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Jace entrò in macchina, e per la prima volta gli sembrò di essere tornato alla realtà.
Nell'ultima settimana aveva fatto diverse cose che non aveva pianificato.
Come il viaggio fino a Boston. Inutile mentire a sé stesso, lo aveva fatto per lei.
Ultimamente gli era capitato di sognarla spesso.
La vedeva che gli correva incontro, sulle scale, e pian piano diventava la ragazza che aveva lasciato prima di arruolarsi.
Sapeva che i sogni sono parte del nostro inconscio, e che spesso ci fanno vedere ciò che desideriamo.
Così era salito in macchina, alla volta di Boston.
L'incontro con la madre di Annika lo aveva destabilizzato non poco.
Sembrava un po' sciupata, ma gli anni passano per tutti, non solo per lui.
La signora Chase era stata incredibilmente gentile con lui, accogliendolo in casa come faceva sempre quando era bambino.
Quella donna lo aveva visto crescere molto più di quanto avesse fatto la sua vera madre, e Jace le avrebbe sempre voluto bene.
Era stato strano sentirsi chiamare di nuovo Jace.
Ormai non era più abituato, e appena lo sentì, lo invase una sensazione di calore, e sorrise istintivamente.
Ma Annika non era lì.
La signora Chase aveva detto che il trasferimento a New York era avvenuto da poco, e che era stata una decisione improvvisa.
Non era contenta che sua figlia se ne fosse andata via, ma chi lo è?
Prima che si congedassero, la madre di Annika gli aveva chiesto dove vivesse ora.
La sua risposta l' aveva fatta sorridere, e la richiesta di proteggere sua figlia gli aveva fatto piombare addosso un peso di responsabilità che gli aveva fatto incurvare le spalle.
Per proteggerla le sarebbe dovuto stare lontano, e non era sicuro di riuscirci.
Aveva resistito poco senza andarla a cercare, e dopo il loro breve incontro l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era rivederla ai festeggiamenti per l'arresto di Crono.
Era splendida, nonostante gli avesse dato uno schiaffo alla prima occasione.
La collana che le aveva regalato le splendeva addosso.
Si rigirò nel letto, ripensando a quando le aveva dato un delicato bacio sulla guancia.
Non aveva resistito, non lo faceva mai quando era con lei.
Era più forte di lui, ma avrebbe dovuto imparare a trattenersi.
Non poteva mai sapere se il passato avesse completamente chiuso con lui.

***

Annika era arrabbiata.
Molto, molto, arrabbiata.
Erano due settimane che non aveva notizie di Jace, e non sapeva come contattarlo dato che non aveva il suo numero ed Annabeth si rifiutava di dirglielo.
Aveva provato a chiedere anche a Percy, e persino al tenebroso Luke, ma avevano entrambi scosso la testa.
L'unica cosa positiva erano i tempi buoni ottenuti, che le avrebbero permesso di partecipare alle nazionali.
Il suo nuovo allenatore, un vecchio irlandese con i capelli rossi, era orgoglioso di lei.
Stava parcheggiando l'auto davanti casa sua, quando vide Jace davanti al suo appartamento.
Le fece un segno con la mano quando la vide, e Annika fu pervasa dalla voglia di prenderlo a schiaffi.
Di nuovo.
Scese dall'auto, e Jace le venne incontro:- Dove sei stata di bello?- le domandò.
Annika lasciò cadere il borsone dell'allenamento a terra, poi incrociò le braccia al petto:- A che gioco stai giocando Jace?
-Ti prego, chiamami Ash. Sono Ash, non Jace.- le disse il ragazzo, gesticolando ampiamente con le mani.
-Perché non posso chiamarti Jace? Sei in una band e Ash è il tuo nome d'arte?
Jace iniziò a ridere, ma Annika non aveva intenzione di arrendersi:- E stai tergiversando.
-Non sto giocando a nessun gioco.- rispose lui, sorridendo- E so già cosa stai pensando.
No, non scomparirò ancora, semplicemente dovevo sbrigare delle faccende importanti e avevo bisogno di un po' di tempo.
Ma adesso sono qui. E ho in mente un'idea.
Annika si soffermò a pensare ancora qualche istante, indecisa.
-Dove vuoi andare?- disse poi.
-Che ne pensi di Manhattan? Conosco un ristorantino italiano favoloso. E non venirmi a dire che per il nuoto devi fare diete strane, perché non ti ascolterò.
Annika sorrise.

***

Il "ristorantino" era veramente piccolo.
Entravano a malapena sei tavoli, ma l'atmosfera era accogliente ed intima.
In effetti sembrava il classico locale per coppie, con le sue pareti rosa scuro e le foto di famiglia alle pareti.
Il fatto che Jace conoscesse un posto del genere fece pensare Annika. Che invitasse molte ragazze ad uscire?
-Non farti ingannare dalle dimensioni.- le sussurrò all'orecchio Jace non appena varcarono la soglia- Fanno le migliori tagliatelle ai funghi che io abbia mai mangiato.
-Nelle botti piccole c'è il vino buono.- rispose Annika, e Jace rise.
Un uomo di mezza età si avvicinò a loro e quando vide Jace iniziò a parlargli in una lingua a lei sconosciuta.
Ad un tratto l'uomo la indicò e disse qualcosa.
Jace scosse la testa, ma rispose e l'uomo gli diede una poderosa pacca sulla spalla.
Poi le sorrise e la prese per mano, portandola in fondo al locale e scostandole la sedia dal tavolo per farla accomodare, poi se ne andò.
Jace si sedette di fronte a lei.
-Chi era quello?- gli chiese, ed il ragazzo sorrise.
-Enrico, il titolare. Parlo italiano abbastanza bene, e lui ne approfitta sempre per mettermi alla prova.
-Aspetta- disse Annika- da quando parli italiano?
-Ho passato sei mesi in Italia per lavoro, ho imparato lì.
Annika si appoggiò allo schienale della sedia:- Jace...
-Annika no. Sono Ash adesso, solo Ash. Ash Merridow. Non chiamarmi Jace. Ti prego.
La ragazza sbuffò:- Mi sembra di non riconoscerti più.
Non capisco perché continui a tenermi nascoste delle cose... abbiamo sempre affrontato tutto insieme prima che te ne andassi. E adesso che ci siamo ritrovati vorrei che riuscissimo a ricostruire quel che avevamo prima, ma se...
-Annika- la interruppe- credimi, piacerebbe moltissimo anche a me, ma non so quanto sarà possibile.
E ci sto provando, veramente.
Ma viaggio spesso, anche all'estero...
-Sei stato in Italia- intervenne lei- e non mi hai mai detto nulla.
Sai quanto mi piacerebbe poterci andare, sarei potuta venire con te.
-No, Annika. Sono andato lì per lavoro, non in vacanza.
-Un tempo avresti trovato il modo di portarmi con te.
Dannazione, hai sempre provato a coinvolgermi in tutto quello che facevi, anche quando non mi piaceva, come il basket.
Ma forse hai ragione. Jace non esiste più, e devo smetterla di continuare a cercarlo in te.
Prima che Jace potesse dire qualcosa, Enrico arrivò a prendere le ordinazioni.
Annika affidò il compito a Jace, che ordinò per entrambi le tagliatelle ai funghi, e solo dopo che Enrico se ne fu andato le rispose:- Annika, non lo faccio apposta, ok? Io... io ci provo ad essere come prima, ma non posso.
Annika annuì, e mille domande si fecero strada nella sua mente.
Jace le stava tenendo qualcosa nascosto, e se non glielo avesse confessato lo avrebbe scoperto da sola.

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