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C'erano momenti in cui agiva senza pensare, ed altri dove premeditava ogni singola mossa.
La sua vita seguiva un piano prestabilito, e raramente usciva dagli schemi.
Quello, però era uno di quei giorni.
Andando controcorrente rispetto a tutto il resto della scuola che si dirigeva verso l'uscita, Annika imboccò la stretta scalinata che portava alle palestre.
Jace aveva educazione fisica all'ultima ora, e con un po' di fortuna lo avrebbe trovato ancora negli spogliatoi.
Attese davanti alla porta, e dopo poco fu raggiunta da Sasha.
Si conoscevano da quando Annika si era trasferita a Boston, ma non erano mai riuscite ad entrare in simpatia.
Annika tollerava a malapena i suoi modi altezzosi, e non capiva come Armony potesse andarci tanto d'accordo.
Tuttavia, quando Sasha la notò, le sorrise:- Ciao Annika! Quanto tempo!
Annika trattenne a stento una smorfia, e le fece semplicemente un gesto con la mano.
-Aspetti qualcuno?- le domandò ancora Sasha, passandosi una mano fra i capelli.
-Jace.- le rispose.
Sasha sorrise:- Oh, ma davvero? Anche io! Mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnato a casa perché oggi non ho un passaggio.
È sempre così amichevole e disponibile ad aiutare i suoi amici, è davvero un ragazzo fantastico.
Sasha sorrise, ed Annika evitò di rispondere.
Se Jace aveva deciso di darle un passaggio, buon per lei.
Avrebbero comunque parlato, prima o poi.
Dallo spogliatoio si sentirono delle grida, ed Annika riconobbe la risata di Jace.
Poco dopo lui uscì da lì, e quando la vide rimase per un attimo impietrito.
La guardò negli occhi, ed Annika riuscì solo a sorridere timidamente, prima che Sasha gli si avventasse addosso ricordandogli del passaggio che le aveva promesso.
Jace si scostò dalla ragazza:- Scusa Sasha, non so se posso ancora aiutarti...
La ragazza mise il broncio:- Me lo avevi promesso! E io ora come torno a casa?!
Jace prese Edward, che stava uscendo in quel momento dallo spogliatoio, per un braccio:- Ehi, mi faresti un favore?
Dovresti accompagnare Sasha a casa, io non posso più.
Edward lo guardò, poi sospirò e fece segno a Sasha di seguirlo.
Fu in quel momento che Annika incontrò di nuovo lo sguardo di Jace, e si rese conto di quanto sembrasse ferito.
-Credo...- disse il ragazzo- che la mia macchina non sia il posto migliore per discutere. Che ne dici del giardino qui dietro?

***

Annika non era mai stata in quel piccolo parco.
Aveva un piccolo scivolo e due altalene, eppure le diede una sensazione di sicurezza, nonostante i molti alberi ostruissero la luce del sole ed il piccolo spiazzo apparisse buio.
L'altalena cigolò quando lei vi si sedette, dondolandosi leggermente e lasciando che la punta delle sue scarpe strusciasse sulla terra.
Jace si sedette sulla panchina davanti all'altalena:- Ci avrei scommesso che saresti salita lì sopra.
Nonostante il cuore che le batteva a duemila e l'agitazione, Annika sorrise.
Poi calò un silenzio imbarazzante, ed Annika si rese conto che era il suo turno di dire qualcosa:- Grazie per aver rifiutato il passaggio a Sasha.
Jace la guardò, piegando la testa:- È davvero di questo che vuoi parlare?
Annika sospirò:- No, in effetti no.- all'improvviso trovò molto interessante la terra sotto di sé:- Mi... mi dispiace per come mi sono comportata ieri. Non sarei dovuta scappare via.
E quando sei venuto a cercarmi la sera avrei dovuto aprirti.
Mi... mi dispiace di non averlo fatto, ma ero confusa ed avevo bisogno di pensare.
So di averti ferito, ma non ero in me, ieri.
Rialzò lo sguardo ed incontrò ancora quello di Jace, il suo viso una maschera di emozioni diverse.
-Sei perdonata.- disse dopo qualche secondo di silenzio- Ma dimmi una cosa.
Ieri... l'hai fatto perché ti sei lasciata trasportare, o per un altro motivo?
Annika non rispose subito.
Aveva talmente tanti pensieri da non riuscire a dargli un ordine.
Si affollavano, nella sua testa, e facevano solamente tanto rumore.
E poi tutto divenne più semplice.
Jace odiava le bugie, perché mentirgli? In fondo, cosa aveva da perdere?
Il suo amico se ne sarebbe andato nel giro di pochi mesi, e tutto sarebbe potuto finire così come era iniziato.
-E se ti dicessi che mi piaci?- gli disse, alzando il mento in segno di sfrontatezza.
Jace sorrise. Probabilmente si aspettava quella reazione, ed ancora una volta Annika si stupì di quanto la conoscesse a fondo.
Jace si alzò dalla panchina, avvicinandosi a lei.
Un sorriso si allargò sul suo volto:- Sarei il ragazzo più felice del mondo.

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