Non poteva essere vero.
Jace era lì, e sembrava a suo agio con gli amici di sua cugina.
Come se li conoscesse da sempre.
Non l'aveva notata subito.
Annabeth, ignara di tutto, li aveva persino dovuti presentare.
Era stato allora che lui l'aveva riconosciuta, ed il panico nei suoi occhi le aveva fatto sprofondare il cuore un po' di più.
E perché tutti lo chiamavano Ash?
Annika era seduta sul dondolo del giardino di Annabeth mentre si chiedeva tutte queste cose.
L'aria fresca, piena di un inverno quasi ormai finito, le toglieva i capelli dal viso.
Si strinse di più nel cappotto quando una folata più forte delle altre la fece rabbrividire.
Era uscita fuori perché non sopportava la tensione nervosa di cui tutti sembravano ignari in quella stanza.
L'unico a percepirla sembrava Jace, che la ignorava continuamente.
Ma Annika riusciva quasi a sentirsi sulla pelle i suoi occhi, quando lei guardava da un'altra parte.
Era sempre stata brava a percepire gli sguardi.
Sbuffò, poi si prese la testa fra le mani e soffocò un urlo di frustrazione.
Poi sentì un rumore, ed alzò nuovamente la testa.
Jace era appena uscito fuori, e si stava dirigendo proprio verso di lei.
Si appoggiò al dondolo, senza dire niente ed aspettando che Annika facesse il primo passo.
Ma la ragazza non aveva intenzione di chiedere nulla.
Dopo qualche minuto passato in un silenzio teso, Jace si decise a parlare:- Cosa ci fai qui?
Annika sorrise amaramente:- Potrei farti la stessa domanda.
-Sono miei amici, e stiamo festeggiando. Ecco perché sono qui.
-Annabeth è mia cugina. Ecco perché sono qui.- rispose Annika, scimmiottando la sua risposta.
Jace sgranò gli occhi:- Non avrebbe dovuto invitarti.
Sei un'estranea.
Annika si alzò in piedi improvvisamente e prima che potesse anche solo controllarsi, aveva dato uno schiaffo a Jace.
Il ragazzo restò fermo per qualche secondo prima di portarsi una mano sulla guancia.
-Non l'hai fatto veramente.- borbottò.
-Non sono un'estranea. Sono la cugina di Annabeth, e se lei mi ha invitato evidentemente è felice della mia presenza.
-Il solo fatto che tu non sappia di essere estranea la dice lunga.
Annika incrociò le braccia al petto:- Scusa?
-Sai perché stiamo festeggiando? Sai cosa è successo nelle ultime due settimane?
La ragazza rimase in silenzio, e Jace sorrise:- Visto? Non avresti dovuto essere qui.
Annika sentì un improvviso pizzicore dietro agli occhi, e si accorse delle lacrime che le stavano lentamente affiorando.
Sbattè le palpebre, cercando di ingoiare l'inaspettato groppo in gola.
Jace si tolse la mano dalla guancia, arrossata, ed Annika ne approfittò per caricare un altro posto schiaffo, ma lui riuscì ad intercettarlo e a bloccarlo.
Le prese il polso, e rimasero sospesi mentre Annika si sfogava:- Tu ti sei presentato ieri a casa mia, dopo due anni che non ti facevi vivo.
E adesso pretendi di potermi dire cosa è giusto o sbagliato?
Pensi di potermi veramente trattare così?!
E perché diamine tutti ti chiamano Ash?
Jace la guardò negli occhi:- Annika, non volevo essere così sgarbato con te.
So solo che certe cose non andrebbero fatte per l'incolumità propria e di chi ci circonda. Ecco perché ho detto che Annabeth ha sbagliato ad invitarti.
E Jace non esiste più.
Annika aprì la bocca per ribattere, ma Jace fu più veloce:- Ti prego, non farmi domande cui non potrei risponderti.
Poi le lasciò la mano, che le ricadde sul fianco.
Il ragazzo si sedette sul dondolo, ed Annika rimase in piedi a fissarlo.
Cosa le stava tenendo nascosto?
-Hai ancora la collana che ti ho regalato.- disse poi lui, tentando di cambiare argomento.
La ragazza si portò una mano al collo, ed annuì.
-Spero ti abbia protetto durante la mia assenza.- continuò Jace.
-Sul ciondolo ci sono scritte una J ed una A.
Ho sempre dato per scontato che la A rappresentasse me.
Se invece fosse la A di Ash?- gli domandò, incrociando le braccia al petto.
Per la prima volta durante la loro conversazione, Jace sorrise, ma non rispose.
-Come mai ti sei trasferita a New York?- le domandò invece.
-Boston stava iniziando a starmi stretta. Ho cambiato allenatore, e mi sto allenando per le nazionali di nuoto.
Jace sorrise:- È fantastico. Sapevo che saresti andata lontano.
-E tu? Cosa fai qui?
Jace non rispose subito, e distolse lo sguardo:- Faccio il bravo ragazzo e punisco chi non lo è.
Annika rise:- Sei un buttafuori?
-Casomai un buttadentro, ma questi sono dettagli.
Annika rimase in silenzio qualche istante, pensierosa:- Sei una guardia carceraria?
-Una specie.- rispose Jace, ed Annika capì dal suo sguardo che non avrebbe aggiunto altro.
La porta di casa si aprì improvvisamente e la luce provenienti dall'interno illuminò per un secondo il volto di Jace.
Aveva un vistoso segnò rosso sulla guancia, ed Annika si sentì un po' orgogliosa.
-Ash!- lo chiamò Percy- Ti va di giocare a Call of Duty o spari già abbastanza nella vita normale?
Annika si voltò verso Jace, guardandolo interrogativa.
Lui rispose che sarebbe arrivato subito, e Percy richiuse la porta.
-Se ti chiedessi cosa intendeva, non mi risponderesti, vero?- gli domandò Annika.
Jace sorrise, poi si alzò in piedi:- Per quanto riguarda quello che ti ho detto ieri...
Il battito della ragazza aumentò, mentre lui continuava a parlare.
-...odio ancora le bugie, anche se sono costretto a costruire la mia vita di bugie.
E voglio che tu sappia che in mezzo a queste menzogne, tu sei ancora l'unico barlume di verità che mi rimane.
Le accarezzò una guancia, e l'intensità del momento venne spezzata da Jason, che aprì nuovamente la porta:- Ash, stiamo aspettando solo te!
-Arrivo!- rispose il ragazzo.
Le posò un bacio dolce e delicato sulla guancia, e poi entrò in casa, lasciandola lì da sola e completamente ubriaca delle sue parole e delle sue labbra sulla pelle.
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Start Again
RomanceTerzo libro della serie "Choice" "Poi si alzò in piedi:- È stato bello parlare con te senza essere cacciato via.- le disse, sorridendo beffardo- Buonanotte, mia Clary. E poi si arrampicò sulla quercia, e pian piano scese giù. Annika era rimasta sul...