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-Non credi sia estremamente romantica come storia?- Le chiese Grace.
-No non lo penso... credo invece sia una storia da incubo. Una donna che stermina una famiglia per gelosia, un uomo che non riesce a ribellarsi alle regole sociali per stare con la donna che ama, due fratelli vittime innocenti di un gioco di amore e sesso che non li riguarda. Sinceramente io non ci trovo nulla di romantico.-

Così aveva detto Caroline alla sognante Grace una volta terminato il racconto. L'amica si era limitata a dirle la vicenda storica senza i vari condimenti che i londinesi erano soliti usare: l'unica eccezione, era la maledizione lanciata da Margharet sul palazzo, quella non si poteva ignorare perché effettivamente riguardava la casa di Caroline.
Grace se ne era andata da un paio d'ore quando  Chris tornò a casa. Entrando sentì nell'aria un forte odore di tabacco, quello dei sigari.
-Caro? Da quando fumi il sigaro? Cos'hai la vecchiaia precoce?-
-In realtà stavo cercando da qualche parte in camera tua un sigaro... pensavo fossi tu.-
-Io non fumo il sigaro.- Disse Chris convinto.
-E allora chi è?-
I fratelli avevano sperato
che le ombre non li avrebbero perseguitati mai più, ma si sbagliavano. Persino il lucido e razionale Chris iniziò a pensare che i fantasmi esistessero, e ciò era preoccupante perché in quella casa, se c'erano ed esistevano, ce ne sarebbero stati tanti: non solo la famiglia Von Fustë al completo, ma anche i domestici che erano davvero tanti.
Mentre pensavano qualcuno chiamò a casa: era Simon.
-Ehi!-
-Ehi tu!-
-Come va la vita ad Oxford?-
-Non male Caro, non male... ma sai che tra poco ci sarà il mio compleanno ed ho deciso di tornare a Londra per festeggiarlo con i miei. Ci sarai anche tu?-
-Certo! Forse Chris non ci sarà perché deve partire per Praga... ma io non posso proprio perdermi il tuo compleanno!-
-Grande! Faremo una cena tranquilla a casa mia... magari con i vecchi compagni del liceo, e poi la torta.-
-D'accordo! Ci vediamo allora!-
-Ciao Caro, ti voglio bene.-
Agganciò prima che lei potesse rispondere "anche io".

Mi piaceva vedere come reagisse ai miei tocchi. A differenza degli altri che avevo cacciato, lui era interessante, simpatico ed intelligente. Studiava tutto il giorno e allo stesso tempo dirigeva una filiale a Berlino... o a Praga, non ho capito bene. Un dottore ed un uomo d'affari allo stesso tempo. Entrai nella sua camera, scavalcando i mucchi di vestiti, le torri di libri ed i registri contabili sparsi praticamente ovunque. Sorrisi perché non avevo mai conosciuto qualcuno così disordinato... non che Christopher lo conoscessi davvero, ovvio.
Era seduto a terra, con le gambe incrociate, intento a riempire una valigia, probabilmente per andare a Praga la settimana prossima. Aveva piegato qualche maglione di lana, un paio di pantaloni e due camicie immacolate. Aveva urlato alla sorella di andare in lavanderia a ritirare le altre camicie e poi era tornato a guardare la sua valigia. Nella mano destra una sigaretta, di quelle che lo tranquillizzano, nella sinistra una bottiglia di birra. Quel ragazzo era stressato a mio parere, e sfogava tutto con alcol e fumo che, dopo una temporanea sensazione di leggerezza, lo lasciano vuoto. Lo vedevo da come si sdraiava sul letto, fissando il soffitto senza proferire parola; o quando, sotto la doccia, faceva lunghi e profondi sospiri poggiando la fronte alle mattonelle. Non che lo vedessi chiaro, non lo seguivo in bagno, ma lo guardavo da lontano. L'espressione di Christopher che più mi piaceva però, era quella che faceva quando lo toccavo. Mi avvicinavo di soppiatto e lui già era in allerta: da quella sera in cui si era davvero spaventato mi aspettavo una reazione catastrofica ai miei tocchi leggeri. Invece, non fu così. Quando mi stendevo accanto a lui e iniziavo a passare la mano tra i suoi capelli scuri, Chris assecondava le mie carezze con piacere. Non ero sicuro se fosse cosciente o meno: fumava di continuo, quindi poteva essere sotto il loro effetto. Mentre guardava assorto la valigia, mi avvicinai di più, tanto da sentire il suo odore confortante. Mi accostai piano alla sua schiena, sedendomi sulle ginocchia, e poggiai il mio viso nell'incavo del collo, il mio petto alla sua schiena, i suoi capelli tra i miei. Chiusi gli occhi sentendomi stranamente in pace. Anche Chris si era rilassato, forse per la sigaretta, e cercava un contatto più profondo spingendo la schiena dietro di me. Era tutto perfetto, quando ad un tratto mio fratello fece irruzione in camera.
-Che diamine fai? Non posso lasciarti da solo un secondo!-
-Lasciami stare! Perché non te ne vai da qualche parte? Torna a dare fastidio a Caroline!-
E la diretta interessata fece il suo ingresso in quel momento.

