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La luce, delicata e suadente, delle prime luci dell'alba la costrinse ad aprire gli occhi.
Si mise seduta composta, e fece sgranchire il collo. Aveva dormito troppo bene in quella posizione assurda, con la testa poggiata al finestrino.
Un brivido di freddo le scorse lungo la schiena, ed Annika si raggomitolò sul sedile. In quel momento avrebbe desiderato avere una coperta, morbida e calda, in cui avvolgersi.
Ma anche le braccia forti di Ash sarebbero andate bene.
Sorrise al solo pensiero.
Ash notò i suoi movimenti, e accese il riscaldamento:- Buongiorno.
Annika si portò una mano alla bocca, nascondendo uno sbadiglio:- Avresti dovuto svegliarmi, così avrei potuto darti il cambio.
-Dormivi benissimo. Non ne valeva la pena. Nemmeno quando eravamo bambini dormivi così rilassata.
Annika lo guardò torva:- Mi guardavi dormire quando restavi da me?
Ash rise:- Tua mamma mi preparava sempre una brandina scomodissima, era impossibile dormire. E poi mi divertivo ad immaginare cosa stessi sognando.
-La brandina non era per niente scomoda. Avevi solo paura per i film dell'horror che guardavamo prima di andare a letto.
-Veramente eri tu che urlavi, non io.
-Avevo tredici anni!
-Ed io quattordici, e già allora ero più coraggioso di te.
Annika rise, poi guardò fuori dal finestrino e non riconobbe la strada:- Stiamo andando a Boston?
-Più o meno. Abbiamo superato la città prima che ti svegliassi, ma il territorio dove siamo diretti è ancora sotto la giurisdizione di Boston.
-Continuo a non capire.
-Ricordi il boschetto dove Armony ha scattato la foto racchiusa nella tua collana?
Annika sorrise, ed istintivamente si portò una mano al collo, e si toccò il ciondolo.
J e A.
Jace ed Annika, oppure Jace ed Ash?

***

La radura dove Ash parcheggiò la macchina distava pochi passi dall'entrata del bosco.
Era mattina presto, e le gocce di rugiada erano ben visibili sugli steli d'erba, che si alzavano coraggiosi verso il cielo, ignari, o forse semplicemente non gli importava, dei piedi che ben presto li avrebbero calpestati.
Ash spense il motore, ed Annika si voltò verso di lui:- Come mai hai scelto questo posto?
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli:- Non lo so. Forse mi sembrava giusto, o forse è uno dei pochi posti di cui ho ancora un bel ricordo, e voglio che sia ancora così. 
Annika sorrise, poi scese dall'auto.
L'erba che calpestava si piegava senza troppi problemi sotto le sue scarpe.
Quando arrivò ai piedi del bosco si voltò e vide Ash che la osservava, sorridendo.
-Che hai?- gli chiese.
-Sei bella.- le rispose.
-Eh?
-Non penso sia una cosa difficile da capire. Sei bella.
Annika rimase a fissarlo per un secondo. Si era svegliata da poco, probabilmente aveva i capelli in disordine ed il trucco sbavato.
Come faceva ad essere bella?
Ash si avvicinò, in silenzio e con lo zaino in spalla, la prese per mano e si diresse verso il bosco.
Continuarono a camminare per una ventina di minuti, prima di scorgere la cascata ed il masso su cui avevano scattato la foto.
Ash vi si sedette sopra, e tenendole entrambi le mani sulle sue disse:- È incredibile come vi vediate imperfette voi ragazze.
Vi guardate allo specchio e non fate altro che enumerare difetti.
Non vi stancate mai di questo gioco?
-Abbiamo sempre un bisogno impellente di perfezione.
So che è triste, ma è la verità.
-La verità è scomoda.
-La verità brucia.
Fu in quel momento che Ash avvicinò lentamente il suo volto a quello della ragazza.
Lei rimase immobile, ma il cuore iniziò a batterle all'impazzata.
Possibile che le facesse ancora quell'effetto?
E poi la baciò.
Fu un bacio lento, senza fretta.
Le emozioni li avvolsero, e rimasero soli.
Il mondo li chiuse fuori.
Erano troppo belli e troppo veri per avere a che fare con la realtà dura.
Per qualche attimo scomparvero, nella luce abbagliante del sole che stava alzandosi nel cielo.

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