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La porta di casa si aprì prima che Annika potesse rispondere.
La signora Staford le sussurrò di non parlare a Jace di quelle sue rivelazioni, quando il diretto interessato entrò nella stanza, tenendo un sacchetto di plastica in mano.
Quando le vide insieme a parlare, rimase interdetto per qualche secondo, poi salì le scale diretto in camera sua.
-Forse dovresti parlargli.- le sussurrò sua madre- Mio marito mi ha detto che è un periodo strano per lui.
Annika annuì.
Il continuo malumore di Jace si ripercuoteva sulla loro amicizia, facendo nascere dei litigi dal nulla.
La ragazza posò il bicchiere sul tavolino davanti al divano, poi si diresse verso le scale.
Quando arrivò davanti alla stanza di Jace, bussò tre volte.
Non ricevette risposta, ma entrò comunque.
Appena varcò la soglia, il profumo di Jace le piombò addosso.
Era entrata lì dentro milioni di volte, ma le faceva sempre lo stesso effetto.
La stanza non era troppo grande, e le pareti blu scuro le ricordavano il temporale.
Al centro della stanza si trovava il letto.
Sulla parete in fondo un armadio in legno ed una piccola libreria.
Annika sorrise quando vide i libri di Cassandra Clare in prima fila.
Accanto alla finestra, da cui si vedeva casa sua, si trovava la scrivania, ingombra di libri di scuola.
Jace era in piedi, e stava cercando di dare una sistemata a tutte le scartoffie che la affollavano.
Quando lei entrò, si voltò, sorpreso nel vederla.
-Che c'è?- le domandò in malo modo.
Annika sospirò.
Non gli avrebbe permesso che quella conversazione sfociasse di nuovo in un litigio.
-Che hai?- gli chiese quindi, andando dritta al punto.
-Nulla.- le disse.
Ma aveva alzato leggermente il labbro superiore. Stava mentendo.
-Non dirmi bugie. Non a me.- gli rispose quindi Annika, incrociando le braccia sul petto ed avvicinandosi a lui.
Jace non disse nulla, ma si sedette sul letto a guardare il cielo fuori dalla finestra.
Annika si appoggiò alla scrivania, guardandolo.
Sembrava un'altra persona rispetto a qualche mese prima.
Aveva delle leggere occhiaie sotto gli occhi, la fronte corrugata e la bocca assottigliata.
Annika si chiese da quanto non lo vedesse sorridere veramente.
A quel punto il ragazzo si prese la testa fra le mani e le chiese:- Cosa ti ha detto mia madre?
-Solo che negli ultimi tempi sei strano. Voleva saperne il motivo da me.- mentì.
Non gli avrebbe detto che sapeva anche della sua ambizione di diventare Marines.
Jace la guardò negli occhi, poi distolse lo sguardo.
-Neanche te sai mentire.- le disse.
Annika sorrise:- Va bene, lo ammetto.
Mi ha parlato anche delle lettere che stanno arrivando dai college.
Trovo sia... fantastico.
-Non andrò al college. - le rispose- Non ho intenzione di prendere uno stupido pezzo di carta dopo aver studiato tantissimo.
-Il college non è solo studio.- gli disse, poi si sedette sul letto accanto a lui- Potrai farti degli amici nuovi, andare alle feste, entrare in una confraternita, per non parlare delle ragazze...
A quel punto Jace iniziò a ridere.
Annika sorrise.
Era riuscito a farlo ridere dopo così tanto tempo. Si sentiva orgogliosa.
Quando Jace smise di ridere, le scompigliò i capelli in modo fraterno, poi si alzò e prese qualcosa dalla scrivania.
Annika notò che si trattava della busta che teneva in mano quando era entrato.
Gliela diede, e lei gli domandò cosa fosse.
-Aprila.- le rispose- È la sorpresa che ti avevo promesso.

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