Cado per terra piangendo. Non proprio, no.
Cerco di passare tra la gente ma i poliziotti nel momento di confusione decidono di non farmi passare.
Una giovanissima è bellissima signora si fa avanti, e mi chiede se sto bene.
"Sei una conoscente?" Mi chiede lei.
"Sono la sua vicina di casa" dico a stento con la voce che trema.
"Non si preoccupi la farò passare" e con una tenacia che non so da dove sbuca lei chiama il poliziotto .
Il poliziotto la guarda e dopo che la signora sussurrò qualche parola questo mi lasció passare.
Arrivai vicino alla barella senza ringraziare la signora.
Guardo il suo corpo sanguinante disteso, pallido.
"Signora Victor si svegli per favore, vi prego, chi è che mi darà lo zucchero la mattina, chi è che mi aiuterá quando non so nemmeno io cosa ho, per favore" dico piangendo.
La signora Victor. Quella che quando mi ero trasferita veniva ogni singolo giorno a portarmi la torta, mi dava consigli sul come vestirmi, su tutto, mi diceva anche come pulire il bagno.
Per non parlare Delle volte in cui è venuta lei a pulire casa mia.
La fanno entrare nell' ambulanza. lei. Quella che consideravo come una seconda madre.
Dopo averla portata in ospedale, mi siedo ad aspettare notizie, il trucco sicuramente colato, i capelli sicuramente secchi e ridotti male, ma poco mi importa.
Chiunque se sapesse che sono solo la sua vicina, penserebbe che sono solo una poveraccia che fa i film per avere compassione.
Ma non è solo la mia semplice vicina.
Quando mi ero trasferita qui, ho avuto dei crolli che nessuno poteva capire.
Dei crolli immensi quando scopri che quando venni qui i miei genitori dovevano svolgere Delle pratiche, ed entrambi sono venuti più tardi, e in una strada sono stati investiti.
Quando lo venni a sapere da una telefonata anonima caddi per terra in una selezione di singhiozzi.
Avevo deciso di farla finita. Pensavo che era stata colpa mia. Ma una signora mi alzò dopo aver sentito la conversazione, mi portò nell' nuovo appartamento, che a quei tempi aveva solo un divano.
Si sedette di fronte a me guardandomi negli occhi intensamente.
Il giorno stesso avevo deciso di farla finita. Il tetto dell'appartamento era la migliore scelta.
Salí sopra cercando di non fare rumore. Ma prima scrissi una lettera indirizzata a tutte le persone che mi conoscevano, le più importanti, anche alla signora Victor. Gliela lasciai sotto alla porta. Erano le 4 di mattina, salí e mi ritrovai in bilico fra la vita è la morte.
Dovevo decidere. Ricordo ancora quel momento.
Cosa dovrei fare io? Continuare con questa vita sarebbe inutile. Le persone che mi sono acconto o mi abbandonano, o le faccio morire.
Con questo feci un passo avanti.
Cosa ha senso in questa vita. Un essere umano in piú , uno in meno non farebbe differenza giusto?.
Con questo un altro passo ancora.
"Vuoi veramente farlo eh?, Vuoi veramente porre fine alla tua vita, pensaci, pensa al futuro , pensa a come sarai in futuro, pensa che se tu ora fai un altro passo, non toglierai la possibilità di vivere solo a te stessa, ma anche la possibilità di molte altre persone. Pensa alla vita del tuo futuro figlio, pensa a quando diventerai addirittura nonna. Ti stai arrendendo alla vita troppo facilmente sai? Sai cosa sta facendo ora la bastarda? Sta ridendo, sta ridendo perché tu subito ti sei arresa.
Buttandoti non riporterai in vita i tuoi genitori. Se avessero visto una cosa del genere ti avrebbero ucciso loro ok? Ora io starò qua, non farò niente
Anzi sai una cosa? Buttati, vai, rinuncia alla tua vita, arrenditi, fallo" dice la signor Victor.
Mi giro a guardarla nella sua vestaglia di seta rosa che mi guarda con le mani incrociate ed uno sguardo di sfida.
Ragiono sulle sue parole. Infondo ha ragione.La signora Victor la considero una vera e propria madre.
Ross non sa di questo episodio, non sa cosa stavo per fare
Non Sa, non deve sapere, per nulla al mondo.
Mi considererebbe una psicopatica con tentativi di morte alle spalle.
Dopo aver analizzato le pareti bianche che mi circondano, aver percorso il corridoio una 70° di volte finalmente un dottore esce dalla sala rianimazione.
Gli vado incontro come se fosse un bicchiere d'acqua dopo essermi persa nel deserto del Sahara per mesi.
"Dottore per favore mi dica le condizioni della signora". Dico in preda al panico.
"Lei è una parente?" Dice con tono pacato, ma con gli occhi che dicono tutt'altro.
"Sono una vicina di casa, e un' amica strettissima" dico .
"Parenti?" Non so con quale calma mi sto trattenendo dall' urlargli contro.
"Non ce ne sono in città , ora mi dica per favore come sta la signora" dico in preda al panico.
"Mi dispiace, la signora ha avuto Delle fratture al cranio, spostamento Delle varie ossa, il cervello si era gravemente ferito, e il cuore si era implacabilmente fermato per colpa del vetro che glilelo ha trapassato." dice togliendosi il cappello
"Abbiamo fatto il possibile, ma non c'è l'ha fatta" dice.
Ed anche questa volta io rimango ferma, senza versare una lacrima, con gli occhi che guardano un punto fisso dietro il dottore.
Perché non piango?. Perché non piango quando le persone che amo mi lasciano per sempre. Sono un insensibile del cazzo. Una stronza. Cazzo e appena morta quella che consideravo come una madre.
I suoi abbracci, i suoi sorrisi, la sua grinta, la sua voglia di vivere, la sfida che si legge constantemente nei suoi occhi quando ha ragione.
Tutto questo fermato dalla morte.
I miei genitori. Neanche al funerale io ho pianto. I parenti mi guardavano come se stessi per cedere da un momento all' altro. Ma niente.
Completamente niente. Il niente. Quel niente che si prova è una cosa completamente diversa da ciò che si prova normalmente.
È come se diventassi apatica, nessun tipo di sentimento, tranne il niente.
Mi portano a guardare, per confermare che il corpo rinvenuto sia quello della signora Victor.
"Si. È lei" dico. I suoi lunghissimi capelli neri. Il suo viso angelico. Con gli occhi oramai chiusi. Per quello che sarà per sempre.
Mi giro non volendo più vedere quella scena orribile.
"MICHELLE,MICHELLE" una voce completamente estranea mi chiama ininterrottamente.
All' improvviso tutto diventa nero intorno a me.Mi alzo di colpo e da come noto scivolo dalla mia sedia.
"Hey, Hey, tutto bene?" Dice qualcuno che ora non riesco a riconoscere.
Però questa voce mi alza da terra e mi riporta sulla sedia.
"Dove sono" dico non vedendo perfettamente.
"Sei nell' ufficio, ti sei addormentata e quando sono venuto ho trovato che urlavi mentre stavi sognando". Cosa? Un sogno? Un sogno!.
È stato tutto un fottuto sogno grazie al cielo.
Alzo lo sguardo per ringraziare chiunque sia la persona che mi ha svegliato.
Oh, Cameron. Ok, non sapevo che era lui.
Fuori e buio. Solo alcune luci qua e là ci permettono la vista.
Io sulla sedia e lui chinato su di me per assicurarsi che io stia bene. Il suo odore di menta e Cocco mi invade per la vicinanza.
"Che ci fai qua?" Dico.
"È stato Harry a mandarmi, dato che non poteva andarsene dalla festa ha chiesto se potevo venire a prenderti e portarti a casa" dice.
Ma non ha senso.
"È che ne sapeva lui che io ero ancora qua" dico.
"Bhe, il custode ti ha visto qui, e ha chiamato Harry" dice facendo spallucce.
"Ok, io intanto vado, grazie di tutto, arrivederci" dico alzandomi. Le gambe di gelatina ma riesco a stare in piedi penso.
"Non vai da nessuna parte, uno perché sei da sola, due perché prima quando ti ho toccato la fronte bhe eri bollente. Hai la febbre ti accompagno io a casa" dice. Mi tocco la fronte per assicurarmi che fosse vero, e si avevo la febbre.
"Ma non ti preoccupare, è solo un po' di febbre su su, posso benissimo farcela da sola" dico. Ok sto cominciando a delirare. Non va bene.
Non va affatto bene.
"Stai delirando" . " Ma non è vero" dico andando vicino alla porta.
"Tu hai paura di me ecco perché non accetti!" Dice lui . Mi giro sorridendo. Ho capito cosa sta facendo, mi sta sfidando. Sa, lui sa. Fin da piccolina ho sempre accettato ogni sfida che mi si ponesse.
"Io non ho paura di te" dico.
"Dimostralo". Dice sorridendo.
"Dove si trova la tua macchina?" "Parcheggiata parallelamente alla tua, domani te la faccio recuperare da Fred , il mio autista" dice.
Esco subito senza sentire un bel nulla di quello che dice.
Prendo l'ascensore dicendogli che se prendeva questo ascensore con me, gli avrei tolto la possibilità di vere figli.
Lui gira direzione e va verso le scale.
Ben fatto. Una vittoria contro Hulk bipolare .
Arriviamo vicino ad una Mustang bianca.
"La macchina dei miei sogni, cazzo è bellissima, sei sicuro sia tua?" Dico.
"È dei vicini sai, ho un traffico di droga, e sono riuscito a rubarla grazie alla mia équipe, certo che è mia" dice.
Scoppio a ridere senza che me ne accorgessi.
"Hai un bel sorriso , scommetto che se non avessi la febbre, questi momenti ora non sarebbero mai esistiti". Dice guardandomi. Arrossisco senza una valida spiegazione del perché io sia con questo mostro.
"Non è che mi hai drogato per farmi venire con te? Hai un traffico di droga perché no?" Dico. COSA. STO. DICENDO.?
"può darsi" dice nascondendo una risatina.
"Ehi, razza di un unicorno mi fai guidare la tua macchina?" Dico con gli occhi a cuoricino.
"Non sei nelle condizioni di farlo" dice guardandomi ed aprendo la portiera .
Salgo e subito lui sale accanto a me.
Dopo qualche minuto sento troppo freddo.
Sento la sua mano alzarsi dal cambio e toccarmi la fronte. È bastato solamente quel contatto per rendermi un pomodoro con i brividi.
"Hai la febbre molto alta, domani non vai a lavoro, c'è qualcuno con te in casa?" Dice lui.
"Tu stronzo di un imbecille non mi comandare!, E intanto non te ne importa se sono con qualcuno, o no" dico a stento le parole, sto delirando.
Delirazione mode on.
"Ehi, calma, lo so che sono effetti Della febbre, ma calma".
Dopo qualche minuto di silenzio gli chiedo una cosa che non dovevo dire.
"Quando andiamo a Parigi, sai, la promessa" dico farfugliando.
Lui sorride immensamente come se gli avessi appena dato un miliardo di dollari per un affare.
"Te lo ricordi allora eh?" Dice.
"Certo che me lo ricordo, è stato il mio sogno fin da piccolina".
"Ti ci porterò promesso". Dice.
Dopo avergli dato indicazioni arriviamo a casa mia.
Mi accompagna per le scale fino alla porta.
Apre la porta prendendo le chiavi dalla mia borsa. Entro ma non trovo ross. Trovo solo un biglietto con su scritto.
"Io sono fuori per tipo 6 giorni, ti spiegherò dopo, stai attenta baby, ti voglio bene ciao".
"La bastarda mi ha lasciato da sola" dico piano per non farmi sentire da Cameron.
"Ok rimango io qui finché non starai bene". Dice sorridendo.
"Razza di faccia tosta, c'è la posso fare anche da sola" dico alzando la voce.
Non so il motivo ma vado vicino a lui.
È siamo allo stadio "cominci a fare ciò che non vuoi fare".
Ok nononono Michelle cazzo sei fidanzata, non puoi, non devi cazzo non farlo, Michelle non farlo, e lo stronzo del tuo passato cazzo Michelle no.
Gli vado di fronte gli do uno schiaffo così forte da lasciare le impronta Delle mie dita, che gli fa girare il viso dall' altro lato.
Poi gli giro il viso e faccio quello che non dovevo fare mai e poi mai.
Guardarlo negli occhi.
Mi avvicino pericolosamente e lo bacio.
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A Beautiful Beast 💛
أدب الهواةUna ragazza avvolta dal niente, quel niente che dará inizio al tutto. La situazione per lei man mano diventerà più complicata ed inspiegabile. L'amore e le storie struggenti non fanno per lei, problemi molto piú seri avvolgeranno la sua vita compli...