-Chris, non si può andare avanti così. Guardati!-
Christopher si riscosse da quello stato di torpore e guardò la sorella che sembrava davvero furiosa.
-Di che stai parlando?-
-Dei fantasmi!-
-Caro...-
-No Christopher. Sai benissimo che sono forse più scettica ed atea di te, ma sono più che sicura che i nostri "gentili coinquilini" siano i fantasmi della famiglia Von Fustë che non hanno mai lasciato questa casa! Vogliono farci del male Chris! Sono arrabbiati con noi!-
-Senti Caro, non dico che non esistano, abbiamo avuto delle prove quindi potrei anche dire che queste anime si aggirino in casa. Ma che vogliano farci del male è una stronzata!-
-Questo lo dici perché tu ti ci trovi bene con il tuo fantasma! Guarda!- Carol indicò il corpo di Chris ancora mollemente poggiato contro una apparente parete di aria.
-Il fantasma che perseguita me distrugge tutte le mie cose, mi tira i capelli, mi spegne l'iPod e il pc quando li uso, e per finire in bellezza ha sbriciolato tutti i miei ombretti!-

-SEI PESSIMO!- gli dissi.
-Oh ma dai! Parla il fantasma che si trova bene con Chris! Idiota! Dobbiamo cacciarli come gli altri!-
-Io...non sono più tanto sicuro che li voglio cacciare...-
-CHE HAI DETTO?-

All'improvviso un boato simile al suono del tuono, scosse la casa. I ragazzi non sapevano dare una spiegazione al fenomeno finché non videro due sagome luminose stagliarsi l'una di fronte l'altra al centro della stanza di Chris. Erano alte uguali e sembravano i corpi di due ragazzi. Più si scurivano i contorni, più si sentivano le voci.
-Ti ho dett..-
-Non fare così. Io non...-
-Allora spiegalo tu agli altri!-
-Cosa?! Ma se hai iniziato tu!-
Era un battibecco bello e buono. I fratelli Black si riebbero dallo shock e si misero a ridere, perché quel litigio sembrava uno dei loro.
I due fantasmi, ormai divenuti umani agli occhi dei ragazzi, si volsero verso le risate sbigottiti: come si permettevano di ridere alle loro spalle?
-Voi due! Dovete andarvene da questa casa o verrete uccisi dal sottoscritto e dai suoi servitori.-  Annunciò uno di loro.
Era alto, forse come Chris, pelle chiarissima, naso dritto, lineamenti spigolosi, capelli lisci e biondissimi, labbra piene e due occhi celesti come il ghiaccio che trapassarono Caroline e Christopher.
-Ed, smettila.-
Intervenne l'altro ragazzo che sembrava una copia più delicata dell'altro. Bellissimi entrambi avrebbero potuto fare i modelli.
Indossavano uno strano completo bianco costituito da un pantalone molto largo ed una canottiera altrettanto grande accollata. Sulle braccia si intravedevano delle frasi scritte in argento che recitavano: "innocente". Sul sopracciglio destro invece, la scritta recava un'iniziale (forse quella del loro nome, pensarono i fratelli Black) in corsivo argentato. Più che fantasmi, sembravano angeli.
-Ehm... scusate, direi che è il momento delle presentazioni: voi sapete chi siamo noi, sarebbe gentile sapere i vostri nomi.-  Disse Chris.
-Io sono William Daniel Richard Von Fustë. E lui è mio fratello maggiore Edward Charles Richard Von Fustë. Dietro di voi, anche se non li vedete, ci sono i nostri domestici, i nostri cavalieri ed il piccolo Rupert. Nostro padre non ho idea di dove sia.-Disse tutto d'un fiato il ragazzo più tranquillo su cui si posò leggero lo sguardo di Chris.
"È lui, quella piacevole sensazione di calore."
Uno ad uno apparvero tutte le persone nominate da William, eccetto Richard il padre.
I quattro cavalieri, giovani quanto i fratelli, erano vestiti anche loro di bianco con tanto di scritte sulle braccia e sul viso.
I domestici invece, si alternavano con colori rossi o neri: sulle loro braccia le scritte "complice" o "ipocrita".
Il piccolo Rupert era un pastore tedesco dal pelo color miele e gli occhi di un profondo nero. Lui aveva solo un collare bianco con su scritto sempre innocente.
Uno dei cavalieri si fece avanti e sfoderò una spada che aveva appesa alla cintola, puntandola contro Chris:
-Non posso sfidare la fanciulla perché sarei un vile, ma chiamo te a duello, perché io sono tenuto a difendere i miei signori e la residenza.-
Chris era talmente sconvolto che non riuscì a proferir parola, ma guardò William in cerca di aiuto. Il fantasma alzò le spalle e guardò suo fratello che era invece orgoglioso del cavaliere.
-Ok... parliamone ragazzi. Non importa se ci volete cacciare, se ci infastidite, o minacciate. Noi non ci muoviamo da qui.-

INDELEBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora