Capitolo 54.

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His eyes screm
love for you.
 


-Venerdì 11 Marzo (tardo pomeriggio)

Zayn aveva appena finito la partita, quella programmata per quel pomeriggio contro una squadra vicino Manchester. Essendo che, subito dopo la fine, saremmo dovuti partire per il weekend dai miei genitori a Los Angeles, la famiglia di Zayn era venuta a vederlo giocare, mentre io e le ragazze della crew li sostenevamo con i nostri tifi – davvero patetici e da cliché americano – da cheerleader a bordo campo. Una volta finita la partita – ovviamente vinta – ci catapultammo entrambi in stanza per prendere le borse; io che le finivo di preparare mentre Zayn si faceva la doccia.

“Zayn, devi muoverti” Lo spronai, guardandolo correre da una parte all’altra della stanza per vestirsi e darsi una sistemata.

“Ci sono, ci sono. Devo solo mettermi le scarpe” Mormorò, i capelli ancora umidi ma coperti dal cappuccio di una sua felpa.

“I tuoi genitori ci aspettano nel taxi” Lo informai, controllando ancora di aver preso tutto.

Che gioia” Non era molto felice della presenza del padre.

“Ma si, ignoralo” Uscimmo di fretta e ci posizionammo nel taxi – più furgoncino – davanti all’entrata, trovandoci sommersi da parenti Malik. C’era tutta la famiglia al completo, tranne Boris che era rimasto dalla nonna Karin. Una volta date le indicazioni al taxista, l’unico rumore in macchina erano le chiacchiere di Safaa su quanto suo fratello fosse bravo a giocare.

“E poi..ha fatto quella cosa con la testa e la palla è finita vicino ad Harry – quanto era carino? – e poi..”

“Eravamo anche noi a vedere la partita, sai?” La interruppe Waliyha, alzando gli occhi al cielo e beccandosi un’occhiata di traverso da Doniya.

“Antipatica” Borbottò la piccola, stringendosi più vicina a suo fratello che la abbracciò stretta.

“Comunque sei davvero bravo, non vedevo una tua partita da..cinque anni forse” Sorrise sua madre, sporgendosi dai sedili dietro ai nostri per accarezzare i capelli di suo figlio. Yaser, seduto davanti vicino al taxista, borbottò qualcosa che nessuno sentì.

“Cinque partite e abbiamo finito il campionato” Comunicò il mio ragazzo.

“E se arrivate primi che succede?” Domandò la più piccola.

“La scuola vince dei soldi per la ristrutturazione della palestra e noi giocatori ci becchiamo la gloria, la fama e l’A-level di educazione fisica”

“Erano meglio i soldi” Fischiettò Doniya ridendo per la faccia di suo fratello.

“Oh, lasciate stare il mio piccolo” E detto questo, gli stampai un bacio su uno zigomo.

“Finalmente qualcuno che mi difende. Menomale che ci sei tu” Mi lasciò un bacio sulle labbra con in sottofondo il ‘bleah’ di Safaa.

**
 

A

rrivammo a Los Angeles, stanchi morti, circa alle otto e un quarto di sera. I miei genitori erano sulla soglia di casa ad aspettarci, con due sorrisi gemelli a illuminare quasi il vialetto.

“Buonasera a tutti” Salutarono in contemporanea, poi mia madre diede un bacio a me e strinse Zayn in un caloroso abbraccio. Mio padre mi baciò la testa e diede al mio ragazzo una pacca sulla spalla chiedendogli come stesse.

“Sono stanco. Davvero tanto” Si strofinò un occhio. “E sto morendo di fame” Mia madre rise.

“Beh, per tua fortuna, c’e tanto da mangiare in sala” Commentò lui, spostando poi lo sguardo sulla famiglia di Zayn. “E voi dovete essere la famiglia Malik, è un piacere conoscervi”

Your love is my drug. [Z.M]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora