano le parole a caso, senza tener conto degli effetti che possono produrre sulla persona che ci ascolta e con la quale si interloquisce. Non dar peso alle parole, per me, significa dar vita ad un linguaggio vuoto e privo di significati veri! D'accordissimo con te sul fatto che esistono mille sfaccettature attribuibili ad una singola parola ed è forse una delle cose più belle, perché sta a noi saperle usare ed interpretare al tempo stesso.>>
Mentre la Mina vagava per la stanza, apparve il signor Dans Macabre, colui che mi avrebbe esaminata. Prima di iniziare mi diede una delucidazione fondamentale. Le frasi che avrei dovuto interpretare le aveva scritte lui, non Chicco. Evidentemente lo rispecchiavano a trecentosessanta gradi se dietro di esse si celava la sua essenza.
Non c'era un timer, nessuna scadenza. Il dialogo fra me e Dans non durò molto però, all'incirca due ore. Vi voglio far capire meglio a quale verifica ero stata sottoposta da Chicco, per cui vi renderò partecipi dell'esatta interpretazione caratteriale che riuscii ad evincere dall'analisi di quelle frasi che dovevo spiegare come se stessi parlando con Chicco, Dans Macabre era solo la sua personificazione.
Siete pronti a conoscere la psiche di Chicco? Ascoltate.

Prima frase: "Tu dormi e io sono qui, da quando non lo so, so che affondi così dentro l'odio che ho."
-"È come se avessi la fobia del sonno, sei tenuto sveglio dai pensieri, dai traumi subiti in passato, dai sensi di colpa che ti divorano. Così mentre tutti gli altri, nel pieno della notte, stanno dormendo, tu sei lì sveglio a fissare l'orologio e a pensare tanto, troppo. Non ricordi molto del tuo passato, della tua infanzia, quindi non sai bene "da quando" è così, ma ne conosci la motivazione: l'odio, l'odio che intravedi in primis dentro te stesso. Ti odi perché tutti vedono quello che non credi di essere. Ti odi perché ti valutano e stimano una bella persona, solo perché non sono mai andati fin in fondo. E più in generale l'odio che nutri nei confronti della vita in sé e per sé considerata quale complesso meccanismo automatico che ci inserisce, senza il nostro volere, all'interno di un ingranaggio che il più delle volte si inceppa, si blocca, fino a quando non smette completamente di funzionare.
Seconda frase: "Non è successo niente, adesso dormi pure non ti preoccupare, solamente in questi giorni spesso ho troppo a cui pensare: a quello che dovevo fare e invece non ho fatto; e ad un tratto tutto quello che ho fatto sembra tutto da buttare."
- "Immaginiamo una scatola nuova e apparentemente normale all'esterno; rovinata, disordinata, caotica e vecchia all'interno. Esternamente è come se volessi far vedere che va tutto bene, dici che 'non è successo niente' e ripeti di 'non preoccuparci', ma vagamente lasci capire che non è proprio così, non chiudi totalmente la scatola, la lasci un po' aperta. Solo pochi capiranno a cosa pensi continuamente, i tuoi sono pensieri divergenti e contrastanti, di ogni natura e di varia origine, ma tutti accomunati dal dolore, dalla paura, dall'odio, dai rimorsi di ciò che dovevi fare e che invece non hai fatto. Quando non raggiungi un obiettivo sei sempre pronto a disprezzarti e a dannarti, non puoi mai fallire, tanto che non sei fiero nemmeno quando fai bene, perché vuoi fare benissimo, vuoi dare cento, non novanta. Alle volte ti volti indietro e guardando la strada percorsa vieni nuovamente assalito dai fatidici pensieri che per quanto astratti ti fanno più paura di ogni altra cosa concreta esistente. È una sorta di proporzione matematica dove i pensieri stanno alla paura come il fallimento sta al caos. Il prodotto dei medi è uguale a quello degli estremi, pertanto io assimilo i tuoi pensieri al caos delle tua mente e la paura al fallimento.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora